TOTTUS IN PARI 208: S'EMIGRADU ALLO SPECCHIO

"Tottus in Pari" incontra Gavino Dobbo, Presidente del circolo "S’Emigradu" di Vigevano in provincia di Pavia. Un viaggio a ritroso per ripercorrere le tappe della personale emigrazione condita da episodi, soddisfazioni ma anche tanta sofferenza. L’amore per la Sardegna mai domo tanto da essere parte attiva nel mondo migratorio sardo organizzato.

Gavino, la tua storia come emigrato…

Sono nato a Perfugas (Sassari) nel 1943. Fin dalla giovanissima età, in Sardegna, ho iniziato a fare il pastore e il contadino: che vita dura, ai tempi!! Però ho anche avuto la possibilità di frequentare una scuola di avviamento professionale, che insegnava a lavorare il sughero, ed è stata un’ottima base per il lavoro che mi attendeva una volta emigrato. Si studiavano Fisica, Meccanica, Matematica, Chimica. A 19 anni, primi anni Sessanta, sono arrivato a Vigevano, con la sorella di mio padre e la sua famiglia. Loro avevano già la casa "prenotata", quindi non ci siamo trovati a disagio; subito ho trovato lavoro, allora ce n’era tanto, come meccanico. Occupazione che ho tenuto per 10 anni, poi ho preso la patente per conduttore di generatori di vapore e ho svolto questo lavoro per 25 anni. Non sono stato molto tempo insieme alla famiglia di mia zia, perché dopo un anno ho cercato casa e sono arrivati mio padre, una sorella e un fratello. Mia madre è morta quando avevo solo 13 anni.  Da emigrato non ho mai sofferto troppo la nostalgia o la solitudine, piuttosto ne ero vittima quando ero in Sardegna ad accudire gli animali: passavo intere giornate da solo, senza vedere nessuno né poter scambiare parola con qualcuno.

Come ti sei avvicinato al circolo?

Il primo circolo che ho frequentato è stato quello di Milano (quello di Vigevano ancora non c’era), nei pressi della stazione di Porta Genova: era il 1974. Lì ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie, Maria Cleofe Accalai, di Turri (Cagliari), che era già tesserata. Per starle vicino mi sono tesserato anch’io. Galeotto fu quel circolo! Frequentandolo oggi, frequentandolo domani, ci siamo sposati e abbiamo avuto due figli, Fabrizio e Mauro. Quanta fatica per crescerli e farli studiare… ora sono grandi, sono ingegneri e ce la fanno da soli, ma quando ho bisogno di qualche aiuto (soprattutto per il computer), si prestano volentieri. Al circolo di Vigevano praticamente ci sono da quando è nato, nel 1976. Sono venuti a cercarmi a casa uno studente universitario sardo, Giovannino, e un altro paio di giovani, per chiedermi se volevo aiutarli a fondare un’associazione, e ho accettato con entusiasmo. Riuscimmo nella nostra impresa e quel circolo è ancora in piedi, dopo tanti alti e bassi. Ho svolto diversi incarichi: da quello di tesoriere, a revisore dei conti, fino a quello di presidente, ruolo che rivesto da due legislature.

In trent’anni hai visto cambiare il mondo dell’emigrazione sarda organizzata. Quali sono le differenze sostanziali?

Nei primi vent’anni il circolo era molto frequentato, soprattutto da intere famiglie: bambini, giovani, donne; si organizzavano incontri ricreativi e culturali. Quando i figli sono diventati adulti hanno iniziato a partecipare meno, e le mamme li hanno seguiti, insieme ai padri. Ora c’è meno partecipazione, anche perché le persone anziane non ci sono più, e i ragazzi frequentano altri ambienti.

Da Presidente del "S’Emigradu" ti sei tolto tante adempimenti… Qualcuna ha lasciato il segno… Sono stato eletto presidente la prima volta nel 2004; il nostro obiettivo, come direttivo e come insieme di soci, è sempre stato quello di essere presenti alle manifestazioni non solo nostre ma anche dei circoli vicini e della FASI. L’evento più importante che ricordo con emozione è Sa die de sa Sardigna, nel 2005, che si è svolta nella nostra città, in collaborazione con gli altri circoli della Lombardia, il cui aiuto è stato fondamentale. Altro punto sostanziale delle nostre attività è la presenza sul territorio, coinvolti dalla Pro loco, grazie alla quale abbiamo promosso l’esibizione di molti artisti sardi nella città di Vigevano, in luoghi prestigiosi come la piazza Ducale e palazzo Merula. Inoltre, ogni anno, organizziamo una festa in un paese vicino, Cilavegna, dove promuoviamo la cucina e la cultura sarda. L’anno scorso siamo stati tra i promotori di incontri su Giuseppe Garibaldi, Antonio Gramsci e Giuseppe Dessì, per far conoscere queste figure ai pavesi, e anche ai ragazzi delle scuole.

Begli adempimenti. Ma ora, come vedi il futuro delle associazioni, dove vorresti che migliorassero?

Sinceramente sono un po’ preoccupato. Manca la partecipazione soprattutto dei giovani, e sono sempre meno quelli che si impegnano e mettono a disposizione il loro tempo per mandare avanti i circoli. Se continuasse a diminuire questo coinvolgimento, penso che una soluzione potrebbe essere l’accorpamento di associazioni, un po’ come fanno le banche, in modo da unire le forze (poche ma buone), e se qualcuno non riesce con le proprie risorse, potrebbe intervenire il circolo vicino. Certo, riuscire a camminare con le proprie gambe sarebbe ancora meglio. Come strumento per migliorare, si potrebbe seguire la strada dell’aggiornamento delle attività culturali e della partecipazione al volontariato, sia a livello locale che nazionale; dobbiamo far sentire che ci siamo, e renderci sempre utili agli altri. Vanno bene i convegni sugli uomini che hanno fatto la Storia, ma sono altrettanto importanti quelli sulla Storia moderna, sull’economia e sulla politica attuale, perché è sulla situazione odierna che dobbiamo misurarci, come soci dei circoli e come cittadini.

Massimiliano Perlato, Gavino Dobbo

 

LA MORTE DI TULLIO LOCCI, PROTAGONISTA DEL MONDO MIGRATORIO SARDO

IL PATRIARCA DEGLI EMIGRATI

Non è voluto mancare neanche all’ultimo appuntamento della Conferenza internazionale sui "Sardi nel mondo", e lo ha fatto in modo dirompente nel momento in cui dava l’addio a questa vita terrena. In pieno congresso dove c’erano tutti, padri e figli, di quel mondo che lui ben conosceva e che era riuscito negli anni, dopo epiche battaglie, a far riemergere dall’indifferenza e dall’oblio di una classe politica region
ale all’epoca troppo distratta e troppo poco sensibile ai problemi dei suoi figli lontani, in cerca di lavoro e di dignità , in Italia e in Europa. Quella Italia e quella Europa che offrivano quel che in Sardegna non c’era per tutti, purtroppo: il lavoro. Quella Italia e quella Europa che lui ha percorso in lungo in largo, quando c’era poca informazione, quando i collegamenti erano difficili e costosi, quando tornare in Sardegna per le feste o per le ferie era problematico, tra scioperi e bivacchi sulle banchine dei porti, quando non c’erano telefonini e internet, per cercare i suoi conterranei, per riunirli, per aiutarli a sopravvivere al distacco e alla nostalgia dai loro cari e dalla loro terra, ai sacrifici e al dolore, alla sofferenze e alla miseria. E’ difficile poterlo spiegare e farlo capire a chi non ha conosciuto quei tempi. I tanti giovani delegati presenti alla Conferenza – quel futuro che lui auspicava – non erano nati quando Tullio Locci si adoperava per aiutare i loro padri, per sostenerli nei momenti di grande difficoltà, perché non si arrendessero, perché sperassero in futuro migliore, al di là di un improbabile ritorno. Qualcuno di questi giovani lo avrà sentito nominare, Tullio Locci, ma non potrà mai immaginare quanto abbia fatto questo grande uomo, il vecchio "patriarca" per i suoi fratelli sardi. E non è facile commemorarlo anche per chi come noi lo ha conosciuto e ha partecipato con lui a tanti congressi, alla fondazione di tanti circoli, in Italia e in Europa (i Paesi d’Oltreoceano non erano ancora tutelati dalle leggi e non erano ancora entrati nell’interesse politico della Regione). Eravamo presenti a Savona quando ha festeggiato i cento anni e anche in quella occasione il vecchio Tullio non si è smentito, quando, acclamato da centinaia di amici, autorità, presidenti di circoli e di federazioni, si è limitato a ringraziare tutti per quella grande manifestazione di affetto e di riconoscenza che gli stavano tributando: "non credo di aver fatto nulla di straordinario – disse in quella occasione – se non il mio dovere verso fratelli meno fortunati di me. E che Dio ci aiuti nel nostro futuro. Vi ringrazio tutti". Lì, a Savona, nella stupenda ‘Sala Ross’ del municipio, gremita all’inverosimile, un applauso interminabile, con una platea in piedi, concluse quella festa. A Cagliari, nell’Auditorium del Conservatorio, quando Tonino Mulas – presidente della Fasi, la Federazione dei circoli sardi, all’epoca Lega sarda, fondata proprio da Tullio Locci – è salito sul palco per dare la triste notizia appena ricevuta da Savona, dal figlio Luciano, che è il presidente del circolo ‘Il Nuraghe’, a continuare l’attività che fu del padre, una platea in piedi, in silenzio, gli ha tributato l’ultimo commosso saluto. Grazie Tullio, vecchio patriarca, per tutto quello che hai fatto per il mondo dell’emigrazione. e se anche questa Conferenza internazionale dei "Sardi nel mondo" si è potuta fare è anche per merito tuo, perché le fondamenta che tu hai gettato quasi 40 anni fa, reggono ancora e le nuove generazioni evidentemente hanno davanti a loro quel futuro che tu auspicavi. Sperando e augurandoci che lo sappiano interpretare positivamente e riempire di contenuti e di rivincite per la loro Sardegna lontana e ancora carente di prospettive di lavoro. Perché, se dopo aver dato le migliori braccia all’Italia, all’Europa e al mondo intero, ora emigrano (o scappano) dalla Sardegna anche i cervelli, allora vuol dire che proprio qualcosa non và. Tullio Locci era nato a Villasor nel 1905. Il suo impegno sociale cominciò appena terminati gli studi, quando divenne segretario provinciale del sindacato dei pastori. E’ stato direttore provinciale dell’I.n.a.m. a Cagliari, ma a causa di qualche diversità di vedute con il governo fascista di quegli anni, lui che era socialista, venne trasferito nella penisola, dove ricoprì l’incarico di direttore provinciale, prima ad Imperia, poi a Savona e quindi a Novara. Andato in pensione nel 1971 ha fondato il circolo "Il Nuraghe" a Savona e per 15 anni è stato presidente della Lega dei circoli sardi (oggi FASI) ed è stato uno dei principali artefici della nascita del movimento dell’emigrazione sarda in Italia e in Europa, essendo protagonista di tutti gli eventi, fin dalla prima Conferenza regionale di Alghero, poi quella di Nuoro, fino alla creazione della Consulta dell’emigrazione.
Antonello De Candia

