Calcio: l'exploit dei "rossoblu" ha il volto del presidente Massimo Cellino

di Massimiliano Perlato

 

Il volto della squadra calcistica del Cagliari di oggi, è quello di Massimo Cellino, 53 anni, cagliaritano doc. Il Gruppo Cellino, che lavora il grano, viene considerato un grande importatore mondiale di cereali con fatturato annuo consolidato di circa 400 miliardi delle vecchie lire, tra dipendenti (450) e lavoratori dell’indotto (valutabile in circa 1.200) costituisce una importante fonte di reddito per un numero considerevole di famiglie sarde. La gestione oculata delle società e la dinamicità impressa loro da Massimo Cellino, le elevano, in breve tempo, a livelli altissimi di efficienza e di competitività tali da creare indubbi vantaggi alle aziende sarde del Gruppo. Il Gruppo ha negli anni differenziato i propri interessi commerciali ed imprenditoriali, ma la sua principale attività rimane la commercializzazione e trasformazione dei cereali. Ad oggi può essere annoverato a pieno titolo tra le principali industrie molitorie europee. Nel giugno 1992 è subentrato alla famiglia Orrù nella proprietà del team sportivo del capoluogo sardo coinvolgendo tutta la sua famiglia nella gestione della società. Il cammino alla guida del Cagliari non è mai stato facile. Il calcio italiano è una sfida continua, contro realtà più attrezzate e potenti economicamente. Più volte ha espresso stanchezza e l’intenzione di lasciare, ma alla fine è sempre rimasto al suo posto. Di fatto, la sua presidenza è la più longeva nella storia del club rossoblu. Nel 1994 fa realizzare ad Assemini il Centro Ercole Cellino. Si tratta di un complesso sportivo con campi di calcio in erba e strutture di eccellente livello, destinato a ospitare la prima squadra e le formazioni del settore giovanile. Un autentico gioiello che riscuote l’ammirazione dalle più importanti società calcistiche italiane.  Due anni incredibili quelli che sono trascorsi dal Cagliari calcio. Due anni, che hanno messo a repentaglio le fragili coronarie dei tifosi. Il tifoso, si sa, è sempre esigente e la politica societaria volta al risparmio non è mai compresa appieno. Sulla graticola, da sempre, c’è il presidente Massimo Cellino. Un personaggio che certo non le manda a dire e che nel palazzo dei poteri a causa della sua schiettezza, non ha tantissimi amici. E se vogliamo, anche in curva fra i sostenitori più accesi. Ogni anno, sulla carta, la squadra rossoblu sembra indirizzata ad oscuri orientamenti finali che non hanno nulla di positivo. Ma al termine della stagione sportiva, Cellino come per magia, nelle sue travagliate gestioni con cambi continui di allenatori e giocatori, è sempre riuscito ad estrarre dal cilindro riparatore, il jolly del momento. E bisogna dare atto a Cellino, di saperci davvero fare a riguardo. Chapeau direbbero in Francia. E forse, anche i tifosi ultrà del Cagliari dovrebbero comprenderlo. Si perché la conduzione della società Cagliari calcio è una delle migliori della serie A pallonara di casa nostra. Il Cagliari Calcio è stato inserito in fascia A, quella che contraddistingue le società più sane dal punto di vista economico. Niente spese folli quindi, ma bilanci che devono quadrare e ricerca continua di giovani di belle speranze da lanciare e poi da rivendere al migliore offerente. E così è anche per gli allenatori che vengono lanciati sulla piazza della seria A. Magari fanno bene e chiedono subito un adattamento finanziario. Il patron del Cagliari, non si scompone e li mette alla porta. Da sempre. Anche più di uno all’anno, come è successo nella stagione 2007 – 08, quando in un mese sulla panchina della squadra hanno seduto quattro "mister" diversi. A metà cammino dello scorso anno, nessuno avrebbe scommesso un euro sulla salvezza del Cagliari, mestamente ultimo staccato dalle altre pretendenti a rimanere nella massima serie. A gennaio, Cellino è andato a cercare giovani fenomeni che militavano nei campionati minori e li ha affidati all’allenatore Ballardini. Ogni anno per lui, tutte le scelte riproducono una scommessa. Quella della stagione scorsa, forse era qualcosa di più. Il girone di ritorno, ha visto il Cagliari viaggiare con una media punti da scudetto e la salvezza, fra mille elogi, è arrivata con largo anticipo. La banda terribile di Ballardini aveva fatto il miracolo, con tanti esiti positivi grazie ad atleti semisconosciuti quali Acquafresca, Matri, Cossu, Jeda, Biondini… Ma l’apoteosi è con quest’ultimo campionato: mandato via Ballardini perché aveva mostrato interessamento ad un adeguamento economico, Cellino ha pescato un allenatore giovane di serie C, Massimiliano Allegri, fra l’altro ex calciatore del Cagliari negli anni 90 e gli ha commissionato la panchina. Una squadra che imbocca il campionato con 5 sconfitte consecutive, 99 volte su 100 alla fine della stagione, retrocede. Il Cagliari ha cominciato proprio così: zero punti in 5 partite. Tutti attendevano l’ira furibonda di Cellino, che già mal digerisce due sconfitte consecutive. Immaginarsi cinque! Invece niente. Starà male? Si chiedevano i tifosi. L’ironia sugli spalti alla sesta partita che era un Cagliari – Milan era eloquente. Uno striscione su tutti faceva gioco con il cognome dell’allenatore: "Cagliari, c’è poco da star Allegri!". Il termine più azzeccato era rassegnazione. Eppure, nonostante lo zero a zero di quella partita, da quel giorno la squadra ha cambiato fisionomia. Concretezza, velocità, efficacia hanno fatto si che la compagine rossoblu avviasse un’ascesa senza precedenti con risultati positivi in serie oltre le più rosee previsioni. Violati tanti terreni di gioco di super squadre fino all’exploit a Torino con la Juventus (dopo aver sfiorato quello milanese con l’Inter). La salvezza è acquisita con largo anticipo. Addirittura oggi il Cagliari sogna un posto per giocarsi una competizione in Europa, tra le squadre calcistiche più meritevoli di ogni nazione.

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