LA RIPARTENZA DI “FREEMMOS” DA ALES CON UN INCONTRO DIBATTITO SULLO SPOPOLAMENTO E UNO SPETTACOLO MUSICALE

È ripartita da Ales la carovana di Freemmos – Liberi di restare, il progetto nato nel 2017 su iniziativa della Fondazione Maria Carta che punta a sensibilizzare sul fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri, e non solo, della Sardegna. La prima tappa del 2025 ha riproposto la formula consolidata di Freemmos, con un incontro-dibattito dedicato al tema dello spopolamento, organizzato dal Comune in collaborazione con la Fondazione Maria Carta nella sala convegni del palazzo civico.

Il convegno è stato aperto dai saluti del sindaco di Ales Francesco Mereu e di Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta. «La situazione sta diventando davvero drammatica – ha detto il sindaco Mereu –. Nel 2025 ad Ales siamo già a sette decessi e appena due nascite e la fascia di età tra i 25 e i 32 anni di fatto non è più presente perché i giovani vanno via in cerca di un’occupazione».

Carenza di servizi, trasporti inadeguati, ma è soprattutto il lavoro che non c’è a svuotare i piccoli centri, un fenomeno che tocca ormai anche le realtà urbane di Cagliari e Sassari. Lo scorso anno la Sardegna ha perso altri 9114 abitanti, portando la popolazione residente a un milione e 560 mila abitanti, ovvero 100mila persi in una decina d’anni.

«Torniamo in Marmilla, dove Freemmos aveva preso il via nel 2017 con il primo evento a Baradili – ha ricordato Leonardo Marras –. Noi facciamo ciò che sappiamo fare meglio, mettere insieme le persone attraverso la musica. Non siamo risolutori di problemi, ma animatori di dibattiti. In questi anni abbiamo contribuito ad accendere i riflettori sul tema dello spopolamento. I nostri giovani devono andare fuori a formarsi, imparare nuove lingue ma poi devono essere messi nelle condizioni di ritornare nella loro terra». La Sardegna è collegata al resto del mondo in tre modi: «Attraverso il mare, il cielo e con la rete, ovvero il web, che noi sardi, pur avendo avuto un’occasione storica nel passato, non abbiamo saputo sfruttare. La nostra isola poteva diventare una Mediterranean Valley informatica, con i nostri giovani protagonisti. E invece ci siamo fatti sfuggire quest’opportunità», ha detto ancora Marras.

Daniela Falconi, presidente di Anci Sardegna, l’associazione dei Comuni, e sindaca di Fonni, ha rilevato che «si può apertamente parlare di desertificazione dei paesi che si svuotano e che perdono i servizi ma anche dei centri storici dei grandi comuni che si spopolano. Servono leggi che producano azioni, tenendo conto della specificità delle varie aree della Sardegna, garantendo, per iniziare, il rispetto del diritto alla salute e del diritto all’istruzione».

Secondo Bastianino Mossa, presidente della Fasi, la Federazione dei Circoli dei Sardi in Italia, 70 circoli attivi in 11 regioni e 46 province, «è importante tenere vive le radici con l’Isola». Uno degli obiettivi è anche quello di valutare la possibilità di rientro dei nostri emigrati. «Cruciale per i piccoli centri è riattivare la presenza del commercio attraverso le “botteghe di paese”, che possono rivestire anche un ruolo sociale, fornendo diversi servizi», ha detto Bastianino Casu, presidente regionale della Confcommercio.

Sono intervenuti al dibattito Maurizio Malloci, direttore di Forestas Oristano, Andrea Locci, presidente dell’Unione dei Comuni della Marmilla, Moreno Atzei, presidente dell’Unione dei Comuni di Parte Montis, Maurizio Manias, direttore tecnico del Gal Marmilla, Ignazio Pes, sindaco di Gonnosnò, e Lino Trudu, vicesindaco di Ales.

La serata si è conclusa nel piazzale di fronte alla cattedrale con lo spettacolo musicale al quale hanno partecipato Beppe Dettori e Giovannino Porcheddu, il duo Fantafolk (Andrea Pisu e Vanni Masala), Manuela Ragusa e Mario Pierno, il chitarrista Ignazio Cadeddu, Syncopated City e Vanessa Denanni.

Il dibattito e la serata musicale sono stati condotti da Giacomo Serreli.

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