LA STRAORDINARIA RICCHEZZA DELL'AMBIENTE ISOLANO AFFIDATA AL PARCO GEOMINERARIO DELLA SARDEGNA


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Situato al centro del bacino occidentale del Mediterraneo, il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, è stato dichiarato il primo Parco Geominerario del mondo, esempio emblematico della nuova rete mondiale di Geositi- Geoparchi istituita dall’Unesco. Esso viene così identificato come parco tematico ed inserito all’interno di un contesto territoriale particolarissimo che è quello dell’isola della Sardegna, considerata, per caratteristiche geologiche e ambientali, un piccolo ma intero continente. Il Parco comprende otto aree di interesse distribuite in tutto il territorio regionale: Monte Arci, Orani-Guzzurra- Sos Enattos, Funtana Raminosa, Argentiera-Nurra-Gallura, Sarrabus-Gerrei, Sulcis Iglesiente, Guspinese-Arburese, per una superficie totale di 3455 kmq e nel suo comprensorio ben si manifestano i segni della cultura materiale e degli insediamenti sorti intorno alle attività minerarie, che hanno generato nuove ed originali forme di paesaggio e di ambiente sociale e culturale, tali da caratterizzare vaste aree con una precisa identità di valore universale, unica e rappresentativa dell’intera regione geoculturale mediterranea. La costruzione del Parco Geominerario è il percorso di affermazione di idee, contributi, elaborazioni individuali e volontà collettive progressivamente affermatasi nel corso degli ultimi due decenni del Novecento nel territorio del Sulcis Iglesiente Guspinese. Il 1997 è l’anno della svolta nella storia del Parco: la stesura del dossier da presentare alla Commissione UNESCO raggiunge l’obiettivo di un pieno riconoscimento del valore internazionale delle specificità storiche, geologiche, minerarie e ambientali del Parco. A Parigi la Conferenza Generale UNESCO individua nell’Isola il primo parco della rete Geositi Geoparchi. Il 30 Settembre 1998, le massime autorità dell’UNESCO, del Governo italiano e le istituzioni locali sottoscrivono la Carta di Cagliari, documento guida delle linee di indirizzo operativo del Parco. Tra difficoltà e imponenti mobilitazioni popolari, il 16 Ottobre 2001 si arriva alla firma del decreto istitutivo del Parco da parte del Governo italiano: il Parco, diventa soggetto istituzionalmente riconosciuto. Nel 2007 la conferma del riconoscimento UNESCO e l’appartenenza alla rete Europea dei Geoparchi. Il Parco nasce dalla volontà di creare un circuito in grado di

