PATRIZIA BOI RACCONTA A ROMA LE MERAVIGLIE DELL’OMAN: UN PONTE DI DIPLOMAZIA E CULTURA A PALAZZO GRAZIOLI

Patrizia Boi

La sala di Palazzo Grazioli è stata lo scenario di un evento di alta diplomazia e profonda cultura, organizzato dall’Associazione di amicizia italo-araba Assadakah. Oltre 120 ospiti, tra cui una notevole rappresentanza del mondo diplomatico, hanno assistito alla serata dal titolo «Oman, un Viaggio nell’Anima di un Sultanato: Bellezza, Tradizioni e Talenti per Avvicinare le Culture». Il fulcro dell’incontro è stato il dialogo tra le nazioni, una narrazione che ha dimostrato come la tradizione e la modernità possano coesistere in un’armonia unica, sotto la guida illuminata del Sultano.

Il primo a prendere la parola, nel video introduttivo curato dal giornalista Mohamed Yossef, è stato l’Ambasciatore omanita S.A. Sayyid Nazar Aljulanda Majid Al-Said. Con voce autorevole, ha tracciato la storia delle relazioni diplomatiche con l’Italia, iniziate nel 1972, e rafforzatesi negli anni fino a toccare settori chiave come il turismo, la difesa e la tecnologia. Con soddisfazione, ha sottolineato la significativa crescita dell’interscambio commerciale, che ha raggiunto i 750 milioni di euro tra il 2024 e il 2025, con l’ambizione di raddoppiare la cifra.

Gli interventi successivi hanno messo in risalto il ruolo cruciale dell’Oman nel panorama internazionale, visti dalla prospettiva femminile. L’ambasciatrice S.E. Asmahan Abdul Hamid Al Toqi, Decano degli Ambasciatori e Ambasciatrice della Repubblica dello Yemen, ha definito l’Oman una «voce per la saggezza», un paese che pone l’unità e il benessere della collettività al di sopra di tutto. Ha sottolineato come il Sultanato rifiuti ogni estremismo, investendo nel dialogo e nella convivenza per lanciare messaggi di pace.

Anche l’ambasciatrice S.E. Enas Sayed Makkawi, capo della missione della Lega degli Stati Arabi, ha rafforzato questo concetto. Ha descritto la politica omanita con una saggezza che si estende alle relazioni con i vicini, usando una frase che ricorda il nostro detto “tra i due litiganti il terzo gode”, con l’Oman che interviene per portare pace, tolleranza ed equilibrio. Ha concluso sottolineando il ruolo di spicco del Sultanato nel Consiglio del Golfo e il suo sostegno alla causa palestinese, valori basati sulla giustizia e sull’apertura.

Dopo gli autorevoli interventi diplomatici, la parola è passata a Patrizia Boi, scrittrice e ingegnere, autrice di una rubrica culturale che ha l’obiettivo di raccontare l’Oman in modo inedito. Patrizia Boi ha spiegato come la sua esplorazione parta dalla profonda convinzione che la bellezza sia un linguaggio universale. Ha parlato del legame dell’Oman con la sablah, il luogo di ritrovo comunitario, e della fiaba del dhow che naviga tra le stelle, metafora del sogno e della pace tra i popoli.

Proprio durante la sua presentazione, mentre le slide scorrevano, sono state notate due affinità davvero particolari, che hanno aggiunto un’ulteriore dimensione all’evento.

Le affinità sartoriali: in una delle diapositive, che mostrava una sfilata di moda in Oman, Patrizia Boi ha fatto rilevare come l’abito da sposa, dai colori rosso e blu, non solo ricordasse quelli della nostra amata Cagliari, ma presentasse una litah ricamata, un velo che, per lavorazione e drappeggio, ha una somiglianza straordinaria con le mantiglie della nostra tradizione cagliaritana. Un dettaglio che ha unito idealmente due culture lontane attraverso l’arte e la moda.

I parallelismi archeologici: Patrizia Boi ha poi parlato dei siti UNESCO di Bat e Al-Ayn, con le loro misteriose tombe a torre. Ha sottolineato come la loro tecnica costruttiva a secco e la forma a pseudo-cupola, o tholos, siano incredibilmente simili a quelle dei nostri nuraghi e delle tombe a tholos del Mediterraneo. Questi siti, con i loro allineamenti astronomici e le prove di scambi commerciali millenari, hanno suggerito una riflessione sul ruolo delle antiche civiltà marittime.

In questi affascinanti dettagli si è consumata la vera magia della serata. L’evento ha saputo dimostrare che, al di là della diplomazia e del commercio, le culture si toccano e si influenzano in modi inaspettati. Questo solleva una domanda cruciale che ha invitato tutti i presenti alla riflessione: potrebbe esserci stato un contatto diretto tra i navigatori omaniti e i popoli nuragici, un tempo molto più antico di quanto pensiamo? Forse, il vento che soffia sulle pietre millenarie di Al-Ayn e quelle di Barumini porta lo stesso, antico segreto di un’amicizia nata secoli fa.

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