Marai Agostina Cabiddu
di SERGIO PORTAS
Che volete che vi dica, io sono venuto su con la Costituzione del dopoguerra a farmi da usbergo (leggi: corazza) e in qualche modo le sono affezionato, vero è che in molte delle sue parti è stata “disattesa”, male applicata, ignorata talvolta: la repubblica italiana ripudia la guerra, art.11 ecc. ecc., però è sempre lì con i suoi dettami a fare da argine a tentativi di rinascita di totalitarismi d’ogni risma, nata com’è dai ricordi di un ventennio in cui non ci si poteva riunire ( in sindacato), né criticare il partito unico al governo, né scrivere liberamente su giornali che non fossero governativi, per non parlare dei programmi delle scuole, dell’”ordine” che doveva regnare nelle fabbriche, nelle miniere. Così che quando la associazione “La Conta” mi manda l’invito all’incontro: “La nostra Costituzione è in pericolo- presidenzialismo/premierato e autonomia differenziata”, presso il circolo “Caldara” di via De Amicis”, mi viene un brivido paura e allora ci vado. Questi della “Conta” fanno parte di quelle miriadi d’associazioni che a Milano operano nel tessuto sociale che più ha bisogno d’aiuto, scuole d’italiano per stranieri, assistenza legale a minorenni non accompagnati scampati ai naufragi che sapete, ma anche scuola di musica e d’arte varia, con un nugolo di artisti volontari convinti che agli umani che non hanno pane da mangiare, si debba dare una mano senza chiedere loro carta d’identità o passaporto. Il “Caldara” a cui è intitolato il circolo è stato il primo sindaco socialista di Milano, in tempi di “Grande guerra”, di inflazione galoppante, fabbriche piene di donne, che i maschi erano sulle trincee del Carso a farsi massacrare (oggi il “Carso” è sul confine Russo-Ukraino), non si contavano i reduci mutilati, erano periodi di grande fame. Eppure il Caldara operò bene, alla faccia del “Corriere della sera” che lo dipinse come un pericoloso “Barbarossa” che avrebbe scassato il bilancio comunale per dare una casa ai pezzenti. Lui che, a guerra finita, si recò a Berlino per portare in Italia un bel mucchio di bambini ancora più affamati dei nostri, visto che i tedeschi la guerra l’avevano pure persa (colpa dei traditori ebrei, andava già dicendo un ex caporale viennese dai buffi baffetti). Comunque l’incontro è organizzato dall’ANPI, ed è Ardemia Oriani, della segreteria provinciale, che aprirà i lavori. A Francesca Castelbarco, che li coordinerà, non riesco a mentire quando mi chiede se ho la tessera dell’associazione partigiani, quindi alla modica di 16 euro eccomi qui: numero 167.272 (mica pochi però) : “Per un mondo di Pace”. Due gli esperti di tematiche costituzionali: Maria Agostina Cabiddu, docente ordinaria di Istituzioni di Diritto Pubblico al Politecnico di Milano e Luciano Belli Paci, avvocato civilista, membro del Comitato Provinciale ANPI di Milano. Maria Agostina è di Urzulei, ogliastrina dunque, di un paese che fatica a contare 1200 abitanti, ai piedi del Supramonte, grotte a decine e decine sui monti che lo circondano, in una di esse: “Sa domu ‘e s’Orcu”, un centinaio d’anni fa un ragazzo del paese che, dicono le leggende, cercava radica d’erica per le fabbriche di pipe in Germania, rinvenne uno dei bronzetti nuragici tra i più famosi che risiedono nel museo archeologico di Cagliari: quello che Giovanni Lilliu intitolò: la madre dell’ucciso: “…su d’uno sgabello, in parte tuttora immerso nella massa di piombo che lo fissava alla base, sta seduta una figurina della madre con il figlio in grembo…( Scultura della Sardegna Nuragica). La statuetta nuragica risalente a 3500 anni fa, impressiona per la fissità del dolore che emana: una “Pietà” senza