
Anna Marongiu Pernis
a cura di ORNELLA DEMURU
Anna Marongiu Pernis, la sua storia è di quelle che non si dimenticano: scomparsa ad appena 34 anni in un incidente aereo, Anna Marongiu è stata una pioniera dell’illustrazione durante il ventennio fascista.
Il suo talento e amore per il disegno ha portato le sue opere fino al The Charles Dickens Museum di Londra.
Scarse notizie e una esigua letteratura critica documentano la vita e l’opera di questa grande artista nata a Cagliari nel 1907 da Efisio Luigi, medico oculista, e da Nelly Pernis, cagliaritana di origine svizzera. Ebbe due fratelli: Valentina ed Enrico.
Avviata per volontà della famiglia agli studi di ragioneria, che condusse sino al diploma, la Marongiu sin da bambina praticò, da autodidatta, il disegno, rivelando un’inclinazione per l’illustrazione e la caricatura.
Datano al 1926 Le tavole per «I promessi sposi» a tempera e matita, recentemente pubblicate. Queste delicate opere giovanili presentano, pur con alcune ingenuità e soluzioni convenzionali, una eco del gusto déco internazionale.
Decisa a intraprendere la carriera di artista, nel biennio 1927-28 la Marongiu soggiornò a Roma, dove frequentò l’Accademia Britannica e lo studio di Umberto Coromaldi, presto delusa, d’altro canto, dall’insegnamento marcatamente accademico del pittore.
Più formativa dovette essere la vicinanza con il cugino Giuseppe Capponi, valente architetto razionalista e, nel 1929, progettista degli interni della casa di Gloria Bishop Gould a Roma, per la quale la Marongiu decorò i mobili della camera dei bambini.
La Marongiu produsse delle figurazioni di tono incantato, dai colori leggeri, dando all’insieme un’atmosfera metafisica, assai aggiornata per l’epoca. Il 1929 fu un anno di intensa attività: si dedicò a illustrare il Circolo Pickwick di Ch. Dickens, realizzando acquerelli e oltre duecento disegni a penna, che attualmente sono custoditi presso il Dickens House Museum di Londra: i personaggi sono individuati da un segno nitido e teso, mentre un’ironia sottile anima le scenette, ispirate alle illustrazioni ottocentesche.
Sempre nel 1929, in aprile, la Marongiu espose per la prima volta, partecipando a Cagliari alla mostra «Primavera sarda» accanto ai più noti conterranei Giuseppe Biasi e Mario Delitala. La Marongiu presentò acquerelli di tema campestre, oggi perduti, che suscitarono attenzione: da questa data, infatti, la Marongiu compare nelle più importanti rassegne e manifestazioni artistiche isolane.
Risalgono al 1930 i raffinati disegni per il Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare, ambientati in una classicità rarefatta e lontana, che ricorda, pur con una qualche tenerezza femminile, il gusto di Gio Ponti.
Nei primi anni Trenta la Marongiu si accostò all’acquaforte, tecnica nella quale eccelse: si formò a Roma, con Carlo Alberto Petrucci, alternando a lunghi soggiorni romani la vita a Cagliari.
Le prime stampe, raffiguranti soprattutto nature morte, sono del 1932: si ricordano Crisantemi e Gallo e gallina (Cagliari, Biblioteca universitaria, Gabinetto disegni e stampe). Se la prima opera colpisce per il ritmo compositivo serrato e per la maestria nel governo delle morsure plurime, Gallo e gallina è un omaggio alle incisioni secentesche, che dichiara, per altro, una diretta conoscenza dei migliori incisori italiani contemporanei, come Giorgio Morandi e Luigi Bartolini. I due animali, in primo piano, sono definiti da solchi profondi e marcati da un’inchiostratura decisa: la M. si qualifica, sia per il segno sia per la luce, come una calcografa di rara chiarezza esecutiva.
Nel medesimo periodo, la Marongiu si volse al paesaggio, realizzando tavole di piccolo formato caratterizzate da un tratteggio fitto e dinamico, interrotto da spazi bianchi come luci improvvise: è la lezione di Felice Melis Marini, maestro degli incisori sardi e valido paesista, che conobbe e apprezzò la giovane collega.
