I CIRCOLI DEGLI EMIGRATI, OGGI RAPPRESENTANO DAVVERO CHI LASCIA L'ISOLA PER LAVORO? I GIOVANI, LI STIAMO PERDENDO…

STEMMA SARDO
di Vitale Scanu

“I giovani di terza o quarta generazione sono scollati dall’esperienza migratoria… I Circoli vivono solo di nostalgia, senza il lavoro di trasmissione. Frammentati e poco rappresentati… I giovani di seconda, terza e forse anche quarta generazione che vivono fuori dell’Isola hanno sangue sardo, ma il loro cuore non batte più sardo”, dice Vittorio Vargiu, rappresentante dei Circoli dell’Argentina. “Vediamo questo mondo giovanile che è spaesato. Questi giovani discendenti di emigrati sardi, non sanno più cosa fare. Ma i nostri giovani che ritornano in Sardegna sono giovani che hanno acquisito esperienze che potrebbero mettere a frutto in Sardegna” (Raffaele Melis). “Dobbiamo investire molte delle nostre forze, delle nostre iniziative e anche delle nostre risorse per intercettare questi giovani, che è l’unico modo per assicurare e garantire il futuro di questo movimento”, dice il presidente emerito Soggiu. “Intervenire prioritariamente sulle nuove generazioni”, insiste l’Assessore al Lavoro Francesco Manca nelle sue Linee direttive 2010-2012 per l’emigrazione. Vedi una trattazione pratica di questi temi nel romanzo “Bachis Frau emigrato”.

Qual è la realtà delle risposte di oggi? Le istituzioni (sottolinea ancora Melis) “danno poco peso a quella parte di popolo sardo di fuori”, “is disterraus”, che costituiscono la più grande e dinamica provincia diffusa della Sardegna. Mentre si vorrebbero “linee guida programmatiche e innovative, arriva unicamente una farragine di norme senza una programmazione”. “Si desidera più personalizzazione, non solo trasmissione burocratica di norme e indirizzi o di adempimenti burocratici”. (R. Melis)

In soldoni, la domanda è: cosa si deve fare di più per ricuperare alla identità questa fascia di cittadini sardi “di fuori”, chiamati di seconda, terza e quarta generazione?

Mi scuso se insisto sui rilievi da me presentati alla FASI con gli articoli “Per fare un albero ci vuole il seme” e “La più grande provincia della Sardegna”, sui temi “cultura”, “informazione”, “urgenza di programmi federali”. Le relative risposte del prof. Pulina mi indicano che non parliamo della stessa cosa. – Egli dice che già i Circoli e gli iscritti sono bene attivi per le manifestazioni culturali; a me pare che in tutto questo non ci sia una grande programmazione strategica nelle confederazioni (e non mi riferisco solo alla FASI). I Circoli spesso vivono al passato, nel proprio orticello, fuori del tempo, crogiolandosi in celebrazioni retro delle solite “glorie” poco stimolanti per i giovani d’oggi. Vedo che parliamo della stessa cosa in Spagna, in Canada, in Italia, in Argentina e ho sentito le stesse cose a Zurigo, a Losanna, a Lucerna, a Bodio, a Basilea. – Il prof. Pulina assicura che esistono già i canali interni di comunicazione e che i mezzi cartacei esistenti van bene così. L’assessore Manca sostiene però che è essenziale “riformare il sistema e assottigliare il processo cartaceo”. A me il “Messaggero Sardo” di marzo è arrivato il 18 maggio, informandomi che l’incontro della Consulta è previsto per il 16 aprile… – Si percepisce l’urgenza di programmi federali di lungo respiro, come ogni azienda possiede i suoi. Ogni Circolo è autonomo e opera nel suo ambito, mi dice il prof. Pulina. D’accordo. Ma se ogni Circolo è autonomo e indipendente è pur vero che nessun Circolo potrà mai organizzare una linea direttiva federale più lungimirante e unitaria. Non si tratta di vedere un sistema vertici-stico nella Federazione, ma di optare per un programma solido di orientamento di grande respiro che solo una Federazione può dare: programmi forti per la cultura (storia, folclore, usi e costumi, civiltà nuragica… incentivi culturali per la letteratura, per le varie emergenze artistiche, per la settima arte…); per l’informazione (anagrafe dell’emigrazione, turismo, pari opportunità, continuità territoriale, intercomunicazione tra i Circoli…); “interventi prioritari” per i giovani soprattutto (convegni, conferenze, viaggi-studio e permanenze in Sardegna, tornei e campionati sportivi, così aggreganti e stimolanti, per i giovani dei Circoli sardi…). Tutto è perfettibile, caro Pulina. E non è umiliante riconoscerlo.

