Incendi in Sardegna: il comodo alibi del criminale col cerino

di Giulio Angioni

 

In Sardegna per spiegare gli incendi estivi domina l’idea della prevalenza di una volontà predeterminata di delinquere incendiando. E questo è un grosso guaio. L’incendio estivo doloso, criminale, mirato, è certo un male anche sardo, ma da noi domina l’ossessione del dolo, domina cioè la sopravvalutazione della volontà incendiaria premeditata, come causa principale o addirittura unica degli incendi estivi. Perché gli incendi estivi? La risposta è sempre o troppo spesso che gli incendi estivi si devono ai pazzi e ai criminali. È utile seminare dubbi su questa certezza antica, mostrandola falsa per eccesso, fuorviante e de-responsabilizzante per noi tutti. Infatti l’idea dell’incendio doloso predominante ci rafforza nella convinzione che il fuoco estivo non è prima di tutto affare di noi tutti, ed è un’idea fuorviante e deresponsabilizzante anche per i responsabili istituzionali della protezione civile e della difesa dell’ambiente. Se infatti la colpa degli incendi fosse principalmente di pazzi e delinquenti, poco si avrebbe da fare nella prevenzione e il problema sarebbe solo quello di inquisire e reprimere. E ci si sforza soprattutto di trovare le cause del delinquere col fuoco, spesso colpevolizzando indiscriminatamente intere categorie di persone, come i pastori, da ultimo gli addetti allo spegnimento. Nelle statistiche poi in fatto d’incendi si può quantificare troppo arbitrariamente. Ma se gli incendi estivi sono quasi tutti appiccati da mano d’uomo, non è detto che ci sia l’intenzione, ma è possibile ci sia invece l’incuria, la disattenzione e l’ignoranza. Tanto più allora bisogna educare all’attenzione e alla previsione delle conseguenze dell’uso del fuoco. Bisognerebbe discutere pacatamente, magari d’inverno, freddamente, a fuoco spento, in pubblico e in privato se sia legittimo e utile ridurre a dolo o a piromania il problema degli incendi estivi sardi, e più in generale mediterranei. Mi pare un compito urgente spezzare il cerchio ferreo di questa certezza del senso comune sull’incendio doloso, che al massimo va alla ricerca di un movente, come il pascolo, la speculazione edilizia, il terrorismo, gli stessi addetti all’antincendio e così via. Infatti è più utile concentrare l’attenzione e gli sforzi dove la prevenzione può produrre a lungo andare effetti positivi, come nell’educazione permanente a stare molto attenti al fuoco e a prevenirlo in tutti i modi, anche perché sensibilizzare e prevenire costa meno che spegnere. Bisogna rendere accorti sul pericolo fortissimo che chiunque può provocare incendi nelle estati sarde, specialmente in giorni caldi e ventosi. Bisogna innescare un circolo virtuoso di impegno collettivo soprattutto nel prevenire oltre che nello spegnere: sì, anche nello spegnere come compito di ognuno, per lo meno nello spegnere la miriade di incendi neonati per i quali spesso basta l’impegno individuale a segnalarli subito. Bisogna insistere su tutte le possibili forme di prevenzione e di attenzione collettiva e individuale e sullo spegnimento precoce. Insistere sull’importanza dell’incendio colposo, cioè casuale e da incuria soprattutto, non toglie niente alle responsabilità e all’impegno degli addetti ai lavori di sorveglianza sul territorio, di prevenzione costante e di spegnimento tempestivo. La tesi del dolo criminale prevalente finora ha ridotto la ricerca delle cause e dei moventi a un problema di repressione, quando non a puro sfogo contro i "piromani in agguato", come si dice in formula. Così ogni estate ci si limita a invocare pene più severe per gli incendiari. Non è meglio invece insistere anche e soprattutto sull’importanza dell’incendio casuale e colposo, sull’incuria, mobilitando così la responsabilità e la vigilanza di tutti, piuttosto che continuare a inveire contro un supposto esercito estivo di criminali o di pazzi incendiari? Insomma, bisogna fare diventare senso comune l’idea che in Sardegna d’estate col fuoco non si scherza, che possiamo essere tutti molto facilmente degli incendiari anche senza volerlo e senza essere pazzi e criminali.

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