 

TRIBUTO AD UN UOMO CHE HA SCRITTO PAGINE IMPORTANTI AL CIRCOLO AMIS DI CINISELLO BALSAMO

CARLO TURRINI, UN UOMO DI STILE

Ciao Carlo. Non posso non ricordarti! La tua pacatezza, la tua signorilità, erano uniche. I tuoi insegnamenti erano ineguagliabili! Prima che le tue gambe ti fermassero, ogni tanto ci ritrovavamo in Sant’Ambrogio dopo la Messa. Quante volte ti dissi: al circolo ci manchi. Ora Carlo, ci mancherai molto di più. Ma tu, da lassù, tienici sempre sotto controllo. Carla Cividini

 

E’ rimasta incisa nella mia memoria una frase che ci ripeteva spesso il nostro insegnante di lettere durante gli anni di liceo, citandola da un autore di cui non ricordo più il nome. Lo stile è l’uomo. Stile sta a indicare la personalità di ciascuno, così come si manifesta e si esprime, dall’aspetto esterno (stile nel vestire) al modo di parlare (stile del discorso) fino agli atteggiamenti più profondi dell’animo (stile di ragionare, di sentire, di rapportarsi con gli altri, stile di amare . . .).  Quando la presidente del circolo mi ha comunicato la notizia della recente scomparsa di Carlo Turrini, chiedendomi di ricordarlo, mi è rimbalzata istintivamente alla memoria quella frase e mi sono detto: Turrini? Per me è stato un uomo di stile. Ci siamo incontrati, conosciuti e stimati durante le diverse esperienze teatrali che la neonata compagnia del circolo "I mali postusu" ha realizzato durante gli anni novanta. Di questa compagnia Turrini era il regista e il suggeritore. Iniziava a dare l’impostazione alla commedia già dai primi incontri, quando ciascun attore leggeva ad alta voce la propria parte insieme con gli altri. Lui ascoltava, poi si intrometteva suggerendo un’inflessione diversa della frase, una ricollocazione delle pause, una piccola modifica del testo per meglio adattarlo al personaggio da interpretare. Nella sua testa aveva predisposto il film della rappresentazione: l’ambientazione, i movimenti, le posizioni, gli ‘effetti speciali’ (per quanto lo consentisse il palco improvvisato allestito nel salone del circolo). E come si passava dalla lettura statica alla recita a memoria con i primi tentativi di gestualità e di impostazione, non aveva difficoltà a intervenire con quel tocco che esprimeva il personaggio e rendeva efficace la battuta. Guidata dalla sua intelligente regia, la compagnia teatrale del circolo ha portato sulla scena diverse commedie, alcune anche particolarmente impegnative; tutte però di significativo successo e di assicurato divertimento. Ricordo due particolari della personalità di Turrini: le discussioni e la presentazione dello spettacolo. A Turrini non faceva difetto la capacità di parlare. Eppure si scriveva quanto avrebbe detto nelle intro
duzioni prima della recita e non disdegnava di leggere il testo davanti al pubblico, con quello stile tutto suo e inconfondibile. Anche quando gli animi si surriscaldavano un po’ durante le prove perché qualche attore ‘in erba’ riteneva di interpretare a suo modo la parte, Turrini sapeva mantenere la discussione sempre a livello professionale, senza trascendere, anche se alla fine occorreva riconoscere la ragionevolezza delle impostazioni suggerite che gli derivavano della sua esperienza e delle sue capacità. Questo è stato lo stile di Carlo Turrini che ho conosciuto; questo è stato l’uomo Carlo Turrini perché una persona la si apprezza dal suo stile in quanto non solo lo stile fa’ l’uomo, ma un uomo è il suo stile.
Savino Bonfanti

 

A CORNAREDO, CONVEGNO SULLO STATUTO SARDO A 60 ANNI DALL’APPROVAZIONE

AUTONOMIA ISOLANA: LA STORIA DI IERI E LE IDEE DI OGGI

"Lo Statuto dell’Autonomia sarda: la storia di ieri e le idee di oggi". Questo il tema del convegno organizzato dall’Associazione culturale sarda "Amedeo Nazzari" di Bareggio-Cornaredo in occasione della dodicesima "Festa della Sardegna" presso il Centro Sportivo "Pertini" di Cornaredo. Hanno portato i saluti Franco Saddi,  presidente del sodalizio di casa, e i sindaci di Bareggio (Monica Gibillini, appena eletta) e di Cornaredo (Pompilio Crivellone). Il poeta Gianfranco Brusasca ha proposto una riflessione iniziale sulla "poesia come generatrice di civiltà" ed ha citato  la "Guida letteraria della provincia di Pavia", scritta dal sardo-pavese Paolo Pulina, facendo suo il concetto lì espresso che "il federalista Cattaneo, profondo conoscitore dei problemi della Sardegna, è un nome simbolo che può fungere da trait d’union fra due riflessioni d’impronta regionale e regionalistica, quella lombarda e quella sarda". Nel primo intervento Tonino Mulas, presidente della FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), ha ricostruito le vicende che portarono, 60 anni fa (in un clima politico nazionale che ha fatto sentire i suoi condizionamenti), all’ approvazione dello  Statuto speciale, cioè della Carta fondamentale  capace, almeno nelle intenzioni, di garantire autonomia e di favorire il superamento dell’arretratezza economica e sociale della Sardegna,causata anche dall’insularità. Dal 26 febbraio 1948, giorno in cui lo Statuto venne promulgato con una Legge Costituzionale, all’isola veniva concesso il potere di legiferare in maniera esclusiva su materie specifiche. Mulas ha ricordato i personaggi che hanno rivendicato e ottenuto l’Autonomia. Per il presente e soprattutto per il futuro dello Statuto Mulas si è riferito alle tesi contenute nel  recente libro del prof. Gianmario Demuro (docente di Diritto Costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari)  "L’Autonomia positiva – Proposte per un nuovo Statuto della Sardegna". Il relatore ha anche introdotto  il tema del  federalismo fiscale, ovvero la possibilità per le Regioni e per gli enti locali (Province e Comuni) di "trattenere" in loco, per investimenti autonomi, una percentuale molto più alta di quella attuale  delle risorse  introitate dallo Stato, attraverso la leva fiscale,  in un determinato territorio. Il secondo relatore, proprio il citato prof. Demuro, ha presentato idee nuove in tema di autonomia e di "specialità", che vanno viste sempre nell’ottica dell’Unione europea. Lo Statuto a questo deve servire, nella sua essenza: a fare in modo che la Sardegna diventi finalmente competitiva, sia cioè in grado di fare meglio,  rispetto alle altre Regioni in tutti i settori (economico, sociale e culturale) e soprattutto nel campo della scuola e della sanità. Per il terzo relatore, il prof. Alessandro Mangia, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Cattolica di Piacenza, lo Statuto della Sardegna e gli altri Statuti, approvati in una Italia da poco uscita dalla guerra,  cercarono di dare una sistemazione alla situazione delle Regioni di confine (Valle d’Aosta; Friuli-Venezia Giulia; Trentino-Alto Adige) e dell’altra isola, la Sicilia. Per Mangia, che collabora alla redazione dello Statuto autonomo della Regione Lombardia, uno Statuto regionale deve dare le coordinate per nuove forme di contrattazione e quindi di rapporto  tra lo  Stato e il sistema delle autonomie locali, nell’ambito degli ineludibili vincoli comunitari. Nello Statuto devono essere regolamentate non solo le modalità per la sua revisione e la sua attuazione ma anche le possibilità di finanziamento ( federalismo fiscale). Massimo Dadea (nella foto a pagina 4), assessore agli Affari Generali della Regione Sardegna, ha affermato che la Regione sarda è da alcuni anni (dopo decenni di immobilismo politico)  impegnata al massimo per raggiungere l’obiettivo di aggiornare, di riscrivere, uno Statuto ormai inadeguato rispetto alle esigenze della società e dell’economia di oggi. E’ necessario soprattutto rivendicare, non maggiori risorse economiche, ma maggiori poteri e più sovranità, per avere più capacità decisionale nel "governare" lo sviluppo della Regione. La collaborazione  del mondo degli emigrati  è fondamentale per proseguire un cammino d’integrazione anche a livello europeo e nel quadro di una globalizzazione sempre più reale. Massimiliano Perlato

