GRAMSCI A 73 ANNI DALLA MORTE E I 30 ANNI "DELL'OFFICINA GRAMSCIANA" DELL'UNIVERSITA' DI PAVIA

Gianni Francioni con Giuliano Amato, Aldo Accardo e Giorgio Napolitano

Gianni Francioni con Giuliano Amato, Aldo Accardo e Giorgio Napolitano

di Paolo Pulina

Antonio Gramsci è morto, a 46 anni, per emorragia cerebrale, alle ore 4.10 del 27 aprile 1937, presso la clinica Quisisana di Roma, in cui era stato ricoverato dopo quasi nove anni di detenzione nelle carceri fasciste. La ricorrenza del 73esimo anniversario della morte è occasione propizia per ricordare i meriti di uno studioso sardo-pavese grazie al quale i manoscritti dei “Quaderni del carcere” di Gramsci (che hanno influenzato profondamente, in tutto il mondo, la teoria politica e  la riflessione sul ruolo degli intellettuali) sono stati inquadrati nella loro effettiva scansione cronologica. È indiscutibile il fatto che negli ultimi quattro anni le iniziative editoriali più importanti riferite alla pubblicazione delle opere di Gramsci hanno preso le mosse dalle decisive indagini filologiche sui manoscritti dei “Quaderni” avviate, trenta anni fa,  presso l’Università di Pavia, da Gianni Francioni (nato a Sassari nel 1950, allievo del Liceo “Azuni”, oggi non solo docente ma anche pro-rettore per la didattica dell’Ateneo pavese). Nel 2007 sono usciti, per le cure di Francioni e di Giuseppe Còspito, i primi due tomi dell’edizione nazionale degli scritti di Gramsci (i “Quaderni di traduzioni 1929-1932” operate dal filosofo sardo in carcere), che viene realizzata dal punto di vista editoriale dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana “Treccani” (presieduto da Giuliano Amato). Nel 2009 il quotidiano “L’Unione Sarda” ha concretizzato  un progetto ideato dalla Fondazione Istituto Storico “Giuseppe Siotto” di Cagliari (presieduta da Aldo Accardo), accolto dalla Fondazione Istituto Gramsci – titolare di tutti i diritti della pubblicazione degli scritti di Gramsci  – e approvato dall’Istituto Treccani: è stata pubblicata, sempre per le cure di Francioni, la riproduzione anastatica di tutte le pagine originali dei 32  “Quaderni del carcere” scritti da Gramsci nelle carceri fasciste tra il febbraio 1929 e la metà del 1935 (sono stati editi, in allegato al giornale,  17 volumi – con introduzione e commento a ciascuno dei  quaderni – preceduto da  uno di saggi introduttivi all’intera raccolta; l’opera è stata presentata da Francioni, Accardo e Amato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 28 luglio 2009). Nel 2010 è uscito, sempre nel quadro  dell’edizione  nazionale degli scritti, il primo volume dell’epistolario di Gramsci relativo al periodo gennaio 1906-dicembre 1922, a cura di David Bidussa, Francesco Giasi, Gadi Luzzatto Voghera e Maria Luisa Righi. Il 23 marzo 2010, nell’ Aula Foscolo dell’Università di Pavia, si sono ritrovati per il convegno “Gramsci tra filologia e storiografia”, promosso dal Dipartimento di Filosofia in collaborazione con il Collegio Ghislieri e con la Fondazione Istituto Gramsci, i protagonisti  delle imprese editoriali dell’edizione nazionale degli scritti di Gramsci  e dell’edizione anastatica dei “Quaderni del carcere”. Due giovani  stretti  collaboratori di Francioni, Fabio Frosini e Giuseppe Còspito, hanno rispettivamente affrontato il tema “Realtà, scrittura, metodo: considerazioni preliminari ad una nuova lettura dei ‘Quaderni del carcere’” e “La composizione dei quaderni ‘speciali’ e il caso del Quaderno 16”; per la Fondazione Istituto Gramsci il presidente Giuseppe Vacca ha trattato il tema “Per la biografia di Gramsci in carcere. Nuove acquisizioni dai ‘carteggi paralleli’” mentre Francesco Giasi si è occupato dei “Problemi di edizione collegati all’epistolario e agli scritti pre-carcerari”; sono intervenuti anche altri due studiosi gramsciani di grande valore come Dora Kanoussi (“Da Bucharin a Machiavelli: un commento ai ‘quaderni filosofici’”)  e Giancarlo Schirru (“Filosofia del linguaggio, psicologia dei popoli e marxismo: il confronto con Labriola nel Quaderno 11”). Questo lavoro certosino, avviato trenta anni fa presso “le mura” dell’Università degli Studi di Pavia, è stato  ricordato con legittimo orgoglio, nelle considerazioni conclusive,  da Francioni, che non ha mancato di nominare i suoi maestri (Luigi Poma, Franco Gavazzeni, Cesare Bozzetti, Dante Isella, Cesare Segre) e colleghi nella operosa “officina” (termine, ha detto, mutuato da Dante Isella) filologica pavese. (“Officina gramsciana” è il titolo del primo libro dedicato da Francioni ai “Quaderni”: uscito nel 1984 presso Bibliopolis di Napoli,  con saggi risalenti alla seconda metà degli anni Settanta, ha  permesso di formulare una convincente “ipotesi sulla struttura dei 32 Quaderni” e di pervenire a una sicura datazione della compilazione di ciascuno di essi). Ha detto Francioni: “Il convegno ha inteso mostrare come soltanto un’interpretazione basata su un approccio filologico ai testi sia in grado di cogliervi ‘il ritmo del pensiero in isviluppo’, di rappresentare cioè l’emergere progressivo dei problemi e dei concetti nelle pagine gramsciane, l’intreccio dei fili della ricerca svolta, in condizioni drammatiche, dal maggior pensatore italiano del Novecento”. Da parte nostra, ci sentiamo di affermare che l’analisi critica operata da Francioni, con “lunga fedeltà”, sui manoscritti di Gramsci è ancora più meritoria perché ha consentito  un approccio corretto alla lettura di opere delle quali oggi possiamo dire, senza esagerazioni,  che fanno parte del “patrimonio culturale dell’ umanità”.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *