Desaparecido in Argentina nel 1976: la figura di Giovanni Chisu originario di Orosei

di Marco Camedda

 

I desaparecidos sono persone che furono arrestate per motivi politici dalla polizia dei regimi militari argentino o cileno ed altri paesi dell’America Latina, e delle quali si persero in seguito le tracce. Tipico del fenomeno dei desaparecidos è la segretezza con cui le forze governative si muovevano. In genere, gli arresti avvenivano senza testimoni, così come segreto restava tutto ciò che seguiva all’arresto. Gli stessi capi di imputazione erano solitamente molto vaghi o chiaramente pretestuosi. Di molti desaparecidos fra cui Giovanni Antonio Chisu nato a Orosei e del suo fratellastro Benjamin non si seppe effettivamente mai nulla. Di molti si venne a sapere che erano stati detenuti in campi di concentramento, torturati e infine assassinati segretamente. Questa sparizione forzata che si è verificata anche in altri paesi è stata riconosciuta come crimine dell’umanità dall’art. 7 dello Statuto di Roma del 17 luglio 1998 e per la costituzione del Tribunale Penale Internazionale dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 settembre 1992. Fra i Desaparecidos argentini figura Giovanni Antonio Chisu nato a Orosei il 5 gennaio 1949 da Giovanni Chisu e Lorenza Caboni (sassarese e morta due anni fa a Buenos Aires) che come tanti migranti di allora si erano trasferiti in Argentina nel 1950 per cercare fortuna e seguiti nel 1955 dai figli Giovanni Antonio, Franca e Salvatora. Giovanni Antonio Chisu, assieme al fratellastro Benjamin, trovò lavoro da operaio nell’azienda dell’industriale italo-argentino Luigi Pallarò, eletto il 2006 nel senato italiano dagli elettori del sud America. Chisu studiava in Argentina ingegneria elettronica e in contemporanea lavorava nella ditta Egea che produceva materiali elettrici. E a Pallarò, Lorenza Carboni s’era rivolta sperando, ma invano, di sapere qualcosa su quei figli persi nel nulla, senza nessuna spiegazione. Morta la mamma e raccogliendone l’eredità morale, la sorella Franca, sessant’anni, vedova, madre di quattro figli, non ha mai smesso di cercare la verità sulla morte del fratello e del fratellastro e si sta dedicando anima e corpo cercando di capire e sapere il perché quel fratello bravissimo negli studi e disponibile verso il prossimo abbia fatto una fine così atroce e misteriosa. Il fratello all’interno della fabbrica del Pallarò faceva il sindacalista e alcuni giorni prima della sua scomparsa, il 27 luglio 1976, in quella fabbrica c’e stato uno sciopero contro il mancato pagamento degli straordinari. Sta di fatto che giorni dopo quello sciopero Giovanni Antonio Chisu di Orosei sparisce assieme a Benjamin portati via da casa, scortati dai militari e condotti verso una destinazione ignota e uno dei trentamila – forse più – desaparecidos scomparsi in quegli anni nei centri clandestini di detenzione, nelle fosse comuni o, come si dubita, gettati vivi dagli aerei in mare o nel Rio della Plata Franca Chisu era già stata ad Orosei nel 1991 e nel 1992 ed è ritornata pochi giorni fa (dopo essere stata in altri paesi della Sardegna) dove ha incontrato le istituzioni Comunali nel tentativo di sensibilizzare raccontando questa tragedia cercando giustizia ma sopratutto per tenere viva la memoria del fratello della cui sorte forse solo qualcuno sapeva ad Orosei . persino nel suo paese natale. Ma Giovanni Antonio Chisu è Desaparecido per i familiari, la Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli e la questura di Roma. Ma vivo, o presunto tale, per gli atti dell’anagrafe di Orosei,suo paese natio, dove non risulta pervenuto alcun atto di morte sicuramente perché il governo argentino non ha mai potuto "certificare" che il giovane emigrato sardo è stato sequestrato, magari torturato e ucciso durante la truce dittatura della giunta militare capeggiata dal generale Videla tra il 1976 e il 1982. E fra le vittime, oltre 30.000, anche migliaia di donne, bambini, uomini di ogni età e stato sociale. Parlando del fratello, Franca Chisu afferma che «Era una persona splendida e altruista e cercava di aiutare i suoi colleghi di lavoro. Motivo per cui iniziò a fare il sindacalista. Ma oltre che lavorare studiava e stava per laurearsi in ingegneria. Non era un terrorista o guerrigliero. Era una persona serena e pacifica sparita senza un perché. Sono venuta qui ad Orosei perché vorrei che il suo paese di origine lo sapesse e lo ricordasse. E’ il minimo che posso fare per dare un tributo alla sua memoria». Franca non si arrende e anche se sono passati 31 anni dalla scomparsa del fratello anche se il suo ultimo ricordo è la testimonianza dei vicini di casa hanno visto Giovanni Antonio e Benjamin circondati da soldati armati che li portavano via verso il nulla.

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Un commento

  1. Federico Spano (La Nuova Sardegna)

    Gentilissimo Massililiano Perlato,mi sono permesso di contattarla perché cercando su Internet informazioni sulla pittrice Edina Altara, che era una mia carissima prozia,

    ho trovato un suo articolo sul Nuovo Cammino in cui fa riferimento a una mostra che dovrebbe essere organizzata nel 2009 dalla Fasi, proprio su Edina Altara. Sa dirmi qualcosa di più su questa mostra ed eventualmente è in grado di mettermi in contatto con gli organizzatori? La mia famiglia possiede il nucleo principale delle opere di Edina Altara, potremmo essere interessati a esporle alla mostra. Però prima vorrei capire esattamente di che si tratta. In attesa di tue notizie, ti porgo cordiali saluti

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