 

IL CIRCOLO "AMEDEO NAZZARI" DI BAREGGIO: LA NOSTRA FESTA E LE NOSTRE INIZIATIVE

METTIAMO IN LUCE LA SARDEGNA

"L’Associazione "Amedeo Nazzari" è molto orgogliosa del successo riscosso dal convegno sull’Autonomia sarda e i 60 anni dello Statuto. Noi, come associazione, cerchiamo sempre, nel nostro piccolo, di portare alla luce tutte le problematiche inerenti le difficoltà di sviluppo che l’economia e la società sarda riscontrano quotidianamente. Uno strumento a supporto di questa attività sono proprio questi convegni, ai quali prendono parte sempre personaggi di un certo spessore. Infatti cerchiamo sempre di avvalerci di professori universitari, di personaggi politici delle realtà locali (che poi sono quelli che meglio possono capire le difficoltà quotidiane), di scrittori, di giornalisti, ecc…. Questo perchè crediamo fermamente che attraverso una comunicazione persistente e duratura si possa dare uno stimolo all’azione. Azione che poi porterà al miglioramento delle condizioni dell’economia sar
da. Ovviamente questo da solo non è sufficiente, noi però pensiamo che questo possa comunque servire per creare almeno una coscienza comune, base dalla quale partire per intraprendere qualsiasi direzione che abbia come destinazione lo sviluppo. La maggiore autonomia dell’isola è un prezioso alleato che può e deve essere sfruttato affinchè la Sardegna venga scoperta non solo da un punto di vista prettamente turistico estivo, ma anche come una vera e propria risorsa sulla quale investire, capace, a sua volta, di generare ulteriori risorse. Fermo restando che il turismo è la principale fonte di guadagno dell’isola e che, come tale, deve continuamente essere nutrito e supportato perchè continui a generare reddito. Siamo contenti degli apprezzamenti ricevuti riguardanti il convegno e siamo, quindi, ulteriormente stimolati a portare avanti la nostra attività con fervore sempre maggiore, cercando di dare alla Sardegna una visibilità a 360°, valorizzando tutto quanto c’è di positivo e portando in evidenza il lavoro che invece c’è ancora da fare per migliorare. Speriamo inoltre di coinvolgere quante più persone possibili e rimaniamo sempre a disposizione per accogliere chiunque voglia mostrare interesse per questi argomenti. Vorremmo infine approfittare di questo spazio per ringraziare tutti coloro i quali hanno reso possibile l’organizzazione di questo evento e della 12a Festa dei Sardi in toto. Un caro saluto.
Franco Saddi

 

INIZIATIVA EDITORIALE DEL CIRCOLO "LOGUDORO" DI PAVIA

SARDEGNA ED EUROPA: 50 ANNI DI AUTONOMIA

Il Circolo Culturale Sardo "Logudoro" di Pavia, secondo una tradizione ormai consolidata, non manca di dare il suo contributo agli appuntamenti importanti della vita sociale, culturale e politica della Sardegna. E proprio per la ricorrenza del 60° dello Statuto della Regione Sardegna, ha dato alle stampe – con una pregevole iniziativa editoriale presso la nuova Tipografia Popolare – gli atti del convegno di studi (Pavia, 28 novembre 1998) dal significativo tema " Sardegna ed Europa : 50 anni di autonomia". Come scritto nella premessa alla pubblicazione, dal presidente e vicepresidente vicario del sodalizio "Logudoro", si ritiene giustamente "che il tempo trascorso non abbia inciso più di tanto nell’attualità dei temi trattati" in considerazione "dei processi in corso per il rinnovo o la rielaborazione della Carta Fondamentale della Regione Sardegna". Anche nel mondo dell’emigrazione è vivo il desiderio di autonomia riformata che sia specchio sui cambiamenti in atto ; l’auspicio è che venga riconosciuta la potenzialità e capacità degli enti locali di operare direttamente su talune materie, snellendo così il rapporto fiscale ed amministrativo con lo Stato. L’opera ripropone le relazioni dell’iniziativa, che nell’occasione era stata patrocinata dall’Assessorato del Lavoro e Consiglio Regionale Sardo, FASI, Regione Lombardia, le Università di Sassari e di Cagliari, l’Università, il Comune e le province di Pavia e riscosse una lusinghiera attenzione e partecipazione di pubblico grazie all’interesse – attualità degli argomenti e agli illustri oratori intervenuti. Il prof  Paolo Fois relazionò su "Le specificità sarde e l’Europa delle Regioni", sottolineandone le realistiche ragioni in cui si colloca la prospettiva di una revisione dello Statuto speciale, animato da un sistema di livelli decisionali con "competenze e poteri" in una condizione di "equilibrata coesistenza"; mentre il contributo del prof. Tito Orrù (Federalismo ed autonomia nel pensiero e nell’esperienza dei Sardi: l’attualità de "Sa Die") è una rilettura di 160 anni della Storia isolana caratterizzata dalla specificità di autonomia e federalismo. Coordinati dal prof. Giuseppe Contini sono invece stati gli interventi alla Tavola rotonda, che ha affrontato i vari temi componenti l’ampia "visione dello Stato nel riflesso delle autonomie locali e della partecipazione dei cittadini", con i qualificati contributi degli emeriti studiosi  Fulvio Dettori, Ambrogio Robecchi Majnardi, Francesco Ciro Rampulla e Flavio Spalla. Cristoforo Puddu

 

IL CIRCOLO DI TRIESTE RICORDA ANTONIO GRAMSCI

BEN PIU’ CHE SARDO…

Il gruppo donne del Circolo dei Sardi di Trieste ha organizzato un convegno su sul grande pensatore ed intellettuale Sardo Antonio  Gramsci. Ha introdotto il Presidente del Circolo Augusto Seghene che ha salutato i convenuti e illustrato la manifestazione, presentando il gruppo donne del Circolo e passando la parola a Mariella Salis Mattana  e Vanna Chessa che a loro volta hanno presentato la Relatrice del convegno, la docente di Letteratura italiana Prof.ssa Anna Maria Lepore.  La relatrice  ha da subito voluto sottolineare che Antonio Gramsci deve essere motivo di orgoglio per tutti i Sardi, per l’alto profilo morale e culturale del grande pensatore che  parlava e pensava in sardo ma con pensieri rivolti a tutto il mondo.  Infatti egli è da ritenersi universale poiché viene studiato più all’estero che in Italia e su di lui sono stati scritti oltre 15000 libri. La professoressa ha continuato illustrando la vita dello scrittore dalla sua nascita fino agli ultimi giorni della sua vita, mettendo in particolare evidenza alcuni aspetti sentimentali dell’illustre personaggio nei confronti della sua famiglia di origine, della sua nuova famiglia con  i  suoi due figli, dei quali il più piccolo mai conosciuto, ma che  non ha mai trascurato anche negli anni più bui del carcere. Ha poi commentato e letto, alcune commoventi lettere che l’intellettuale sardo ha scritto ai suoi cari, facendo provare forti emozioni ai presenti che hanno percepito dall’intensità dell’illustrazione, quanto affetto e profondo amore Gramsci provava per la sua terra di origine e per i suoi familiari. Ha evidenziato la grande dignità che l’intellettuale ha dimostrato durante la sua esistenza, in particolare con la lettura di un manoscritto inviato dal carcere  alla madre in Sardegna:  « Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione […] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini ». Ed ancora, metteva in risalto il rispetto di Antonio Gramsci per il genere umano, in quanto egli sosteneva:  che mai provava indifferen
za per alcuno, "poiché l’indifferenza è il peso morto della storia e quindi indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita".
La relatrice  ha proseguito con gli anni trascorsi da Gramsci al liceo Dettori di Cagliari e la sua partecipazione alle discussioni di carattere culturale e politico per l’affermazione del libero pensiero. Per proseguire con gli anni di Torino, quando lui separatista convinto approda ad un socialismo universale ed inizia a scrivere su alcuni giornali, fino a quando si impone all’attenzione generale, non solo per la qualità della sua scrittura, ma anche per lo spessore della ricerca culturale e politica. Non può essere che così, per un uomo che si definisce pessimista con l’intelligenza e ottimista con la volontà e che termina la sua esistenza con l’integrità morale che lo ha sempre contraddistinto. Su Antonio Gramsci si può concludere con le parole di Eric Hobsbawm " Caro Nino, tu sei stato ben più che un Sardo. Ma senza la Sardegna non saresti potuto essere quel che sei diventato." Poi ancora " Gramsci il più bel dono della campagna alla città."
Angelo Curreli  