Nel 1933 la Marongiu si distinse alla IV Mostra sindacale sarda, svoltasi alla Galleria comunale d’arte cagliaritana, dove figuravano, accanto ai sardi, artisti italiani importanti come Giannino Marchig e Francesco Menzio.
Rappresentativo della produzione del periodo della Marongiu, ricca di suggestioni metaforiche e simboliche, è il disegno L’amorosa tragedia, sul tema dell’amore come commedia della vita.
Affermata acquafortista, la Marongiu. appare estranea, nei soggetti prescelti, al tema della vita popolare sarda, che invece connota la vasta e acclamata produzione incisoria isolana dell’epoca: Altalena di pagliacci, Circo equestre, Maschere sono alcuni dei titoli, che evidenziano una ricerca avulsa da ogni regionalismo.
Dalla metà degli anni Trenta, inoltre, la Marongiu si indirizzò ai temi sacri, incidendo anche una Crocifissione e una Fuga in Egitto.
Entrambe esposte nel 1936 nell’ambito della VII Sindacale sarda, le due tavole prospettano ricerche formali divergenti. La Crocifissione difatti si presenta affollata di personaggi dai forti contrasti chiaroscurali che sottolineano le masse plastiche dei corpi; all’opposto nella Fuga in Egitto prevale un elegante grafismo di superficie, sostenuto dalla intensa luminosità del paesaggio desertico popolato solo da esili palmizi che, come quinte teatrali, inquadrano l’azione.
In armonia con i progressi e i successi della Marongiu si intensificò, anche grazie alla stima di Petrucci, la sua partecipazione alle rassegne nazionali e internazionali di incisione e grafica: nel 1935 a Riga, nel 1936 ad Abbazia, in Istria, l’anno seguente ad Atene e Bucarest. Nel febbraio del 1938 tenne – con soddisfazione di critica e di vendite – la prima personale alla galleria Palladino di Cagliari: una settantina di opere tra disegni e incisioni, a sunto di tutta l’attività svolta.
Nello stesso anno la Marongiu illustrò il romanzo per ragazzi di Giuseppe Fanciulli, La barca della fortuna (Torino).
Ambientato in Sardegna: ella si ispirò alla xilografia isolana, allora in gran voga, per raffigurare una inedita Cagliari moderna e antica insieme, non folcloristica ma originale nelle sue usanze. Per Filiberto Farci, scrittore isolano tra i più noti del tempo, preparò le illustrazioni per i Racconti di Sardegna e per il romanzo L’ultima tappa.
Nel 1939 ottenne l’incarico di affrescare la cappella del Centro traumatologico di Iglesias, vicino a Cagliari, con scene dalla vita di Maria e Gesù. Per apprendere tale tecnica – poco o nulla frequentata dall’arte sarda – e prepararsi adeguatamente, la Marongiu seguì a Roma i corsi di Ferruccio Ferrazzi; realizzò a matita i bozzetti, che suggeriscono un ambiente in stile neorinascimentale, di ascendenza toscana. La Marongiu riponeva grandi speranze in questo lavoro, ma lo scoppio della guerra impedì che il progetto si realizzasse.
Contemporaneamente, tra il 1936 e il 1941 la Marongiu, che ormai risiedeva piuttosto stabilmente nella capitale sarda, disegnò, incise e stampò la serie delle Vedute di Cagliari, per la quale è a tutt’oggi ricordata.
Si tratta di quindici acqueforti dedicate ai monumenti e agli scorci urbani più suggestivi – vanto della città prima dei bombardamenti che ne mutarono la fisionomia – condotte con vera maestria tecnica e con una vena narrativa allegra, attenta ai piccoli fatti della strada eppure non aneddotica. Spicca per qualità il rame Il porto (1941): sullo sfondo, nella luce del primo mattino, ferve la vita e il lavoro nella banchina del porto, ma in primo piano e in controluce giocano i bambini, si abbracciano gli innamorati.
Ormai sicura dei propri mezzi espressivi e con la guida di Petrucci, la Marongiu si accostò allora, con esiti incoraggianti, alla tecnica del bulino.
La morte giunse improvvisa, per un incidente aereo presso Ostia, il 30 luglio 1941.
Alla Marongiu è intitolato il Gabinetto disegni e stampe della Biblioteca universitaria di Cagliari, dove sono custoditi – donati dai genitori alla morte dell’artista – un ampio corpus di incisioni e il torchio calcografico a lei appartenuto.
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