CONVEGNO A TORRALBA PER LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "L'ISOLA SACRA" DI AUGUSTO MULAS CHE SVELA I SEGRETI E IL FASCINO DEI NURAGHI

il Nuraghe Santu Antine


di Sergio Cuccureddu – Nuova Sardegna

I locali della cooperativa La Pintadera, che gestisce il sito archeologico del Nuraghe Santu Antine, nei giorni scorsi hanno ospitato la presentazione del libro “L’isola sacra” di Augusto Mulas, edito da Condaghes. La manifestazione organizzata dall’associazione culturale Agorà di Cagliari. Erano presenti il sindaco di Torralba Giovanni M. Uras, con tutto il consiglio comunale e un pubblico attento e competente di appassionati di archeologia e archeoastronomia. L’autore del libro ha esposto la sua interessante teoria sull’uso cultuale dei nuraghi, elaborata attraverso dati scientifici editi, emersi dagli scavi di numerosi siti archeologici di epoca nuragica. Grande attenzione ha richiamato la parte dedicata al nuraghe Santu Antine, soprattutto alla luce delle recenti indagini e della recente scoperta di un pozzo cultuale all’interno della torre nord, che custodiva un vasetto dalla particolare forma e funzione, e del pozzo scoperto nel corridoio anulare al piano terra della torre principale. Curiosità e interesse ha sollevato l’argomento relativo all’archeoastronomia. Anche qui il protagonista principale è stato il nuraghe Santu Antine, messo in relazione con altri nuraghi presenti nella Valle dei Nuraghi. L’importanza della materia trattata ha fornito spunto per numerosi interventi e richieste di spiegazioni ma anche di manifestazioni di dubbi. Di spessore gli interventi dell’architetto milanese Gerardo Sannella e di Pier Paolo Soro, curatore del locale museo archeologico.  Il giorno successivo, Soro ha accompagnato un gruppo di appassionati ad assistere all’alba del solstizio estivo, visto dalle torri periferiche del Santu Antine, per poi proseguire la giornata con la visita ai numerosi siti presenti nella Valle dei Nuraghi, fra cui il dolmen di Su Crastu Covaccadu e il Parco dei Petroglifi di Museddu (quest’ultimo in territorio di Cheremule) che comprende 37 tombe ipogeiche e che meriterebbe maggiore attenzione. «Il successo della manifestazione – spiega Pier Paolo Soro – dimostra l’importanza della divulgazione e dell’apertura al pubblico dei bellissimi monumenti che la civiltà nuragica e prenuragica hanno lasciato in nostra eredità, anche quelli “minori” confermando come esista nelle nostre comunità e anche nel Continente una sete di conoscenza del nostro straordinario patrimonio archeologico».

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