SUCCESSO DELLA PRIMA FESTA SARDA AL PIO ALBERGO TRIVULZIO DI MILANO

SAPERI E SAPORI DI SARDEGNA

Il Pio Albergo Trivulzio è un notissimo Ente per l’assistenza e per la cura degli anziani di Milano (viene chiamato anche "Baggina" dai milanesi, ma il nome ufficiale è "Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio"). La comunità dei sardi presente nell’Istituto (quindi dipendenti e ospiti), sabato 24 maggio, ha dato vita alla prima edizione della festa sarda intitolata "Saperi e sapori di Sardegna", organizzata allo scopo di promuovere la cultura isolana e di rafforzare il sentimento di solidarietà tra i lavoratori e la città e la provincia di Milano. Dopo il saluto di benvenuto di Fedora Porcu, dipendente originaria di Teti, e dopo  l’introduzione di Lea Corrias,  nativa di Ozieri, assistente sociale in servizio nella struttura da  anni e  leader del comitato organizzatore, l’incontro interculturale ha visto protagonisti, per la parte milanese,  il presidente –  Emilio Trabucchi –  e il direttore sociale    Fabio Nitti – del Pio Albergo e il consigliere delegato Tempo Libero della Provincia di Milano – Costanzo Ariazzi – e, per la rappresentanza sarda,  l’assessore alla cultura del Comune di Domusnovas, Attilio Stera, e il sindaco di Pioltello (Pioltello è un comune in provincia di Milano ma il sindaco, che  si chiama Antonio Concas, è nato in provincia di Cagliari nel 1958). La manifestazione è proseguita con la consegna dei riconoscimenti per i racconti di esperienza vissuta tra emigrazione dalla Sardegna e inserimento lavorativo a Milano: premiati due ospiti (Anselmo Argiolas di Musei, e Giovanni Sionis di Ballao) e due dipendenti  (Margherita Fancellu di Bessude  e Flaviana Firinu di Santa Giusta). La mattinata si è conclusa con un corale commosso ricordo di una dipendente sarda dell’Istituto, Paola Chessa, originaria di Mores, prematuramente scomparsa. Tutti i presenti hanno voluto esprimere con un calorosissimo applauso  la loro solidarietà al marito e ai due figli di Paola e ai suoi tre fratelli, anch’essi prodigatisi nell’organizzazione della giornata sarda. All’ora di pranzo un sontuoso buffet, con menù tutto all’insegna delle specialità sarde che gli organizzatori  hanno fatto pervenire direttamente dall’isola, è stato gustato e apprezzato da  centinaia di persone. Nel pomeriggio  il gruppo folk "Gent’arrubia" di Abbiategrasso ha proposto lo spettacolo "Il ciclo della vita" con  balli e canti tradizionali sardi. Il comitato organizzatore ha anche allestito due mostre, una fotografica (con immagini di vari paesi sardi e testi di diversi poeti)  e una etnica (con utensili tipici di diverse zone sarde). Alla raccolta di documenti e di oggetti hanno fattivamente collaborato con i loro emigrati a Milano i Comuni di Domusnovas, Ussassai, Mores, Teti, Ozieri e Pattada. Paolo Pulina

INAUGURATA LA SEDE DEL CIRCOLO DI GATTINARA (VC)

PER "SU CUNCORDU", UNA CASA NUOVA

E’ stata inaugurata sabato scorso, la nuova sede dell’associazione sarda Cuncordu di Gattinara. A sottolineare il momento più importante della cerimonia, prima l’antico rito del grano, che va gettato in aria da un piatto che poi viene rotto facendolo cadere a terra, per augurare prosperità e gioia e poi i colpi a salve dei Fucilieri nell’antica milizia di Sardegna subito dopo il taglio del nastro. Immediatamente dopo l’Ave Maria recitata in lingua sarda ("Deus ti salvet, Maria"), da suor Maria Piras, salesiana in servizio a Gattinara, ma originaria di Cagliari, e la benedizione del parroco, don Franco Givone. Così è iniziata la nuova era dell’associazione sarda Cuncordu di Gattinara che ha inaugurato la nuova sede di corso Vercelli 260. I locali, disposti su due piani, sono abbinati a un ampio frutteto. Il pomeriggio si è aperto con la messa celebrata da don Franco Givone nel santuario della Madonna di Rado, a cui hanno partecipato anche i Fucilieri, del circolo sardo di Biella. Al pomeriggio erano presenti anche i presidenti di altri circoli sardi, il presidente nazionale della FASI (la Federazione delle associazioni sarde in Italia) Tonino Mulas, gli assessori Giovanna Platini e Mario Mantovani e il preside dell’istituto alberghiero Alessandro Orsi, con cui il Cu
ncordu ha avuto modo di collaborare. A fare gli onori di casa il presidente Maurizio Sechi, che ha letto anche un messaggio del primo presidente (attualmente presidente onorario residente in Sardegna), Tonino Deliperi che, definendo il circolo «una piccola ambasciata di Sardegna, con porte sempre aperte, mano distesa». Questo il messaggio di Tonino Deliperi che durante la sua permanenza in continente ha saputo creare saldi legami: Come tanti – ha detto Deliperi – anche io sono sbarcato in "continente" negli anni 60/61, con fratello e sorelle in coda, attaccato ai bagagli dei miei genitori; avevo 4 anni, ancora non sapevo che, come comandati da una bussola genetica, prima o poi avrei fatto ritorno nell’isola, che, seppur popolata da persone con diverse e spesso contrastanti origini, doveva essere la mia casa; oggi mi viene il dubbio che forse ero più a casa tra i sardi fuori. Da ciò, mentalmente e poi anche fisicamente, con un piede nell’isola e l’altro in terra piemontese, pensai a quanto potevano i sardi di Gattinara, se riuniti e motivati, non di potersi esprimersi singolarmente ma di fare massa propulsiva capace di dare ed esserci con idee e fatti, all’interno di una comunità che comunque ci aveva positivamente accolti. Un amico pavese in vacanza nell’isola negli anni 98/99, mi disse: "conosco chi può darti una mano"; organizzò l’incontro, era Filippo Soggiu, allora presidente della Federazione dei Sardi in Italia, per molti oggi, "Il Presidente". Si riuscì nel luglio del 2000, non con tanta facilità, ad andare con altri 11 sardi davanti a un notaio per apporre la propria adesione. Era nato Cuncordu, il Coro in italiano, il giusto nome per dare alle diverse voci, coralmente un unico scopo. In città poi, forti dei rapporti consolidati dai nostri genitori, sardi di prima generazione e proseguita da noi, la strada era meno difficile e numerosi furono i motivi per una reciproca collaborazione. Inoltre i cittadini e l’amministrazione comunale, in particolare l’allora sindaco e amico Mario Mantovani, considerava come oggi la presenza dei sardi una parte dell’intera famiglia gattinarese. Da allora, con molti sforzi e piccolissime risorse, i fondatori con le famiglie, soci e simpatizzanti, lavorarono gomito a gomito, con diverse età ed esperienze personali, creando di volta in volta maggior coesione e determinazione. Tanti i progetti e numerosi gli obiettivi raggiunti: con le amministrazioni e associazioni comunali e provinciali che in ogni occasione anno dato la piena disponibilità; con la FASI, sperando che la Federazione possa essere vera rappresentante dei vari circoli, diversi ma con egual spirito, coordinandoli pur mantenendo ognuno nella propria realtà, caratteristiche, capacità e autonomia di pensiero; con le associazioni dei sardi vicine; con l’importante collaborazione dell’Istituto Alberghiero "G. Pastore" di Gattinara, diretto da Alessandro Orsi, insostituibile consigliere nelle manifestazioni per la divulgazione e la promozione della cultura enogastronomica sarda e con la benedizione della Chiesa, anche partecipando attivamente attraverso i propri rappresentanti agli incontri ed eventi in Piemonte come in Sardegna. Oggi, con un poco di esperienza in più, nell’intento di proseguire con l’iniziale determinazione, in una società sempre più tecnologicamente globalizzata tesa all’omogeneizzazione dei popoli, probabilmente la vera ricchezza sta nell’insieme delle proprie diversità, attraverso una concezione di solida e duratura unità familiare. E in questo senso Cuncordu è una grande famiglia; dove una stretta di mano deve contare più di un messaggio elettronico. Rivolgo un caro saluto a tutti i presenti, ai miei soci e in particolare un affettuoso augurio al presidente Maurizio Sechi, che, con grande capacità e perseveranza, nel mantenere vivi i principi e i valori dell’associazione, inaugurando la nuova sede, si appresta a scrivere per Cuncordu un nuovo capitolo. Piccola Ambasciata della Sardegna, con porte sempre aperte, mano distesa, cuore grande ma irriducibilmente sardi, alfieri di una regione troppo spesso distratta con i propri fratelli, ma sempre e comunque l’Isola Madre».