tempo, una Madonna che millenni dopo sarebbe stata ai piedi del Golgota a Gerusalemme, e oggi è a Gaza… 9 aprile del’62, segno zodiacale Ariete: gente tosta, babbo mio il giorno 14, li conosco bene gli “Arieti”, e Maria Agostina non fa eccezione: un “curriculum vitae” lungo come un lenzuolo, pieno di lauree e dottorati, giurisprudenza in “Cattolica” , Diritto costituzionale in Statale, insegna al Politecnico di Milano e anche Diritto pubblico all’Università cattolica del sacro cuore. Ha fondato e dirige un Master in Appalti e contratti pubblici. Iscritta all’albo dei Cassazionisti. Membro dell’associazione italiana Costituzionalisti. Dei professori di diritto amministrativo. Degli amministrativi italo-spagnoli. E poi i comitati scientifici, sette o otto, consulente di diverse amministrazioni e società pubbliche. Innumerevoli pubblicazioni, impossibile citarle tutte, ancora di più gli articoli su prestigiose riviste del suo settore. Una signora che non ha perso del tutto il suo accento sardo, niente bronzo nella sua stretta di mano, acciaio puro, di quello inossidabile. Prima dell’inizio del convegno facciamo in tempo a scambiare due chiacchiere sulle prossime elezioni sarde: del tipo riuscirà di nuovo la “sinistra” nel capolavoro di frammentarsi come fa di solito: riuscirà Renato Soru a convincersi che il suo treno è ormai passato e la sua carriera politica (anche prestigiosa) è oramai alle sue spalle? Riusciranno i politici sardi di “sinistra” a smettere di pensare che le primarie siano una roba “democratica”. Su una cosa conveniamo: che Salvatore Satta abbia scritto uno dei più bei libri sulle genti di Sardegna: “Il giorno del giudizio”, facendo infuriare la borghesia nuorese del suo tempo, e pure qualche membro della sua famiglia. Torna spesso in Sardegna, Maria Agostina, che ha una mamma di novantacinque anni, che ha bisogno di essere accudita. I suoi studi e la sua carriera si è svolta tutta a Milano e, a ogni tentativo di stravolgere la Costituzione, Maria Agostina Cubeddu scende in campo e si batte per evitare che ciò accada. Siamo, esordisce Ardemia Oriani, in una fase ben diversa da che è nato l’ANPI, stiamo attraversando una crisi economica, sociale e ecologica. Di fronte anche a cambiamenti politici epocali, con una necessità di costruire la Pace, tra Russia e Ukraina, Israele e Hamas, inderogabile. Con un governo di destra che non ha rinnegato la sua provenienza fascista. E che ora tenta, con la scusa della “governabilità”, di scardinare alcuni pilastri su cui la nostra Costituzione si fonda. Cosa che, a dire di Maria Agostina, tenta di fare anche il progetto di legge del senatore leghista Roberto Calderoli. Una legge ordinaria che interviene pesantemente sulla forma di Stato. Nonostante anche la Commissione europea abbia fatto sapere che la proposta rischierebbe, se promulgata, di mettere a rischio la spesa pubblica italiana. E pareri non meno gravi sono venuti da Banca d’Italia, Confindustria, Sindacati. Questa legge, dice, è una cosa molto pericolosa, congegnata per evitare qualsiasi eventualità di referendum abrogativo. Con la creazione di Regioni super-speciali e una conseguente dissoluzione dell’unità nazionale, la Repubblica non sarebbe più una e indivisibile. Le Regioni, come la Sardegna, a Statuto speciale, lo hanno ottenuto con leggi costituzionali. Il tentativo leghista prevede invece delle semplici intese tra due esecutivi: Il Governo e le Regioni interessate. Una questione di esecutivi. Il tutto con un ordinario collegato alla legge finanziaria, come se si trattasse di una questione di soldi. Sottratta quindi a referendum perché considerata legge di bilancio. E quindi