LA DONNA DI CARTA: IL NUOVO FILM DI GIOVANNI CODA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

illustrazione di Silvia Ciccu


di Bruno Culeddu

Il trailer ufficiale del film è stato già presentato all’interno della 70 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia dove ha preceduto la proiezione de IL ROSA NUDO. Giovanni Coda e Francesca Falchi, adesso,  presentano ufficialmente LA DONNA DI CARTA quale secondo capitolo della trilogia “Appunti, storie, parole, immagini: ricerca e visioni sulla violenza di genere”, inaugurata da IL ROSA NUDO, che si concluderà con IT GETS BETTER sceneggiato dallo stesso Coda ed ispirato alla storia di Jamey Rodemeyer, adolescente americano suicidatosi dopo aver denunciato pubblicamente, con un messaggio postato su Youtube, atti di bullismo in quanto omosessuale. Il film, nato da un’idea di Giovanni Coda con la sceneggiatura di Francesca Falchi, è prodotto dalla Labor Cinema e dalla ReindeerCatSolutions con la collaborazione  Donna Ceteris  “Centro Antiviolenza”, fondata e presieduta dalla Dott.ssa Silvana Maniscalco, che rappresenta nel territorio della Provincia di Cagliari un punto di riferimento operativo impegnato da oltre dieci anni nel tema della violenza contro le donne. Il film vede come protagonisti Noemi Medas, Antonello Pisu e Iole Serreli. Le musiche originali sono di Marco Rosano, le scene ed i costumi di Giuseppina Pisu. Giovanni Coda e Francesca Falchi hanno presentato il film con queste parole. “Nell’affrontare il progetto de LA DONNA DI CARTA una cosa è parsa fondamentale: la semplicità assoluta dell’azione dalla quale deriva la struttura del testo.  Una semplicità orrorifica perché l’azione si esplica in una lesione fisica e emotiva nei confronti di “una” vittima da parte di “un” carnefice che, nel procurare quelle lesioni (permanenti mai effimere), si avvale di una brutalità bestiale giustificata dall’istinto.

LA DONNA DI CARTA vuole raccontare quella brutalità senza mostrarla: perché saranno le parole a dipingere quell’aggressione che è sempre ingiustificata nonostante la “semplicità” della stessa. Dal momento che la violenza nasce comunque da una complicità tra un maschile che agisce ed un femminile che subisce, ne LA DONNA DI CARTA il punto di vista è duplice: e questa duplicità è supportata da ragioni e considerazioni ineccepibili secondo chi le agisce e le subisce dall’interno. Ecco allora che chi ascolta quelle motivazioni quelle giustificazioni lineari logiche ineccepibili di una violenza consumata spesso nel silenzio e nella “complicità” (che è quella vessatoria tra vittima e carnefice) si trova a dover fare i conti con una inabilità all’azione “consolatoria” che lo colpisce nel profondo. Le immagini cinematografiche (non realistiche ma poetiche) amplificano questo senso di impotenza: non indugiano nella violenza ma attraverso la potenza dei volti e dei corpi che quella violenza l’hanno subita e sconfitta ne rivelano le tracce indelebili che hanno inciso l’anima. LA DONNA DI CARTA non è la storia di una morte “annunciata”: è la storia di una resurrezione “voluta” che nasce non dalla debolezza ma dalla forza; che vuole raccontare una vittoria (su di sé, sull’altro da sé) e non una sconfitta; che vuole essere testimonianza di anime ritrovate e non di corpi perduti. Perché non è la morte a dover far notizia. Ma la vita”.

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Un commento

  1. Ciao Mi piace il tuo intervento, come altri che hai scritto, reputo interessante il tuo blog, e che
    grafica! e penso che ti aggiungerò ai bookmarks, Gracias

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