recuperare, tutelare e valorizzare le proprie risorse storicoculturali, legate alla comune tradizione mineraria in un contesto che sovrappone alla salvaguardia dei siti archeo-industriali e minerari dismessi, le straordinarie risorse naturalistiche e paesaggistiche del territorio. Le peculiarità multi tematiche consentono quindi di offrire il “prodotto culturale Parco Geominerario” nel suo insieme, collegando le aree costiere dell’Isola con le zone interne in un piano omogeneo di sviluppo sostenibile che rappresenta un’occasione per il riscatto economico e sociale delle sue aree, garantendo al contempo, un’offerta molteplice di temi di interesse la cui unitarietà è data dai valori di carattere universale presenti nei territori del Parco. La Sardegna è una delle regioni geologicamente più complete dell’area europea e mediterranea. La sua storia geologica fa parte quindi di quella dell’Europa occidentale e si differenzia fortemente da quella della Penisola italiana. Essa presenta una delle linee di costa più antiche d’Europa: alte falesie, lidi sabbiosi e complessi dunari rilevanti. Il Parco Geominerario della Sardegna offre al suo interno molte delle manifestazioni carsiche uniche al mondo che vedono grande concentrazione di grotte, alcune delle quali monumentali, attraversate da fiumi sotterranei. Nell’entroterra, oltre che sulle coste, si evidenziano le modificazioni del paesaggio derivanti dall’attività estrattiva praticata sin dai tempi più remoti. L’Isola ha vissuto le sue vicende geologiche più importanti durante l’Era Paleozoica. Gran parte dei sedimenti che costituiscono l’Isola offrono all’osservatore attento documenti della sua storia paleo zoologica e paleobotanica che, racchiusi nelle rocce, permettono di ricostruire le faune e le flore succedutesi nelle epoche geologiche. Gli Archeociatidi sono certamente tra i fossili più caratteristici di tutta la Paleontologia sarda e le associazioni più importanti sono state rinvenute nelle rocce cambriche dell’iglesiente. I Trilobiti sono tra i fossili più importanti di tutto il Paleozoico, perché sulla base della loro classificazione si è potuto mettere ordine nella stratigrafia delle formazioni Cambriane (Sardegna sud-occidentale). Il percorso storico della Sardegna e del suo Parco è legato a doppio filo alle miniere. Nuraghi e bronzetti, la metallurgia del piombo indicano lo sfruttamento delle miniere da parte dei Punici, Romani, Pisani e Piemontesi. La storia dei suoi codici minerari e l’intero Distretto minerario sardo sono ancora oggi la prova evidente di uno stretto rapporto tra l’uomo e lo sfruttamento delle enormi risorse geologiche che la Sardegna e il Parco tuttora racchiudono. I paesi e i villaggi minerari, la ricca e ultracentenaria storia delle società minerarie rappresentano, insieme alle lotte dei minatori e alla chiusura delle miniera, un continuum, storico che viene ad oggi garantito dal Parco Geominerario e che proietta i suoi territori verso un futuro di riconversione delle sue risorse e recupero della memoria. In un territorio ricco di ambienti e paesaggi decisamente diversificati si sviluppano le peculiari caratteristiche di una vegetazione e una fauna che, grazie al clima e alla sua privilegiata posizione geografica, costituiscono elementi di straordinario pregio ed interesse. Tra le formazioni vegetali indicatrici del climax vegetale del Parco si trovano il leccio e diverse tipologie di quercia, così come numerose ed interessantissime altre specie, in particolare quelle endemiche, alcune delle quali sono relitti di antiche flore ormai estinte. Anche dal punto di vista faunistico la posizione geografica garantisce una ricchezza di specie ed endemismi, tra cui il, Cervo sardo e il Geotritone, mostrando inequivocabilmente come il senso e l’importanza di una continuità “ecologica” territoriale continuino ad essere tra le priorità delle comunità del Parco. Il Parco offre l’opportunità di accostarsi a un patrimonio culturale molteplice che costituisce l’occasione per rivivere appieno il fascino di un tempo, per maturare un’esperienza che risulterà indimenticabile per ogni visitatore. Le diverse culture del lavoro che si sono succedute nel tempo vengono rievocate nelle numerose feste e sagre come il Matrimonio Maritano, antico rito del matrimonio contadino, la sfilata dei costumi tradizionali di Sant’Efisio e i riti della Settimana Santa. Le aree del Parco trovano così continuità nel mantenimento delle tradizioni comuni. L’artigianato sardo con gli arazzi, tappeti, le ceramiche e le stoffe. La cucina tradizionale che ha resistito alla diffusione di pietanze sintetiche ed è fatta di piatti genuini e rustici come il pane carasau, sottile come un’ostia, is malloredus, sa fregula, is culurgiones, il pecorino, la bottarga, il miele amaro; anche la produzione vitivinicola è di alto livello con il Torbato di Alghero, il Carignano del Sulcis, il Cannonau di Ierzu, il Vermentino di Gallura. L’attrattiva di un’offerta molteplice di temi di interesse culturale connessa alle diverse aree del Parco garantisce così unitarietà ai territori che il Parco intende preservare e restituire in tutta la sua ricchezza e complessità.

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