Giuseppe Orrù

SU SOTZIULIMBASARDA.IT LE MANIFESTAZIONI A MELZO DEL "REMUNDU PIRAS" DI CARNATE

TZIU REMUNDU, BIDDANOA E SA LIMBA

Remundu Piras? Unu de sos mègius pianificadores linguìsticos chi amus mai tentu. Est custa sa nova chi nd’est essida fora dae su cungressu subra sa figura de su cantadore de Biddanoa Monteleone organizadu in Melzo (Mi) dae unos cantos tzìrculos de emigrados. Si calicunu cheriat opònnere su mundu de sa poesia traditzionale a cussu de sa pianificatzione linguìstica, pro custa bia, no at tentu resone. Pro ammentare su poeta "a bolu" prus famadu, sos disterrados ant cumbidadu unas cantas dies como tres relatores de importu: Paolo Pulina, rapresentante de sa federatzione de sos sardos in Itàlia, Pàulu Pillonca, espertu màssimu de cantadores e poesia, e Giusepe Coròngiu, espertu de polìtica linguìstica. Occasione nòdida custa ca, sa domo de imprenta Domus de Janas de Ceraxus, est congruende s’imprenta de s’òpera  omnia de s’autore de Mistèriu. E Paolo Pulina est resessidu in sa relata sua a pintare cun paràulas galanas sa realtade de sas garas chi faghiant, e faghent, ammachiare sas biddas nostras de cada chirru de s’ìsula. Comente totus ischint, difatis, sa poesia a bolu non s’est limitada in sos oros de Logudoro, ma at balangiadu tretu e audìtziu in onni parte de s’ìsula finas a èssere, a unu tzertu puntu, sa rapresentàntzia de una poesia "natzionale-populare" sarda. Finas cun unu mollu de "limba comuna" impreada e cumpartzida, chi a la definire "logudoresu" est unu logu comune pagu iscientìficu e isviadore. Giusepe Coròngiu, chi depiat acumprire su tema de s’atualidade de Remundu Piras, at ghetadu unu ponte ideale intre su cantadore biddanoesu e Giròmine Araolla, fundadore de sa poesia e de sa limba comuna sarda. "A unu momentu istòricu dadu sa classe dirigente sarda at traitu sa limba – at naradu s’intelletuale lacunesu – e sunt istadas sas classes populares a la mantènnere bia, mancari dialetizada. Finas a sos Annos Setanta de su Noighentos, cando s’est pesadu su movimentu linguìsticu. A parre de Coròngiu, Remundu Piras diat èssere oe in die unu pianificadore linguìsticu mannu ca in su soneto famadu suo "No sias isciau" (iscritu in su 1977) aiat ammostradu de àere cumpresu bene sa chistione polìticu-linguìstica sarda. E aiat finas indicadu carchi isòrvida. Est duncas una faddonca manna a leare a cunsideru a Piras comente unu poeta mescamente "populare" o "semicolto", comente calicunu at naradu. Forsis diat a èssere pretzisu a lu cramare "militante". Pro Pillonca, reconnotu comente s’istudiosu prus cu
mpetente de custu setore, non b’at duda peruna chi Coròngiu tenet resone. E, at annantu s’iscritore osilesu-ogiastrinu, <sunt sos istudiosos acadèmicos de oe chi, sena ischire mancu una paràula de sardu, si permitint de non connòschere unu personàgiu comente a tziu Remundu e a pontificare subra sa limba. Ma – at naradu galu Pillonca – tocat de pònnere atentu a su sonu de sa limba, prus de s’iscritu. Ca est su sonu chi faghet bìvere una limba,chi si restat tancada in intro de s’iscritura de sos libros, est destinada a abarrare morta e frita in unu parastàgiu>. A merie, semper in Melzo, cungressu de presentazione de su progetu ambientale e turìsticu de sa comuna de Biddanoa Monteleone. Su sìndigu, Sebastiano Monti, at contadu chi sa bidda at atzetadu sa filosofia de su Presidente de sa Regione Renato Soru de non tocare sas costeras ìnnidas e punnare a un’isvilupu alberghieru in intro de sa bidda. Sèberu premiadu cun finanziamentos regionales de miliones de euros. Una politica custa, identidade-bellesa-turismu-ambiente-limba, chi forsis diat èssere piaghida meda a tziu Remundu puru. "No sias isciau", unu manifestu sìncheru de politica linguistica

*No sias isciau*

O sardu, si ses sardu e si ses bonu/ Semper sa limba tua apas presente: No sias che isciau ubbidiente/ Faeddende sa limba ‘e su padronu./ Sa nassione chi peldet su donu/ De sa limba iscumparit lentamente,/ Massimu si che l’essit dae mente In iscritura che in arrejonu./ Sa limba ‘e babbos e de jajos nostros/ No l’usades pius nemmancu in domo/ Prite pobera e ruza la creides./ Si a iscola no che la jughides/ Po la difunder menzus, dae como/ Sezis dissardizende a fizos bostros. *Remundu Piras, su 29 de Santu Aine de su 1977* Giuseppe Corongiu

 

LA MOSTRA ORGANIZZATA DAL CIRCOLO "SARDEGNA" DI MONZA

IL MURALISMO IN LOMBARDIA E IN SARDEGNA

Si è conclusa con un lusinghiero successo di pubblico e di interesse da parte di alcuni comuni lombardi-brianzoli, la mostra fotografica di 70 quadri fotografici 50×70 e 70×100, "Il muralismo in Lombardia e in Sardegna" inaugurata il 19 aprile 2008 a Nova Milanese e realizzata dal Circolo Culturale Sardegna di Monza-Concorezzo-Vimercate, con il patrocinio della Regione Lombardia, dalla Regione Sardegna, e da altre istituzioni. La mostra racconta un po’ la storia del Muralismo in Lombardia e in Sardegna. Particolare curioso, il primo murale della Sardegna fu dipinto da Pinuccio Sciola nel 1968, a San Sperate, oggi paese museo, mentre il primo murale di Orgosolo fu realizzato dal collettivo studentesco milanese Dionisyos nel 1969, a ricordo di un incontro con studenti sardi. Dopo Nova Milanese, la mostra sarà esposta a Concorezzo, dal 5 all’8 giugno 2008, nell’ambito della Festa Popolare Sarda di Concorezzo, al Parco Zoia, con cucina tipica sarda, ballo liscio e balli sardi in costume. Sono stati invitati a questo evento di promozione della Sardegna e di scambio culturale con la Lombardia-Brianza, sia il presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, sia l’assessore al lavoro ed emigrazione, Romina Congera, sia le autorità della Brianza e dell’Ogliastra, nonché la Fasi e i 22 circoli sardi della Lombardia, per domenica 8 giugno. Dopo la pausa estiva, sarà esposta da sabato 30 agosto a domenica 7 settembre 2008 nella sala mostre del Comune di Busnago, nell’ambito della Festa Popolare sarda di Busnago, dal 5 al 7 settembre 2008, con cucina tipica. Poi approderà alla Torre della Marina di Barisardo, in Ogliastra, con inaugurazione sabato 13 settembre, dove resterà in mostra sino al 28 settembre. Dall’1° al 7 ottobre sarà esposta a Vedano al Lambro, dove c’è un grande muro dipinto da un gigantesco murale. Dall’11 al 17 ottobre, sarà esposta a Vimercate, nell’ambito di 2 giornate di amicizia Brianza-Sardegna. Anche il Circolo Giomaria Angioy di Marchirolo (VA) è interessato alla mostra dei murales, a novembre. Marchirolo è uno dei paesi della Lombardia che vanta numerosi murales, molti dedicati all’emigrazione locale nella vicina Svizzera. Salvatore Carta

 

