"PERDAS", TRENT'ANNI DI ATTIVITA' POETICA DI FAUSTINO ONNIS, "TRUMBITTERI DI STIMA E DI AMORI"

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di Salvatore Tola

Ritorna, dopo oltre 16 anni, la raccolta di versi che Faustino Onnis aveva pubblicato, “per volontà di amici buoni”, come consuntivo di trent’anni della sua attività di poeta: dal 1962 al 1990, dichiara nella sua stringatissima nota introduttiva. Sono stati anni decisivi non solo per la sua attività creativa, ma anche per le vicende della poesia e della letteratura in Sardegna. Il premio “Ozieri”, nato nel 1956, aveva via via intensificato la sua azione e proprio all’aprirsi degli anni 60, con la presidenza di Antonio Sanna, aveva reso ancora più forte la pressione sui poeti affinché si spingessero sulla via dell’innovazione. Fedelissimo alla manifestazione – nonostante la distanza geografica – sia come concorrente che come vincitore nonché, per alcune edizioni, anche come giurato, Faustino era attento a quel richiamo e a quegli insegnamenti, anche perché rispondevano alle sue aspirazioni e gli consentivano di dare una direzione all’ansia di cultura e alla passione per la poesia che aveva avvertito sin dagli anni della prima giovinezza. Una costante, questa, della sua personalità: l’inclinazione a far confluire i moti spontanei dell’animo e della mente nelle correnti che si formavano nella società del suo tempo; così gli era accaduto negli anni della guerra, quando l’istinto di ribellione lo aveva condotto precocemente a confluire nel movimento antifascista. Così è avvenuto nel mondo della cultura e della poesia: pur frequentando i maggiori esponenti della cultura sarda, e pur accettando con convinzione – lui che era così appassionato ai versi degli antichi cantadoris! – l’imperativo del rinnovamento, Faustino ha saputo sempre conservare una sua originalità e rimanere fedele ai cardini fondanti della sua ispirazione. Questa raccolta, che la Fondazione sorta nel suo nome ha voluto giustamente riproporre come primo segno concreto della sua attività, ne è la dimostrazione. I temi che emergono sono a prima vista quelli più usuali e comuni, quelli che toccano ogni uomo e ogni poeta: la terra e la famiglia, l’amore, il passato e il presente, la gioia e la sofferenza; ma, a leggere con maggiore attenzione, si nota che l’accento cade con insistenza su motivi di ribellione, su una rinnovata protesta per tutto quanto procede all’insegna dell’ingiustizia. La delusione e la sconfitta sono nel cuore di chi è emigrato e anche di chi è rimasto, dice il poeta in Si tui torras. E lo ribadisce in S’est acuada sa luna, dove dalla descrizione di un paesaggio notturno passa alla denuncia della presenza di ladronis  e di margianis, mentre soltanto sa genti bona può sognare l’avvento di un tempo migliore. La speranza certo affiora, di tanto in tanto, per l’avvenire dei nostri figli (Sighei fillus), per la Sardegna, che ne ha tanto bisogno (Cras), ma si tratta di sprazzi di luce sempre molto tenui, incerti, tanto che la nostra attenzione torna immancabilmente a cadere sulla disonestà, l’approfittamento, il perpetuarsi della disuguaglianza. Il sangue ribolle, e il poeta non è disposto a tirarsi indietro, non sarà certo lui a dire di no quando sarà il momento della ribellione. No hap’essiri deu a nai “no!; perché è coerente con se stesso, e a distanza di anni non vuole e non può essere diverso da quel giovane che si ergeva temerario contro le prepotenze del regime mussoliniano. Certo, è difficile vivere serenamente quando si soffre di una sensibilità così spiccata verso tutta l’ingiustizia che continua a circondarci. Ma per questo Faustino aveva saputo trovare un rimedio, una sorta di medicina da usare per sé e da distribuire agli altri. Lo dice esplicitamente nei versi che chiudono il volume: “Hapu cantau po donai cunfortu”; lo aveva già annunciato in Po issa sezzi alas de bentu e bai, spiegando che la poesia si lega immancabilmente all’amore, che si possono dettare versi soltanto per persone alle quali si vuole bene; e lo aveva magistralmente teorizzato nella composizione con la quale aveva meritato il premio al concorso di Ozieri, Deu puru, dove aveva dato la massima rappresentazione di sé, trumbitteri di stima e di amori, impegnato a fare della poesia il veicolo privilegiato della fratellanza tra gli uomini. Anche per questo, oltre che per tanti altri pregi e motivi, la sua poesia rimane un punto fermo, un luogo di riferimento che non perderà il suo valore con l’andare del tempo.

Faustino Onnis, che è scomparso a Selargius, sua città d’adozione, nel maggio del 2001, era nato a San Gavino Monreale nel 1925. Avviato precocemente al lavoro, e precoce nella maturazione intellettuale e nell’adesione all’antifascismo, è stato scrittore in italiano e in sardo ed ha partecipato al movimento per il rinnovamento della letteratura regionale, raggiungendo nella poesia risultati di altissimo livello. Ha lasciato un utile “Glossario sardu-campidanesu” e numerosi altri scritti; e ha contribuito, anche con iniziative concrete, alla vita culturale del Campidano, e di Selargius in particolare.

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3 commenti

  1. Caro Massimiliano,
    grazie per la pubblicazione del mio scritto su Faustino Onnis. Io sono poco pratico, puoi mandare tu il giornale alla fondazione che ha il suo nome?
    Grazie. Un caro saluto

  2. Grazie, graditissimo.
    molti cordiali saluti

  3. Mauro Angilella

    Tutto ciò che promuove la creatività di Faustino, è un grande contributo alla cultura sarda, e non solo..

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