‘Gente’ che si spacca la schiena con il proprio lavoro ma che continua a non essere ascoltata. E’ questa la frustrante situazione delle circa 16 mila aziende ovi-caprine sarde: dopo ogni protesta sotto il Palazzo della politica rimane un nulla di fatto. E per i pastori la speranza che ancora ci sia la possibilità di risolvere i problemi del mondo agropastorale con il tempo si sta riducendo sempre più. E’ dagli anni novanta che combattono un nemico: possiamo pure chiamarlo ‘libero mercato’, che tiene bassi i prezzi e sposta la richiesta di latte da altre parti perchè con le tasse, il fieno da pagare e le bollette, i pastori non possono permettersi di vendere a prezzo competitivo; oppure possiamo chiamarlo ‘globalizzazione’ o semplicemente crisi: il risultato non cambia e il latte, il formaggio e la carne venduta non bastano ad arrivare a fine mese. E allora ci si indebita per provare a star su, in balìa di leggi comunitarie che regolano sì la distribuzione del latte, ma di fatto limitano fortemente la libertà di produzione e di vendita. Questi ultimi anni sono stati particolarmente duri per i pastori sardi. Anni in preda alla burocrazia che “fa passare più tempo in giro per gli uffici che in campagna”. Questo però non li ha mai fatti desistere dal protestare, per cercare un tavolo con le amministrazioni regionali che permetta loro di partecipare direttamente alla stesura delle leggi. “Noi sappiamo cosa stiamo passando, chi meglio di noi potrebbe risolvere il problema?”. Tra i tanti punti che ancora sembrano lontani dall’essere risolti, il Movimento dei Pastori Sardi ne ritiene almeno uno fondamentale: quello di portare in tutte le aziende sarde l’elettricità e l’acqua potabile. “Sembra impossibile che ci siano leggi che regolino tutto, che limitino in tutti i modi le nostre aziende, ma ancora manca l’elettrificazione e gli interventi idrici per la potabilizzazione dell’acqua in molte aziende dell’isola” ha spiegato Felice Floris, leader del Movimento. Altro punto cardine l’intervento radicale per la sistemazione delle strade rurali per abbattere i costi di produzione. “In Sardegna raccogliere un litro di latte costa mediamente da € 0.04 a € 0,08 a litro. Con questo intervento si dimezzerebbe il costo del 50% e oltre”. Poi fotovoltaico, biomasse e minieolico per l’utilizzo delle energie rinnovabili a fini produttivi e in più la bonifica di terreni inquinati dalle miniere per rendere nuovamente utilizzabili le aree. Anche salvare le aziende con l’acqua alla gola sembra di importanza fondamentale, quindi i pastori chiedono una rimodulazione dei debiti sia a breve che a lunga scadenza. “Per rilanciare il settore agropastorale occorre risolvere la situazione debitoria delle aziende del settore, dando la possibilità alle imprese di pagare in soluzioni ventennali a tasso minimo europeo”. Queste ed altre le richieste dei pastori sardi, che sanno di non potersi più appellarsi ai Comuni, che hanno già le casse vuote, ma che hanno preteso in questi anni una stretta collaborazione con le amministrazioni regionali che però, secondo i membri del movimento, quasi mai hanno seriamente fatto qualcosa per risolvere radicalmente il problema. Il Movimento dei Pastori storce persino il naso ai sindacati, rei di non essere riusciti a pressare la classe dirigente. “Siamo noi i veri rappresentanti del settore, nessun’altro” ha detto proprio Felice Floris durante la manifestazione in piazza Yenne.
AZIENDE SENZA ELETTRICITA’ E ACQUA POTABILE IN BALIA DELLA CRISI: PERCHE’ I PASTORI PROTESTANO? ECCO LE LORO RAGIONI
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