LA BANDIERA SARDA ALLA "FESTA DEI SARDI" DI VIMODRONE

LA CELEBRAZIONE DE ERANU

Come ormai tradizione si è svolta a Vimodrone organizzata dal Circolo Socio Culturale dei Sardi "LA QUERCIA" la  Festa de Eranu", la festa di primavera dei sardi, giunta alla sua 17ma edizione. Anche quest’anno Vimodrone ha vissuto tre giorni di cordialità e amicizia con questa Associazione. Nell’ambito della manifestazione si  è tenuta una mostra internazionale , itinerante sul tema "LA BANDIERA SARDA". Lo stemma dei sardi, questi quattro mori sul fondo bianco intersecato da  una croce rossa. incutono sempre sentimenti di curiosità e immaginazione. Per i sardi rispetto, amore, profondo attaccamento alla Sardegna e tanti ricordi della loro terra. Questo simbolo ha origini antichissime, alcuni storici ritengono sia di origine aragonese, altri di origine autoctona con riferimento ai 4 giudicati di cui nel medioevo era ripartita la Sardegna. Attraverso le opere di vari artisti sardi questi sentimenti vengono espressi in maniera molto forte ed espressiva, modi diversi attraverso l’arte di vedere questo simbolo molto originale ed arcaico. Origini molto lontane fanno si che questi 4 mori bendati rappresentano il coraggio, la rivalsa verso l’oppressione e tanta voglia di libertà del popolo sardo. C’è stato come un gemellaggio con artisti vimodronesi con delle opere molto pregevoli coordinate dall’amico dei sardi l’artista Pier Giorgio Ballerani, il quale ha rimarcato la genialità delle opere esposte. La festa ha riscosso un grande successo di pubblico. I vimodronesi e non, hanno apprezzato la cucina sarda con i suoi aromi e sapori, la sua originalità e la cortesia. La proiezione di filmati sulla Sardegna hanno fatto conoscere questa terra cosi unica e particolare. La musica sarda del complesso "Lame a foglia d’oltremare", i costumi folcloristici sardi del gruppo "Ichnos" hanno allietato le tre serate. Finale con sottoscrizione a premi con 1° premio un viaggio in Sardegna, ha concluso la manifestazione e con un grazie a Vimodrone che ancora una volta ha
apprezzato l’amicizia, e la cordialità di questa Associazione dei sardi. Se volete conoscere meglio il circolo dei sardi visitate il sito http://www.circololaquercia.it/ o scrivete all’indirizzo mail   laquerciavimo@tiscali.it
Michele Cossa

 

LA FESTA DI "SAN PIETRO E PAOLO" ORGANIZZATA DAL CIRCOLO "ANGIOY"

A MARCHIROLO IL 28 GIUGNO, I "TRAIN TO ROOTS"

"Terra e Acqua" prende vita fra le mura dell’T.T.R Orange Station Studio di Sassari, nella primavera del 2007. L’intensa attività live della band induce alla ricerca di sonorità e ritmiche suggestive ed incalzanti prettamente roots, ma che lasciano lo spazio anche a melodie più semplici e leggere tipicamente lover. L’album prende il nome da una serie di fattori coincidenti come gli stessi temi trattati: prima di tutto il rapporto molto forte fra il gruppo e la propria terra, la Sardegna, e il bisogno di esprimere i propri disagi, disappunti ed eventuali soluzioni e speranze che prendono vita nell’isola, ma di fatto si adattano a qualunque altra realtà. Non meno importante la scelta degli elementi naturali, la terra e l’acqua appunto, simbolo per eccellenza di vita e fertilità. La registrazione effettuata da maggio a dicembre del 2007, da Nicola Tranquillo nel suo Studio di San Nicola La Strada, a due passi da Caserta, stimola il gruppo alla rivisitazione di un classico della musica italiana, la popolare Amarsi un po’ che, oltre ad essere un omaggio a Battisti, si adatta particolarmente bene alla ritmica in levare. Oltre all’uso dell’italiano nel disco è presente l’inglese, lingua internazionale che permette l’ascolto e la comprensione in tutto il mondo, e la lingua sarda in due diverse varianti: quella sardo-logudorese e quella sardo-campidanese. Il sardo è stato una scelta spontanea e naturale nell’elaborazione di testi che raccontano la Sardegna. All’interno del disco sono presenti alcune partecipazioni di valore che ben si sono integrate nel progetto dal punto di vista propriamente musicale. Allo stesso tempo testimoniano di un percorso che vuol essere un punto d’incontro culturale al centro del Mediterraneo: si tratta di Ranking Joe, jamaicano, che al meglio interpreta un’insistente ritmica step, di Sergente Garcia, francese, che canta in spagnolo una lover in maggiore e di Roots Man I, sardo a Firenze, che propone la sua originale versione del Sa Gana Riddim. Sono presenti inoltre nel disco delle collaborazioni da parte di Sensitive Dub e King Kietu della Sardinia Bass Legalized, e dei napoletani Dabol,i quali propongono le versioni dub di alcuni pezzi. Il disco, prodotto dai Train To Roots e da Nicola Tranquillo, è stato missato da quest’ultimo e da Papan’tò che ha curato la direzione artistica, ed è stato masterizzato allo Sterling Sound Studio di New York da Will Quinnell. La foto di copertina è stata scattata in nave, in una delle tante andate e ritorno dalla Sardegna al continente e racconta del succo del disco: il concetto stesso della Terra e dell’Acqua, quel continuo viaggiare per confrontarsi con altre realtà, quell’isolamento che a volte è un limite ma  più spesso una ricchezza, ciò che i Train To Roots sono e ciò che li differenzia e separa dal resto.Gianfranca Canu

 

LA MANIFESTAZIONE "FATTORIA IN CITTA’" CON IL CIRCOLO "DESSI’"

LA SARDEGNA A VERCELLI              

Per iniziativa delle maggiori istituzioni pubbliche e private cittadine e provinciali, è andata via via consolidandosi la tradizione che vuole, a Vercelli, la primavera occasione d’incontri con l’arte e la cultura ma festeggiata anche con manifestazioni di gran richiamo popolare. Fra queste ultime, ancora una volta  la "Fattoria in Città",ospitata in un’ampia area di verde, ha riproposto per quattro giorni, uno squarcio di mondo agropastorale rappresentato con mostre, stand e molteplici esposizioni, in un clima festoso di sano divertimento e svago, molto gradito a un pubblico sempre più interessato e sempre più numeroso. E così, soprattutto per la gioia dei bambini, ecco in bella mostra mucche dalle razze più pregiate: le bianche bovine piemontesi; le pezzate nere Frisone (vere e proprie macchine da latte) le pezzate rosse di Oropa ed altre ancora. Tanti esemplari di vitelli e vitellini sono stati ammirati; così come le capre Saamen, note per il lungo vello bianco, quelle biellesi con gli agnellini; e poi una gran varietà di uccelli ma anche animali da cortile: anatre, oche, pavoni, persino galli da combattimento, tutti ben esposti in ampi e agili spazi. Come in passato, anche in questa manifestazione la Regione Sardegna è presente con diverse rappresentanze, in stretto contatto e sostenuta dall’Associazione Culturale "G.Dessì" di Vercelli e dalle Associazioni del Comune di Vercelli che, quest’anno, è stata più che uno sponsor, una parte attiva nell’organizzazione e nella presentazione dei gruppi della Sardegna. In quest’opera di sostegno e fattiva collaborazione si sono particolarmente distinti i vertici dell’ASCOM nelle stimate persone di Tony Bisceglia e Felix Lombardi, soprattutto in occasione dell’esibizione dei balestrieri di Iglesias, di cui diremo più sotto. Protagonisti della manifestazione non potevano mancare gli espositori che dai propri stand hanno offerto i prodotti tipici delle regioni di appartenenza: si va dal pane, offerto anche appena sfornato, ai prodotti caseari, ai prosciutti di cinghiale, alle porchette e agli insaccati e via dicendo. Gli stand degli espositori sardi, come è ormai consuetudine, sono stati visitati da un gran numero di persone che, senza risparmio, hanno acquistato ogni ben di Dio offerto in gran quantità. E così, citiamo, per esempio, "La pasta fresca" di Stefano Serra di Monastir, uno stand che ha attirato un gran pubblico per la varietà e la qualità dei suoi prodotti. Tra le esposizioni dei prodotti relativi alle diverse varietà regionali del pane, una grande folla per tutta la durata della manifestazione ha visitato la mostra allestita dalla Pro-Loco di Villaurbana (Or). In questo stand è stato addiritura predisposto una sorta di museo del pane con vari esemplari di prodotti elaborati artisticamente. Inoltre, ai visitatori è stato offerto, nelle diverse forme, pane appena sfornato, tra cui "su coccoi", pezzo forte della produzione sarda, oltre
a "i suppas" e "su pani indorau". Al riguardo va detto che Villaurbana ancora oggi produce grandi quantità di grano duro. Per antica tradizione, tante famiglie attualmente continuano a consumare abitualmente "su pani de trigu", tipico pane casalingo. Inoltre tra le varie produzioni-confezioni di  pane di pasta dura, sono particolarmente note, e apprezzate, in occasione delle feste, quelle che fanno de "su coccoi fattu in domu"un prodotto molto gustoso e gradevole anche sul piano artistico. Il sindaco di Villaurbana, Luca Casula, constatando il successo dei suoi espositori, con una punta d’orgoglio ci dice che aderendo all’Ente "Città del pane", il suo Comune, dal 2002, è entrato ufficialmente nel circuito nazionale per la valorizzazione del pane casalingo. Nel contesto di questa festosa kermesse, naturalmente, tante altre attrazioni e spettacoli sono state presentate al pubblico, tra cui un volo di falconi e altri rapaci, sempre tenuti a bada da esperti falconieri; c’erano anche i ponies per brevi cavalcate dei bambini, nonché l’opportunità per gli stessi bambini e i loro genitori per un giro in città su carri di antica foggia trainati da pazienti e robusti cavalli. Come si è potuto leggere fin qui per quattro giorni, tanta gente, nonostante un tempo grigio e, a tratti piovoso, ha affollato le aeree verdi che hanno ospitato la "Fattoria". Ed ora qualche accenno all’esibizione della compagnia dei Balestrieri "Salvaterra" di Iglesias, ospite d’onore dell’edizione 2008 della "Fattoria", edizione che si è tenuta nel parco "Kennedy" appositamente allestito alla bisogna. Il Presidente della compagnia Antonello Falchi ha spiegato al numeroso pubblico che la sua è un’associazione costituita per la valorizzazione storica e culturale dell’Iglesiente. Con le varie attività (balestrieri, musici, figuranti, ecc) l’Associazione promuove e divulga la cultura e la storia di Villa di Chiesa (l’altro nome d’Iglesias) ma soprattutto intende far conoscere l’uso e l’arte del tiro con l’antica balestra. L’esibizione dei balestrieri con tiri di precisione al bersaglio, è stata preceduta da un breve interessante corteo di carattere medievale aperto dai tamburini, seguita da alcune dame dai costumi del tempo e chiuso da balestrieri con le antiche armi fedelmente riprodotte. Una curiosità: l’abito della moglie del Presidente Falchi, che precedeva il gruppo delle dame vestite con i costumi del tempo (1300 circa) è tratto da un affresco di Ambrogio Lorenzetti che si trova nel Comune di Siena e rappresenta il buono e cattivo governo. Infine, in omaggio alla città ospitanti , i balestrieri si sono sfidati per i 4 rioni storici di Vercelli e il palio è stato vinto dal quartiere Cervetto. Il tiro singolo al corniolo è stato vinto da messer Roberto Atzori. E’ indubbio che lo spettacolo di grande interesse storico-culturale offerto dalla compagnia dei Balestrieri di Iglesias nell’ambito della "Fiera in Città" del 2008, resterà a lungo impresso nella memoria dei Vercellesi.

