di GABRIELLA GRIMALDI
Dire addio alla siringa per l’insulina. Dire addio al gravoso impegno di controllare continuamente i propri livelli glicemici per stare in un equilibrio di salute spesso precario. Dire addio alle gravi complicanze di una malattia, il diabete, che ti aggredisce da bambino e non ti molla più. E che ti può mettere in pericolo di vita. Addio, o almeno la sua prospettiva concreta, che oggi ha un nome e un cognome, ed è sardo: Bastiano Sanna. Il professor Sanna, nuorese, 44 anni, è stato ospite dell’università di Sassari – dove negli anni Novanta si è laureato in Biologia e dove ha conseguito il dottorato in Biochimica – per presentare il suo attuale lavoro di ricerca a Boston, Massachusetts, Usa. Una ricerca che «porterà, nel giro di 3-5 anni, ad abbandonare le terapie tradizionali per il diabete di tipo 1 e a liberare chi è affetto da questa patologia dalla schiavitù e dai problemi correlati a un deficit che fra l’altro è diffusissimo in Sardegna».
Bastiano Sanna, socio dello scienziato di fama mondiale e docente di Harvard Doug Melton nella SemmaTherapeutics, sta per portare alla luce il clamoroso risultato della ricerca di Melton: un dispositivo, una sorta di microchip contenente cellule Beta che producono insulina, da installare sotto pelle del paziente diabetico. Basti pensare che questo pancreas artificiale in miniatura (un disco delle dimensioni di una moneta da 2 euro), posizionato all’altezza dell’inguine ma lateralmente, sarà in grado di produrre autonomamente insulina in quantità necessaria a seconda del livello di glucosio rilevato nel sangue in ogni momento. Nel gennaio del 2020 prenderanno il via le sperimentazioni sull’uomo perché quelle cliniche e su animali sono già completate e hanno dato risultati eccellenti. Ma come si è arrivati a questo importante obiettivo? «Alla base – dice Bastiano Sanna – c’è la fortissima motivazione personale del professor Melton che ha due figli entrambi malati di diabete. Partendo dalla sua enorme preparazione questo scienziato ha dedicato diversi anni della sua professione alla ricerca sul diabete e ha scoperto che le cellule staminali, che sono cellule multipotenti, potevano essere coltivate e fatte crescere in laboratorio fin o a farle diventare cellule Beta, quelle che nel pancreas producono insulina e regolano il livello dello zucchero nel sangue. Tre anni fa ha pubblicato la sua scoperta e avviato la sperimentazione ma ha chiesto il mio aiuto per arrivare a realizzare un prodotto biotecnologico, il micropancreas appunto, che superasse tutti i controlli e alla fine fosse disponibile per i malati di diabete. Il dispositivo ha pareti permeabili al glucosio, ha accesso ai vasi sanguigni nei quali rileva la glicemia e di conseguenza produce insulina. In pratica svolge il compito del pancreas che nei diabetici non riesce ad espletare questa funzione. Insomma, un anno fa ho accettato di ricoprire il ruolo di amministratore delegato e oggi che abbiamo ottenuto l’autorizzazione per sperimentare sull’uomo vediamo il nostro sogno così vicino da avere i brividi».
Un percorso professionale, quello di Bastiano Sanna, che sembra la sceneggiatura di un film. Mentre svolgeva il dottorato in Biochimica a Sassari ebbe l’opportunità di concludere questa fase di studio nell’università di Cambridge, in Gran Bretagna, dove si distinse per le sue capacità. Da lì ricevette la proposta dall’ospedale pediatrico di Cincinnati, in Ohio, nel laboratorio del quale lavorò per tre anni prima di essere assunto alla Novartis, la multinazionale farmaceutica che ha sede anche a Boston. «Siccome mi annoio presto a fare le stesse cose e sono curioso, mentre lavoravo, la sera e nel fine settimana, ho studiato per conseguire un master in business administration e così sono entrato a lavorare in una banca di investimenti specializzata nel settore farmaceutico». Un cambio di rotta netto e vincente, per questo ambizioso ragazzo nuorese, che aveva deciso di fare finanza in un ambito, quello della ricerca farmaceutica, che conosceva più di qualunque altro manager per averla fatta, per anni, in prima linea. Una personalità che non poteva passare inosservata: la Novartis lo richiama e gli propone un altro contratto. Stavolta sarà il capo settore strategico di tutti i progetti fino alla fase sperimentale 2, la più avanzata prima dell’autorizzazione definitiva. «Ho lavorato lì per molti anni, tra i progetti a cui tengo di più quello della terapia Car-T, che cura le leucemia pediatriche recidivanti. Un traguardo meraviglioso».
Ma la storia di Bastiano Sanna, che a 44 anni sembra aver vissuto tre vite almeno, non finisce qui. Nel 2016 è uscito da Novartis per fondare una company farmaceutica tutta sua: la Magenta Therapeutics per lo studio di farmaci da utilizzare nel trapianto del midollo, che dopo soli due anni, nel 2018, è arrivata ad essere quotata a Wall Street. «Proprio in quei giorni mi è arrivata la proposta di Doug: un’avventura che oggi mi occupa cuore e mente».
Bastiano ha accolto al volo l’invito dell’università turritana per avere modo di spiegare i risvolti della sua ricerca. E ne approfitta per fare una scappata all’amato mare della Caletta, vicino a Nuoro, dove torna ogni volta che può. «Boston è bellissima ma non c’è niente che ricordi la Sardegna, neanche un ristorante. Qui mi rigenero con gli amici, i parenti e i profumi della mia terra».
Vorrei contattare il ricercatore Bastiano Sanna, come posso fare?
Salve sono la zia di un ragazzo che si chiama Luca.
Seguo io il ragazzo essendo la madre malata di sclerosi multipla, affetta da diabete 1. Madre e figlio.
Abbiamo visto e sentito le sua teoria dello strumento sotto cute , eeeee volevamo sapere se è possibile sentivi o incontrarci, perché interessata a sapere di più, o di cosa si tratti. E se è fattibile per il ragazzo.