LA MOSTRA "PRESENZE" E LA MESSA CANTATA DEI "CUNTZERTU SAS CUNFRARIAS": LE INIZIATIVE DEL CIRCOLO "SEBASTIANO SATTA" DI VERONA

immagine di Verona

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di Carla Collesei e Giovanni Manca

L’associazione dei sardi  “Sebastiano Satta” di Verona in collaborazione con l’ufficio Arte Sacra e il  Museo diocesano ha proposto l’esposizione  “Presenze” di Maria Orecchioni Azara presso la Chiesa Inferiore San Fermo Maggiore di  Verona. All’inizio saranno gli strofinacci di cucina, che più abitualmente tiene tra le mani nella familiarità dei lavori domestici, poi tovaglie e tovaglioli di tela, quindi le lenzuola del corredo, lini ricamati e cotoni bianchi che toglie coraggiosamente dall’armadio, segna con tracce di matita, di pennarello, di pastello, ripassa con colori a tempera inventati, mescolati intuitivamente a creare campiture estese o piccoli particolari precisi. Ed ecco nascere ed affollarsi nel mondo di Maria, arrivando da principio alla spicciolata, a volte in coppia, quasi timide, poi a ondate come di una marea inarrestabile, donne dai volti straniti, gli occhi fissi che guardano oltre, le bocche mute che vorresti interrogare. Hanno vesti semplici ma esibiscono una dignità nobile e composta. Alcune appaiono regali, quasi sontuose nei loro copricapo inconsueti, nelle collane disegnate a vaghi incerti come perle di rosari messi al collo di immagini che rimandano all’iconografi a bizantina, agli affreschi delle aule rupestri della Cappadocia, a più lontane culture e latitudini. E poi spuntano numeri e cifre, grandi croci e scale di ascensione, angeli a frotte e animali improbabili che si insinuano negli spazi vuoti, emergono quasi fluttuando tra i rigidi panneggi degli abiti colorati e infine lettere e monogrammi, come residui di una minuta archeologia di antichi alfabeti sepolti, eco di codici sacri, di libri sapienziali. Maria prega infaticabile per quelle che crede essere anime inquiete, presenze non rassegnate alla dimenticanza, e trova consolazione quasi esorcizzandone lo spettro della morte, scongiurando l’oblio. È coraggiosa Maria, donna di stazzo, donna di Gallura. Sul crinale della coscienza, sulla soglia che rappresenta il limite tra conosciuto e inesplorato, tiene aperto un varco all’intuizione e senza censure ma con naturalezza e semplicità raccoglie e lascia passare e segna anche per noi le immagini archetipiche di un femminile che crea e si moltiplica, e che lei riceve e trascrive quando, emergendo direttamente dalle profondità del nostro inconscio collettivo, le arrivano con la prepotenza e l’urgenza di ciò che non può essere negato. Ci ripropone, forse inconsapevolmente ma con la forza dell’autenticità del suo lavoro, il tema della Grande Madre, dispensatrice di vita, portatrice di fertilità e creatività, di cui la Sardegna conserva tracce archeologiche importanti e reperti culturali tutt’altro che sepolti che parlano nelle immagini dei betili femminili sparsi per l’isola, nelle domus de Ianas, nelle acque lustrali dei tanti pozzi sacri le cui bocche aperte sul mistero invitano all’ascolto di un passato che resiste e si alimenta, ancora così vivo, così potente.

Domenica 25 aprile si è svolta la “Missa Manna” con la concelebrazione di Monsignor Salvatore Marongiu Parroco di Ghilarza e di don Tiziano Brusco parroco di San Fermo Maggiore. Durante la cerimonia religiosa è stata “armonizzata” la Celebrazione dell’Eucarestia   “Cuntzèrtu sas Cunfrarias” di Ghilarza (OR). Cantare a Cuntzértu, significa a Ghilarza cantare ad accordi, in armonia, tra quattro o cinque elementi. Luogo e veicolo privilegiato, ma non esclusivo, di questa tipologia canora sono state e sono tuttora le Confraternite laicali, presenti nel paese almeno dal 1666. Molte informazioni storiche testimoniano il ruolo fondamentale delle Confraternite e de su Cuntzèrtu durante i riti della settimana Santa, oltre che nelle novene rurali ed urbane. Tra il 1996 ed 1998, contestualmente alla rifondazione delle Confraternite ghilarzesi, si stabilizza l’attuale formazione del “loro” cuntzèrtu, denominato “Cuntzèrtu sas Cunfrarias”, proprio perché unisce cantori delle diverse Confraternite (Su Santissimu, S’Orrosariu, Su Coro ’e Zesusu). All’interno di questo gruppo vocale, cantori provenienti da precedenti formazioni sono garanzia di continuità con il passato; la trasmissione dei canti avviene infatti, unicamente, per via orale. Il “Cuntzèrtu sas Cunfrarias” di Ghilarza interpreta i canti liturgici e paraliturgici della Settimana Santa, le parti dell’Ordinarium Missae per l’accompagnamento delle messe solenni ed il repertorio delle diverse novene rurali ed urbane di Ghilarza. Il repertorio comprende anche brani del versante laico o profano quali “s’Estundiantina” e “su Ballu”, brani legati alla parallela esperienza degli stessi cantori nel gruppo Folk “Su Carruzu” di Ghilarza.

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