
di NADIA PIERI
Conosciuta per le sue coste mozzafiato, l’isola attrae viaggiatori e avventurieri da tutto il mondo: il libro di Biggers ci offre però uno sguardo più profondo e autentico, immergendosi nel tessuto culturale e artistico della Sardegna: «C’è una scrittrice molto importante che si chiama Nereide Rudas, che trent’anni fa ha scritto un libro in cui si interrogava sul perché un’isola così piccola potesse esprimere così tanti talenti nella musica, nella letteratura e nell’arte, da Grazia Deledda ad Antonio Gramsci, a Emilio Lussu, a Salvatore Satta: io ho sentito l’esigenza di continuare questa lista e aggiungere nuovi scrittori, musicisti e artisti, come lo stilista Antonio Marras. Ho provato a ribaltare il punto di vista per guardare l’impatto della Sardegna e dei sardi sul mondo. Quando ho deciso di fare il mio anno sabbatico in Sardegna tutti i miei amici a Roma, Milano e Bologna mi hanno chiesto perché: pensavano che non ci fosse niente da fare o da vedere dopo una settimana in spiaggia. Ecco, io ho scritto questo libro soprattutto per gli italiani, per fargli capire quanto questa terra sia importante anche per loro. Ci sono ancora tanti buchi nella storia, pezzi che ci mancano per capire veramente cos’è la Sardegna. È importante parlare non di Sardegna ma di Sardegne: esiste una favolosa diversità, una diversità che ci ha insegnato un grande scrittore come Sergio Atzeni.»
“Per capire l’Italia, bisogna prima di tutto capire la Sardegna”. È questo quello che sostiene il giornalista e storico americano Jeff Biggers che, ieri sera, ha presentato il suo nuovo libro In Sardinia. An Unexpected Journey in Italy all’Istituto Italiano di Cultura di New York su Park Ave. Biggers è stato ospite dell’evento “The Golden Place (Bonorva – Logudoro/Sardegna). Una celebrazione della Sardegna: arte e cultura, eco revival e turismo sostenibile”, a cui hanno preso parte studiosi, architetti, giornalisti e funzionari dell’industria del turismo, riuniti per discutere le risorse della Sardegna, con attenzione anche ai suoi borghi, come Rebeccu e Bonorva. Il momento ideale per l’autore, amante del Bel Paese, per presentare al pubblico la sua opera, della quale ha condiviso qualche anticipazione.

Da dove nasce il suo legame con l’Italia?
“Io sono un giornalista americano e uno storico. Ora vivo nel Midwest ma per 35 anni ho fatto avanti e indietro da Bologna. Mia moglie Carla, invece, che fa la professoressa in Illinois, viene da Spoleto, in Umbria”.
Che cosa l’ha spinto a scrivere questo libro?
“Sei anni fa io e mia moglie abbiamo deciso di prenderci un anno sabbatico e andare in Sardegna insieme ai nostri figli. Qui abbiamo scoperto una storia completamente differente rispetto a quella che ci era sempre stata presentata. Entrambi siamo cresciuti pensando che la regione si limitasse a essere un’isola bellissima, con spiagge magnifiche, qualche pastore e niente di più. Quello che invece abbiamo trovato è stato l’opposto”.
Che cosa l’ha colpito di più di questa terra?
“La Sardegna vanta una storia antichissima. Credo che per capire bene l’Italia, bisogna prima di tutto capire la Sardegna, e questo è estremamente affascinante. Quando i miei figli sono andati a scuola in Italia hanno iniziato a studiare dall’antica Roma, senza realizzare che migliaia di anni di storia venissero dalla Sicilia e soprattutto dalla Sardegna. Parte del mio libro, infatti, parla della ri-storificazione di quest’isola, piena di scrittori, poeti, cantanti e artisti che hanno modellato la storia italiana”.
Qual è l’obiettivo dell’opera?
“Bisogna riconsiderare la Sardegna, scoprirla da un altro punto di vista, da un’altra prospettiva. Quando pensiamo alla storia non dobbiamo guardare alla terra, ma al mare che è un importante nucleo di scambio. La Sardegna ha giocato un ruolo importante, decisivo, non è solo un’isola bellissima ma è un’incredibile incubatrice di innovazione, resistenza, rivoluzione e artisti. Questo è un libro che non dovrebbero leggere solo gli americani, ma anche e soprattutto gli italiani”.
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Concordo con il dire di Jeff Biggers, che ho avuto il piacere di conoscere ad Alghero.
Aggiungerei che la Sardegna dovrebbe finalmente slacciarsi da certi stereotipi folkloristici a cui viene spesso associata da chi ignora la cultura dell’isola.
Grazie, Massimiliano Perlato e grazie, Jeff Biggers.