A mio modesto parere, sia Melis, che Vargiu e, certo, l’ex presidente FASI Soggiu, hanno centrato in pieno il problema della sopravvivenza dei nostri Circoli. Urge un vigoroso cambio di marcia, un’indagine approfondita, altrimenti questi giovani li perderemo per sempre. Informazione, chiarezza, programmazione concordata e condivisa, efficienza, unità: sono gli elementi che potranno coinvolgere i giovani discendenti dei nostri emigrati di prima ondata.

Ma soprattutto occorre programmare il “contatto fisico” dei giovani sardi con la nostra patria, la terra sarda, che resta sempre la fontana che genera la nostra “biodiversità etnica”. Se, tra mille terre, aprissimo improvvisamente gli occhi trovandoci in un orizzonte della nostra Sardegna, non faremmo difficoltà a riconoscere le nostre campagne, la nostra gente, la nostra flora, le nostre solitudini e lo scampanio delle greggi al lucore della luna. Ognuno di noi sardi, da piccolo è rimasto impregnato di quei panorami, di quei profumi unici, di quelle visioni e modus vivendi, di quelle essenze che ci hanno segnato fin nel profondo dell’anima, dandoci un imprinting che non è assimilabile a nessun’altra cosa, sentimenti che restano così facilmente condivisibili con ogni nostro corregionale.

“La vostra casa è tra le altre che formano la città. Vi vedete attorno i vostri mobili, che sono quali voi secondo il vostro gusto e i vostri mezzi li avete voluti per i comodi vostri. Ed essi vi spirano attorno il dolce conforto familiare, animati come sono da tutti i vostri ricordi; non più cose, ma quasi intime parti di voi stessi, nelle quali potete toccarla e sentirla quella che vi sembra la realtà sicura della vostra esistenza. Siano di faggio o di noce o d’abete, i vostri mobili sono, come i ricordi della vostra intimità domestica, insaporati di quel particolare alito che cova in ogni casa e che dà alla nostra vita quasi un odore che più s’avverte quando ci vien meno, appena cioè, entrando in un’altra casa, vi avvertiamo un alito diverso”. (Pirandello, Uno nessuno e centomila, libro II, VII). I luoghi che gli uomini hanno abitato a lungo, dove la loro vita è stata intensa e continua per centinaia o migliaia di anni, sono così saturi di emozioni umane che anche dopo lungo tempo che gli originari attori sono spariti dalla scena, sembra impossibile viverci o anche attraversarli, senza essere in qualche modo intaccati dallo spirito umano che essi hanno assorbito” (J. E. Crawford Flicht, Mediterranean Moods). Ecco, proprio così è la casa Sardegna. Il “contatto fisico” con la nostra terra madre continuerà ad essere la fontana perenne dell’identità. Giovani sardi venite in Sardegna, tornate a casa, restaurate la vostra identità! Se le mandrie dei moderni turisti non rovineranno questa terra, come già hanno rovinato le coste, la nostra amata Sardegna ci garantirà per sempre la continuazione della nostra sardità. Invece di andare a piangere continuamente a Bruxelles o a Roma, “usate tutte le risorse che avete”, continuano a dirci i grandi politici. La risorsa principale che possediamo è quella “specialità” etnica, geografica e culturale che tutti ci riconoscono. Valorizziamola, facciamo studi programmatici, mettiamola in mano ai nostri giovani emigrati, rinfocoliamola con ogni mezzo, esportiamola noi emigrati. Soprattutto, chiamiamo “a casa” e stimoliamo i nostri giovani a prendere contatto con la terra dei loro avi: quella perenne casa dei sardi che i giovani disterraus riconosceranno e ameranno all’istante.

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Un commento

  1. Leggo con molta emozione e rabbia quest’articolo che condivido per intero.
    Scopro che con il Signor Scanu ho in comune( e per tanti anni) le stesse analisi e preoccupazioni,
    i giovani….ha ragione, li abbiamo già persi e siamo troppo pochi per dare una svolta.
    Per questo motivo avevo abbandonato anche il timone come presidente di un’associazione sarda, dove speravo poter riaviccinare o recuperare i tantissimi nostri giovani che in maggioranza conoscono e apprezzano la Sardegna come un spiaggia estiva….
    Lottare per far cambiare la testa degli adulti è ancora più faticoso e deludente…..
    Certo ogni tanto ci sono eccezioni, ancora rare, molto rare.
    Qualcuno dovrà un giorno rendersi conto che stiamo perdendo un’altro ricco patrimonio,
    "il ricambio generazionale" che come sappiamo ,in qualche decennio puo’ estinguere una FAMIGLIA!
    Non cerco né dibattiti e ancora meno confronti, parto fra poco in Sardegna per tre mesi dove non potro’ accedere su Internet, quindi non mi sarà possibile darvi una risposta.
    Cordiali saluti a tutti da Giusy Porru
    http://www.casardegna.canalblog.com

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