
Graziano Rocchigiani
di LUCIA BECCHERE
Alla soglia dei 92 anni, Graziano Rocchigiani ci sorprende con una personale di 100 opere allestita alla Polivalente di via Roma e patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Nuoro.
La sua produzione pittorica si è snodata su due percorsi, quello figurativo e quello della maturazione artistica che comprende soggetti arcaici che oggi espone nel suo “Viaggio ancestrale”.
Nato a Nuoro il 21 maggio 1933, quinto di dieci figli di Luigi, reduce di guerra e di Caterina Ticca casalinga, dopo le elementari al Podda, alunno del maestro Ganga e del maestro Rubeddu, ha frequentato tre anni di avviamento professionale nel vecchio Convento, alunno di Giovanni Antonio Sulas da cui ha appreso la tecnica del disegno. Allievo per quattro anni di Francesco Congiu Pes nel suo studio di corso Garibaldi dove il padre lo aveva indirizzato in quanto, per soddisfare la sua innata passione per il disegno e per realizzare il suo sogno della sua vita, necessitava di una guida. “Mastru Predischedda – ricorda Graziano Rocchigiani -, era molto gentile nei miei confronti e mi seguiva con molta cura e dedizione. Da lui ha appreso l’uso geniale del colore”.
A 13 anni ha cominciato a frequentare il negozio-laboratorio di corso Garibaldi, “La Radiotecnica” del Signor Moroni, un marchigiano che lavorava come manutentore di tutti gli impianti dello Zonchello “un uomo – afferma -, di grande doti umane e capacità tecniche che mi ha dato gli strumenti per camminare da solo”. A 18 anni è partito per il servizio militare. Sottoufficiale dell’esercito alla Cecchignola (Roma) ha frequentato la scuola di formazione dove ha conseguito il titolo di tecnico militare, decidendo di fermarsi per altri dodici mesi prima di rientrare definitivamente a Nuoro.
Quando la RAI aveva indetto un concorso per ricercatori, contattato da una persona che lavorava per la Marelli, ha fatto ricerca al monte Ortobene e allo stesso tempo studiava per conseguire il diploma di tecnico elettronico di radio e poi, dopo l’avvento, anche della televisione. E’ stato uno fra i primi tecnici della Sardegna.
A 24 anni ho avviato il suo primo laboratorio in via Roma dove ho lavorato per 45 anni come riparatore radio-tv, poi per altri 10 anni in via Ferracciu dove si era trasferito. Dopo sessant’anni anni di professione si è dedicato esclusivamente alla pittura e ai viaggi, ogni anno d’estate con la moglie visitava l’Italia in lungo e in largo. Oggi vedovo di Caterina Delogu, nuorese, che aveva sposato nel 1961, figlia di Jubanneddu Delogu noto tziu Toleddu, grande poeta improvvisatore dialettale. Una casalinga con la passione per il cucito che per 5 anni aveva frequentato la scuola di via Chironi.
“Prima di partire a fare il militare – racconta con forte emozione -, le ho strappato il sì a fatica. Ci potevamo incontrare solo una volta a settimana, sotto la stretta sorveglianza di un fratellino chi ci faceva da candela. Un giorno sono riuscito a corromperlo con una lauta mancia e finalmente nei vicoli di Santu Predu le ho dato il primo bacio. Per lei sono stato il primo amore.
Dai miei antenati toscani – prosegue -, ho ereditato la passione per la pittura. Molti fra loro erano artisti, pittori e decoratori. Sono un autodidatta, non un professionista, non mi considero un pittore ma uno studioso d’arte e un accanito lettore di libri d’arte”.
Nel 2023 con Albatros ha pubblicato una sua biografia dal titolo “In punta di penna” dove racconta la sua esperienza umana e artistica.
Pittore poliedrico, spazia dal figurativo con paesaggi, nature morte e scorci di vita, padrone del colore e della prospettiva. Nel 1972 ha partecipato ad una collettiva allestita nella Galleria L’Indice al corso Garibaldi, e poi la sua prima personale alla sala consiliare del Comune di Nuoro a cui ne è seguita una seconda. Ha esposto anche al centro per Anziani “Arcobaleno” di via Brigata Sassari e lo troviamo anche all’esposizione evento “Guardarsi L’ombelico” nei locali Glo di via Ferracciu.
Al Centro Polifunzionale la sua personale più importante “Viaggio Ancestrale” dove erano esposte solamente opere ispirate alla Sardegna arcaica. Trattasi di pittura realizzata con una tecnologia studiata e innovativa rispetto al figurativo a cui si è sempre dedicato. Un’arte povera con uso di materiali di vario genere lavorati con la tecnica del bassorilievo, dell’incisione e dell’intarsio da lui definita anche “Simbolismo informale”.
Un grandissimo TZIU Graziano! Giusto riconoscimento da Tottus in PARI e da Lucia Becchere ! Grande Luigi!
un ringraziamento alla bravissima Lucia Becchere del settimanale l’O rtobene e a Tottus in pari ..lunga vita a voi