
Emanuele Carrus
di MATTIA LASIO
«La musica per me è una casa ma al contempo anche una via di fuga. È il mio modo per non impazzire». Emanuele Carrus in arte Chris Khar, cantautore e musicista trentaduenne cagliaritano, ha appena finito di lavorare e riflette sul suo percorso musicale seduto al tavolo del Teatro degli intrepidi Monelli di Cagliari, in quel di viale Sant’Avendrace. Il suo è un percorso che va oltre l’aspetto prettamente artistico e che si nutre di esperienze variopinte in tanti ambiti, lavorativo, umano, spirituale e molto altro. Ha modi spigliati e un tono pacato ma al contempo vivace, un sorriso schietto e la consapevolezza che per raggiungere i propri obiettivi è necessario passare attraverso momenti non semplici e demoni interiori con cui fare i conti ripetutamente. Demoni, però, da tenere a bada, con cui familiarizzare così da poter finalmente ricominciare per prendersi ciò che si è sempre sognato, senza mai dimenticare le proprie origini e il proprio vissuto.
«Respiro musica da sempre», racconta Emanuele, «mia madre cantava a livello amatoriale e già da bambino mi parlava in inglese, aspetto questo che mi ha permesso di prendere subito dimestichezza con la lingua. A sei anni ho cominciato a canticchiare i primi brani, come ad esempio quelli dei Blue oppure di Tiziano Ferro mentre verso i 7-8 anni ho iniziato a suonare la chitarra classica che porto sempre con me in ogni data che faccio. Quando la suono chiudo gli occhi, entro in un’altra dimensione: la chitarra mi protegge dagli sguardi della gente e allo stesso tempo mi permette di stabilire con essa una connessione intima e più profonda». Tante le esperienze che hanno arricchito il suo bagaglio, tra cui la permanenza in America, esattamente a Salt Lake City nello Utah, dal 2008 al 2012. «Sono stati anni molto intensi e anche non semplici, perché il contesto americano non è assolutamente facile», puntualizza. «Offre sicuramente molti stimoli ma non è inclusivo come si potrebbe pensare, il bullismo lì è notevole e più cattivo di quanto si possa immaginare, proprio per questo ho scelto di tornare in Sardegna. Lì, comunque, ho recepito tante influenze tra cui quella del country, mi sono inoltre appassionato ad artisti come Justin Timberlake, Justin Bieber, Robbie Williams, Sam Smith, Michael Bublé e Lewis Capaldi che ancora oggi sono per me punti di riferimento preziosi».
Un altro momento rilevante nel suo percorso di vita è dato dai due anni, dal 2012 al 2014, come volontario in Madagascar. «Per me è stata un’esperienza molto forte, ho avuto anche l’occasione di imparare la lingua locale. La musica mi ha aiutato molto per vincere la diffidenza delle persone, costruendo ponti culturali significativi». A livello tecnico la voce di Emanuele è pulita e precisa, profonda e graffiante, valorizzata dall’uso dell’inglese che padroneggia al meglio. I suoi tre singoli, pubblicati nel 2023, sono proprio scritti a cantati in inglese, scelta che lo caratterizza. «Scrivo in inglese», spiega, «perché ragiono meglio in quella lingua, mi viene davvero estremamente naturale», spiega. «Il mio timbro in italiano è più delicato mentre in inglese acquisisce maggiore consapevolezza e profondità». Profondità che traspare da pezzi come Time, scritto nel 2020 durante la pandemia, un invito al cambiamento e un canto di speranza prodotto da Massimiliano Mazzeo in arte Massyve produttore anche del brano Same old mind, caratterizzato da sonorità anni Ottanta, scritto nel 2018, che invita a non guardarsi indietro e a proseguire avanti nel proprio cammino. Il terzo brano uscito nel 2023 è Wanna Be, prodotto da Ivan Concas in arte Desmo, scritto in spiaggia alla chitarra nel 2021 con il mare a fare da sfondo, canzone che celebra il divertimento e stimola le persone a vivere alcuni momenti della propria vita con un pizzico di leggerezza e serenità in più.
Una figura importante e preziosa nel suo percorso è quel del suo manager Matteo Matta, a cui è legato da un rapporto genuino e sincero. «Ci conosciamo dal 2019», aggiunge, «poi ci siamo rincontrati nel 2024 e abbiamo cominciato questo percorso assieme. Matteo mi ha ridato davvero la vita, spingendomi a credere nelle mie potenzialità e di questo gli sono e gli sarò sempre grato». Significativo anche il suo rapporto con Cagliari, città nella quale abita. «Avevo paura di tornare qui», continua, «perché tutti mi dicevano che non c’era alcuna possibilità ma, personalmente, non ho mai dato peso a queste parole e sono sicuro che le cose possano cambiare con tenacia e impegno». Precedentemente, dal 2022 al 2024, Emanuele ha vissuto anche a Roma, luogo in cui ha avuto la possibilità di maturare ulteriormente seppur gli istanti complessi non siano mancati. «A Roma mi sentivo perso», prosegue, «non c’era luce dentro di me in quel periodo, smisi anche di fare musica. Però è stata una fase importante, è una città che mi ha fatto crescere molto nonostante i primi due mesi io l’abbia odiata profondamente. Stare lì è indescrivibile, non puoi mai stare fermo. In parte è come se fosse un po’ il mio specchio perché di stare fermo ho sempre avuto timore».
Manca ancora tempo prima che il 2025 volga al termine ed Emanuele è pronto a vivere questi mesi con il massimo entusiasmo e grande intensità. «In questo periodo», conclude, «faremo varie date sparse per tutta la Sardegna per poi focalizzarci al 2026 dove, sicuramente, pubblicherò una serie di singoli, vedremo strada facendo le prossime mosse da compiere. La speranza è quella di fare un disco ufficiale, il mio primo album: ho tanto materiale da parte e la caparbietà necessaria per mettere in musica tutte le esperienze che ho affrontato in questi anni e che mi hanno forgiato, come artista e come uomo».
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