Gian Paolo Porcu

 

MOSTRA TESSILE A LUGANO CON IL CIRCOLO "SA BERRITTA"

SUL FILO DELLA CULTURA

Oltre alle consuete attività annuali, l’obiettivo primario del Circolo "Sa Berritta" resta quello di promuovere eventi, suggerendo trame di percorsi culturali che si possano intrecciare con la memoria collettiva e la comunità con la quale si convive quotidianamente. Tessuti, trame, lane, orditi, sono stati il filo conduttore degli ultimi mesi che ha visto i componenti dell’associazione di Lugano, impegnati perla realizzazione della prima mostra tessile "SUL FILO DELLA CULTURA", che si è svolta a Lugano. Sono stati tesi fili per dare inizio a rapporti tra due realtà scolastiche, uniti dalla passione per un’arte antica, quale la tessitura. La mostra è stata presentata nel patio della villa dell’ex Asilo Ciani che gode di luce naturale grazie alla particolarità di un lucernario piramidale in vetro e metallo, alla decorazione di archi tipici di fine 800 e di un bellissimo pavimento in legno, valorizzando ulteriormente i manufatti esposti. Alcuni allievi e insegnanti della scuola tessile di Samugheo, sezione dell’Istituto d’Arte di Oristano, hanno così potuto visitare il centro Scolastico Industrie Artistiche di Lugano, suggerendo spunti per futuri stage. I giovani di Samugheo hanno esposto numerosi manufatti presentando materiali diversi dalla lana al cotone, utilizzando fili di rame,carta, paglia. L’elegante angolo dei gioielli, tessuti con fili di rame. ha fatto da contrasto con la realizzazione di un telaio rudimentale, composto da due rami nodosi di ginepro e da un ordito grossolano, come a suggerire l’atavica nascita della tessitura. Gli allievi della Scuola d’Arte di Lugano, avendo come tema per la maturità di quest’anno "Tessuti scolpiti sulla pietra", hanno presentato diversi copri casse e copri panche, risultato del progetto legato al territorio di Giornico, in riferimento alla "Battaglia dei Sassi Grossi" con la scacciata, nel 1478, delle truppe milanesi dal territorio ticinese. Eugenia Pinna: nata a Nule (Nu), artista tessile contemporanea che, da diversi anni, sperimenta colori e disegni innovativi, affiancando al suo impegno di artista il compito di trasmettere con metodo didatticol e sue conoscenze sulla tessitura classica; Wilda Scanu: socia "storica" della cooperativa tutta al femminile di Mogoro "Su Trobasciu", attiva da trent’anni e impegnata a preservare gli antichi segreti della tradizione,pur consentendo alle esecutrici una personale interpretazione, che qualifica il manufatto artigianale a produzione artistica. La collaborazione delle due artiste ha permesso la realizzazione di uno spazio-laboratorio didattico per l’esecuzione di piccoli manufatti da realizzare su telaietti verticali e orizzontali. I lavori realizzati a Ploaghe, Aggius, Isili, Pozzomaggiore, presentati in un susseguirsi di tele come opere d’arte, sono stati la testimonianza che, con la tessitura, non solo venivano realizzati manufatti per abbellire le case con arazzi e cuscini, ma si tesseva per soddisfare le esigenze quotidiane, lenzuola, teli per il pane, coperte "Sa Fressada" e bisacce "Sa Bertula", utilizzate dagli uomini di campagna per trasportare cibi vari. Con la tessitura su telai orizzontali o verticali si confezionavano inoltre capi di vestiario come pantaloni, mantelli.e parti del costume sardo. Buona l’affluenza delle scuole e degli utenti dei laboratori protetti che con interesse oltre alla visita della mostra, hanno potuto assistere alla proiezione del filmato "
Dalla Lana alla Trama
", documentario realizzato dalla regista nuorese P.J Gambioli sulla storia della tessitura di Nule. Gli ultimi giorni della mostra hanno visto come protagonisti i giovani delle scuole di Lugano, incantati e ammutoliti davanti al fascino gestuale e narrativo di Chiara Vigo, conosciuta come "La Tessitrice del Mare", che filando fili d’oro ha tessuto nelle loro anime l’amore per il lavoro e il rispetto della natura , con la promessa di ritrovarsi nella sua Bottega del Bisso, a Sant’Antioco in Sardegna, o in un futuro progetto a Lugano.

SCUSA, ME LO PUOI FARE UN AUTOGRAFO?

E’ FETICISMO, BABY

L’altro giorno ero all’aeroporto di Fiumicino e tra i passeggeri in attesa per Cagliari c’era anche Gianfranco Zola, che cercava di ingannare il ritardo dell’AirOne chiacchierando con un amico. Con sincera compassione ho contato quante volte nell’arco di mezzora è stato molestato da uomini, signorine, ragazzini e nonne che andavano a chiedergli di firmare su qualunque supporto disponibile, dal retro della carta d’imbarco all’involucro di una gomma da masticare. Una ragazza si è fatta autografare l’avambraccio depilato. Non ho potuto fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello se la natura dell’autografo fosse collegata al mestiere della persona a cui lo si chiede. Tipo che io sono una che scrive, e quindi ha un senso chiedermi di diluirmi per iscritto pezzo a pezzo. Ma un calciatore sarebbe più giusto se potesse dare una bella pedata nel culo come souvenir, giusto perché ha il tocco magico nel sinistro. Ho chiuso gli occhi e ho passato il tempo che mi separava dall’imbarco a trastullarmi immaginando Gianfranchino Zola in piedi davanti all’uscita 34, mentre una sfilza di persone si posizionavano spontaneamente davanti a lui a novanta gradi per ricevere a turno internatica un ricordo concreto del geniale fantasista: entusiaste vecchiette sollevate da terra dal tocco principesco del campione, ragazzini fieri di avere il culo illividito dal suo sinistro impeccabile, elegantissime fanciulle con il deretano deformato dal ricordo di un vero numero uno. Calci in culo a zia Francesca con finto dribbling. Calci in culo a Maria Rosa con rincorsa. Calci in culo a Giuseppe con simpatia. Che meraviglioso modo di attendere un aereo! Il fatto è che io divento improvvisamente sociopatica se uno mi chiede l’autografo. Leggo una chiara nota di feticismo in questa declinazione laica della passione per le reliquie, un tentativo di reificazione che mi fa alzare esponenzialmente la soglia di pudore personale, perché a differenza di Padre Pio io sono ancora viva e mi posso difendere. Se ci riesco senza essere scortese, non firmo niente. Al massimo scrivo una dedica. E anche lì bisogna stare attenti a cosa ti chiedono di fare.

