La transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è stata iscritta, all’unanimità, nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Lo apprende l’Ansa dal Comitato intergovernativo a Bogotà. Da oggi, inoltre, l’Italia acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando Turchia e Belgio. Dal Trentino ad Amatrice, dall’Irpinia a Puglia i luoghi-simbolici.
La transumanza – “tràmuda” – degli ovini era una pratica diffusissima in Sardegna. L’Isola – si legge in una nota di Sardaigne en libertè – è la regione italiana che detiene più del 40 per cento del patrimonio ovino nazionale, ovvero tre milioni e mezzo di pecore, con 12.000 aziende in cui lavorano circa 25.000 persone, e un settore che produce tre formaggi Dop e l’agnello Igp. La Sardegna è anche la prima regione mediterranea dove si allevano animali al pascolo (70 per cento della superficie dell’isola). Gli ovini si nutrono per l’80 per cento delle specie foraggiere selvatiche o coltivate, il che rende indissolubile il legame tra l’alta qualità dei prodotti lattiero-caseari, la carne e il paesaggio in cui sono ottenuti. Il riconoscimento dell’Unesco è anche un riconoscimento all’Isola.
Grande la soddisfazione espressa dai ministri delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, e dell’Ambiente, Sergio Costa, per il parere favorevole espresso dai 24 paesi durante il Comitato intergovernativo. Il riconoscimento riguarda tutta l’Italia, dalle Alpi al Tavoliere all’Isola: le comunità emblematiche indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza sono diverse, tra cui i comuni di Amatrice (Rieti) da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto, Frosolone (Isernia), Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi in provincia dell’Aquila, Lacedonia in Alta Irpinia in Campania, San Marco in Lamis e Volturara Appula (il paese del Premier Conte) in provincia di Foggia, insieme a territori della Lombardia, la Val Senales in Trentino Alto-Adige, e la Basilicata. I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall’Italia insieme a Grecia e Austria all’Unesco, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Oggi la transumanza è praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo e Puglia, Lazio, Campania, e al Nord tra Italia e Austria nell’Alto Adige, in Lombardia, Valle d’Aosta, Sardegna e Veneto. ”È il decimo riconoscimento per l’Italia in questa lista – sottolinea da Bogotà il curatore del dossier di candidatura, Pier Luigi Petrillo – e ci porta il primato mondiale dei riconoscimenti in ambito agro-alimentare, dopo l’iscrizione nel Patrimonio Culturale Immateriale della Dieta Mediterranea, la Pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, l’Arte del Pizzaiuolo napoletano, della tecnica dei muretti a secco e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco”.
La trasumansa impressa nel cuore e nella mente , quante volte ho visto babbo andare via per mesi con il suo gregge verso il campidano , non in macchina a piedi . Quanta fatica ❤