COINVOLTO "TOTTUS IN PARI" IN UN ARTICOLO SULL'AGENZIA S.I.R. CHE PARLA DI CONTINUITA' TERRITORIALE

Servizio d'Informazione Religiosa

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di Massimo Lavena

Continuità territoriale, insularità, uguaglianza delle tariffe: termini da sempre al centro delle questioni economiche e di vita dei sardi, residenti o emigrati. Si parla ora di una svolta decisiva per l’Isola, grazie al recente voto in Commissione trasporti della Camera (con il parere positivo del governo) a un progetto dei parlamentari sardi di maggioranza su un nuovo modello di continuità territoriale che, qualora approvato, creerà una diminuzione dei prezzi aerei per tutti i cittadini dell’Unione europea intenzionati a volare da e per la Sardegna. Saranno estese le tariffe per i residenti (negate sino ad ora per esempio agli emigrati) e si darà impulso alla discussione sui problemi dell’insularità dai quali derivano costi amplificati per le merci in entrata e uscita, energia molto più cara che altrove, limitazione della circolazione delle persone a causa delle tariffe.

Grande attaccamento alla propria terra. Per don Fabio Trudu, parroco di Villa Speciosa (Ca), per sette anni nella Missione cattolica italiana di Norimberga, è importante la presenza dei low cost: “Il problema economico dell’andare in Sardegna era sentito moltissimo in anni passati, per il fatto che comunque bisognasse sempre prendere la nave. Oggi questo è cambiato perché con i voli a basso costo anche questa frontiera si sta abbattendo. La frontiera dell’Isola la sento sempre più traballante”. “Rispetto a cittadini provenienti da altre Regioni – continua il sacerdote – ho trovato nei sardi di seconda e terza generazione che vivono in Germania un maggiore attaccamento alla propria terra. Il che non significa il desiderio di tornare in Sardegna, anzi questo è presente in pochissimi. Ma si sentono sardi nel profondo. Il desiderio c’è in emigrati anziani, che però non rientrano per stare con i figli”.

Aiutare i più lontani. “La chiamano continuità fluida – dice Pino Dessì, membro aclista della Consulta regionale per l’emigrazione sarda -, interesserebbe tutti, mettendo al centro della questione la Sardegna, cuore del problema e delle difficoltà degli spostamenti. Se le tariffe sono inferiori a quelle attuali ci saranno più vantaggi”. In realtà, “l’intervento tende a consentire la maggior possibilità di afflusso in Sardegna, per potenziarne la caratteristica turistica. Ma si dovrebbe studiare meglio come abbassare le tariffe per tutti gli emigrati che vivono al di fuori dell’Europa, mentre si pone il problema sempre solo limitatamente al vecchio continente: ci sono centinaia di migliaia di emigrati sardi in Argentina, Brasile, Canada, Usa, e questi hanno difficoltà a venire in Sardegna”. Per Dessì, “l’insularità è idolatrata dall’emigrato lontano di seconda o terza generazione, che ha il sogno del vedere la propria terra d’origine almeno una volta nella vita. Se si pensasse a tariffe agevolate internazionali si potrebbe sviluppare un flusso turistico finora mai considerato, recuperando il valore dell’appartenenza territoriale, facendo della Sardegna il terminale e punto di partenza per altre tratte”.

Il vero problema è l’insularità. Massimiliano Perlato, curatore del bollettino d’informazione sull’emigrazione “Tottus in Paris”, è un sardo di seconda generazione di emigrazione. “Ho un legame con la Sardegna molto forte – dice al SIR -. Sono cambiati i tempi rispetto alle migrazioni degli anni ’60/’70 del secolo scorso, quelle dei nostri padri e madri, o anche dei nostri nonni. Le differenze enormi sono dettate dalle possibilità maggiori di restare in contatto con i propri cari, grazie alle nuove tecnologie, i telefonini, i computer”. Dunque, “l’emigrazione è cambiata. Forse gli emigranti coltivano un’idea di una Sardegna che è rimasta nei loro ricordi, nei loro pensieri, una Sardegna di tanti anni fa, ma poi quando vengono spesso si confrontano con un’Isola che non riconoscono. Ci sono tantissimi casi di sardi che sono emigrati due volte, perché rientrati in Sardegna, sono poi tornati in Continente, non avendo ritrovato più il mondo che avevano lasciato”.

Per Perlato, “andare in Sardegna costa tanto, ed è una questione problematica che sta molto a cuore all’emigrato. Purtroppo la Sardegna vive fortemente il problema dell’insularità. Credo che sia un passo importante quello in fase di realizzazione e spero che ci siano le prerogative per farlo arrivare in porto. Le compagnie aeree che hanno avuto sempre il coltello dalla parte del manico si devono adeguare”. “Il grande problema è la continuità delle merci – prosegue l’esperto – a questo bisognerebbe dare priorità, perché l’esportazione per essere competitiva dipende anche da questo: bisogna dare la possibilità all’industria, alle aziende isolane di approdare a livello europeo senza avere aggravio eccessivo di costi per creare imprenditoria nuova, collegamenti più frequenti e, quindi, un aumento di scambi tra sardi emigrati e residenti che vogliono spostarsi per turismo e per lavoro”.

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