"Scriva: da Michela a Mario con simpatia"

"E’ lei Mario, signora?"

"No, è il mio fidanzato!"

"E cosa ne so se mi è simpatico, scusi. Magari è un odioso indimenticabile. Facciamo che scrivo: A Mario con diffidenza, va bene?"

"ma…"

"Ok, allora scrivo: A Mario sulla fiducia."

Il giorno che per compiacere qualcuno metterò per iscritto che ho simpatia per un perfetto estraneo starò già respirando l’aria senza utilità comune. A volte qualcuno si avvicina per farmi firmare non un mio libro, ma un pezzo di carta qualunque. Lì scatta in me il crudo interesse dell’entomologo.

"Perché vuole che glielo firmi?"

"Per… per averlo"

"Cioè lei mi sta dicendo che vuole avere un pezzo di carta rosicchiato con il mio nome scritto da me sopra?" 

Solitamente a questo punto la persona se ne va via pensando che sono strana perché mi rifiuto di firmare un pezzo di tovaglia da pizzeria. Artisti, gente con certe manie… pensa che non mi ha voluto firmare l’autografo! Uno cosa diventa scrittore a fare, allora… Da questa possessione non sono indenni nemmeno parenti e amici, e a volte la molestia feticista arriva da dove non ti aspetteresti mai. Per esempio ieri.

"Autenticami il tuo libro sulla Sardegna"

"…"

"Non fare finta di non aver sentito. Firmami il libro, su!"

"…Mamma, ma ti sei rincoglionita?!"

"Non usare quel tono con me. Sono tua madre. Autentica, avanti!"

"Mamma, il libro è autentico anche senza la firma. E poi sei mia madre, che te ne fai della mia firma?"

"E’ bello averla"

E’ bello averla. E io che credevo che la mamma fosse ancora un bene rifugio. Michela Murgia

LEGAMBIENTE, PER FORTUNA, PREMIA LA SARDEGNA

14 VELE PER L’ISOLA

E’ in Sardegna che si concentra il più alto numero di località costiere che ottengono il massimo riconoscimento di Legambiente, ben 14 su un totale di 54. Non è da meno la Toscana che tra le
migliori ne piazza 11 seguita dalla Sicilia con 9 località nella parte alta della classifica compresa quella a 5 vele l’isola di Salina, nell’Arcipelago delle Eolie, che accorpa i comuni di Santa Marina Salina, Leni e Malfa. Bene anche la Puglia con 7 località al top.L’assessore regionale del Turismo, Luisa Anna Depau, ha espresso viva soddisfazione per il risultato delle rilevazioni sulla qualità dell’offerta ricettiva e dell’ambiente di mari e spiagge italiani effettuate da Legambiente e pubblicate nella "GuidaBlu 2008" presentata a Roma. La Sardegna, infatti, è risultata la regione che ha ottenuto il massimo riconoscimento con il maggior numero di località costiere premiate. Le "vele" (5 e 4) sono state assegnate da Legambiente, su un totale di 54 località a livello nazionale, a Domus de Maria 5, Baunei 5, Posada 5, Villasimius 4, Cabras 4, Bosa 4, Arbus 4, Alghero 4, Sant’Anna Arresi 4, Pula 4, Orosei 4, Teulada 4, Dorgali 4 e Siniscola 4. I parametri attraverso i quali Legambiente attribuisce le "vele" alle località costiere sono suddivisi in due principali categorie: qualità ambientale e qualità dei servizi ricettivi.

 

UN’INDAGINE DEL "IL SOLE 24 ORE" SULLE VIOLAZIONI DELLE LEGGE

LA PROVINCIA DI ORISTANO TRA LE PIU’ SICURE D’ITALIA

Oristano. Beati gli ultimi! Perché quel posto numero 101 in classifica, sulle 103 province d’Italia, significa che Oristano in fatto di sicurezza è un paradiso terrestre. E con buone prospettive, addirittura, di raggiungere il top a fine anno. Tutto ciò considerato che nel 2007 i reati hanno registrato un calo, rispetto al 2006, del 5,3%, mentre Enna (102ª) appena dell’1,7% e Isernia (103ª) ha evidenziato un trend in crescita (+15,9%). Oristano città tranquilla, dunque, ma, a dire il vero, la mappa della criminalità pubblicata dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore non aggiunge più di tanto a quanto già si sapeva, perché negli ultimi anni (a partire dal 2003, anno degli attentati e del boom rapine, passate da una del 2002 a nove) la città di Eleonora si è sempre piazzata ai vertici della classifica, meritandosi l’appellativo di «isola felice». Uno status in tempi recenti messo in più volte in discussione dagli stessi addetti ai lavori, ma forse più per l’esigenza di tenere comunque alta la guardia che per effettiva necessità. Oristano tra le primissime in Italia, quindi, ma già prima assoluta in Sardegna. La classifica del Sole è stata stilata prendendo in considerazione sette tipologie di delitti. Ebbene, Oristano si piazza al primo posto tre volte e una al 3º, al 4º, all’8º e al 25º posto.Ma vediamole nel dettaglio. Omicidi volontari. In Sardegna la maglia nera spetta a Nuoro, 12ª in campo nazionale, con dieci omicidi (3,81 ogni 100mila abitanti) e nessuna variazione percentuale rispetto al 2006. Cagliari si trova al 27º posto, sei delitti e un ragguardevole calo del 25%. Eclatante il dato che riguarda Sassari, 33º posto, con cinque omicidi e un incremento pari al 150% rispetto al 2006. Oristano, infine, 79ª in ambito nazionale, con un solo delitto, 0,65 per 100mila abitanti, e nessuna variazione percentuale. Truffe informatiche. A Cagliari, 21ª, i reati commessi sono stati 1.330 con +8,1% rispetto all’anno precedente; Sassari è 54ª con 688 e +26,5% rispettivamente; Nuoro 72ª, con 378 e +18,5%; Oristano 100ª con 257 e +1,6%. Significativo il fatto che questa tipologia abbia registrato un incremento più o meno marcato nell’isola e in tutto il territorio nazionale. Furti con destrezza. Anche in questo caso Oristano è isola felice: 103ª in Italia, con appena 23 reati commessi nel 2007, ma con un incremento preoccupante pari al 21,1%. Per quanto riguarda le altre province, Cagliari è 62ª, con 318 delitti e +1,3%; Sassari 70ª con 265 e -26%; Nuoro 100ª con 51 e +2,0 rispettivamente. Borseggi. Il reato, stando alla classifica, è sconosciuto nell’Oristanese, Nessun caso nel 2007, mentre 9 ne sono stati registrati a Nuoro con un incremento del 125%, 62 a Sassari (-32,5%) e 125 a Cagliari (-18,3%). Furti d’auto.Aumentano solo in provincia di Nuoro, 61ª in ambito nazionale, con 358 casi e +11,2%. Diminuiscono, invece, a Cagliari, 21ª, con 1.445 reati e -22,6%; Sassari, 52ª e -23,5%; Oristano, 96ª, con 78 casi e -17%. Furti in casa. Incremento a Sassari, 56ª, con 844 casi e +2,8%; diminuiscono a Cagliari, 815 furti in appartamento e -11,5%; Nuoro, 95ª, con 340 colpi e -4,8%; Oristano, 103ª, con 108 e -12,9% rispetto al 2006. Rapine. Anche in questa tipologia le 4 vecchie province registrano un decremento in alcuni casi significativo. A Oristano (101ª), ad esempio, sono state 18 con un rassicurante -37,9%; Cagliari è 26ª, con 240 e -11,8%; Sassari 61ª con 112 e -5,1%; Nuoro (70ª), infine, con 94 casi e una variazione del 10,5%.

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Un commento

  1. Ciao Massimiliano,

    mai avrei immaginato di uscire sulla prima pagina di un giornale! e, sono sicuro, se non fosse

    per il tuo impegno una cosa del genere non sarebbe avvenuta; c’e’ gente che merita piu’ di me.

    Ti devo dire la verita’: mi sono anche commosso, un po’ per essere in prima pagina e un po’

    nel vedere la buona considerazione che hai tu nei miei confronti e nei confronti di Sabrina

    e del nostro circolo! Non ho parole per ringraziarti!

    A Sabrina non l’ho ancora sentita, forse, lei, essendo del mestiere,

    si emoziona meno, ti faro’ sapere.

    Se te la senti, Massimiliano, continua ad informarci, sugli avvenimenti che riguadano gli emigrati,

    è cosa preziosa!

    Tanti auguri e grazie ancora!

    Gavino Dobbo

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