inammissibile anche per dettame della Corte Costituzionale. Dicono che “non spostano soldi”, come facevano i preti medievali per non dover ottemperare al divieto di mangiare carne il venerdì: “Ego te baptizo piscem”, e via una bella cotoletta di maiale ( battezzata pesce). Sarebbe una legge ordinaria rinforzata dall’intesa, facendo meno del rappresentato: il popolo sovrano. Con regioni che già hanno chiesto spazi di autonomia in numero mostruoso: 23 il Veneto. La Liguria naturalmente per strade, autostrade e porti. A reintroduzione di dazi e dogane regionali. Ricordate il film di Troisi e Benigni “Non ci resta che piangere”?: “Alt! Chi siete?”:“Un fiorino!” per ogni attraversamento di strada. Non vi sono situazioni di omogeneità tra le diverse regioni. E neppure all’interno di una stessa regione. Per tacere dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e dei servizi che dovrebbero essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. Sanità, trasporti. Per i quali non ci sono i soldi. Altrettanto timore suscita l’idea di mettere in Costituzione un premio di maggioranza senza soglie, senza considerare neppure il numero di chi si recherebbe al voto. Il che va persino oltre la “legge truffa” Acerbo di mussoliniana memoria. “Stanno violando la Costituzione”. “Chi vince si porta a casa anche tutte le garanzie”. “Sono pericolosissimi, tutt’altro che stupidi”. E su questi tasti batte anche il Belli Paci. “Siamo alle solite, tocca citare Calamandrei: su queste strade se vorrai tornare/ al nostro posto ci troverai, camerata Kesserling. Il problema si ripropone ciclicamente. Anche se qui vi è il paradosso di un governo che chiede al Popolo di mobilitarsi contro la propria Costituzione. Unico paese al mondo, è abbastanza impressionante. Anche se verrebbero toccati “solo” 4 articoli della Costituzione. Quando ci provarono Renzi e Berlusconi erano decine. E’ quello che si dice “una proposta onesta”, che dice dove vuole arrivare. Ci sono un paio di questioni minori, cancellazione dei senatori a vita, parificazione tra camera e senato. Quello che conta veramente è la proposta di elezione popolare del capo del governo per la durata di cinque anni. Che si tira dietro un premio nazionale al vincitore del 55% dei seggi su base nazionale. Non è chiaro come conteggiare quelli del senato che si ottengono su base regionale. Deve ottenere la fiducia alle camere. Diversamente il Presidente della Repubblica gli concede una seconda chance, se ancora bocciato scioglie le camere. Una roba che non esiste al mondo. Tutte le Costituzioni nascono come limiti al potere assoluto, in primis dei re. Diceva Montesquieu: il potere assoluto corrompe in modo assoluto. Il nostro è un sistema parlamentare: votiamo cioè per chi ci deve rappresentare. Persino nella repubblica presidenziale statunitense, un modello collaudato che funziona da 200 anni, camera e senato hanno un potere fortissimo. E spesso il presidente si deve adeguare ai loro dettami. Quello che propongono da noi fa diventare il Presidente un giullare di corte. Dire che la proposta della destra nostrana non tocca le sue attuali prerogative, supera i limiti del ridicolo. Che il presidente del consiglio scelto dal Popolo avrebbe una forza politica immensa. Quando un uomo col fucile incontra uno con la pistola… Salta ogni bilanciamento dei poteri”. E’, dice Maria Agostina, una proposta disonesta. Come anche quando, rivolgendosi al “popolo” gli si dice che”finalmente siete voi i protagonisti”. C’è un falso in etichetta, la Democrazia ridotta al solo momento elettorale, ogni cinque anni. Tocca mobilitarsi ancora una volta, se ci sarà un referendum: “al nostro posto ci troverai”…