RINALDO PINNA, MUSICISTA ISTRIONICO E POLIEDRICO DEL PANORAMA ISOLANO E LA BELLEZZA DELLE SUE RITMICHE STORIE

Rinaldo Pinna

«Ho sempre ricercato la bellezza. Questo è sempre stato il mio obiettivo e il minimo comune denominatore di tutto ciò che ho fatto». Rinaldo Pinna beve un caffè macchiato nello storico ‘’Eugenio bar’’ di viale Sant’Avendrace di Tore Castelli a Cagliari, in una giornata leggermente nuvolosa ma non particolarmente fredda. Ha occhi chiari vividi, sorriso in volto, gestualità che coinvolge, parlantina sciolta e ritmata. Il senso del ritmo lo ha innato, caratteristica che lo accompagna in tutto ciò che fa. Cagliaritano di 65 anni, nato e cresciuto nel quartiere di Sant’Avendrace, è uno dei musicisti più istrionici e poliedrici del panorama sardo e non solo, oltre a essere anche uno scrittore di talento. Parla con cognizione di causa, pesando le parole con attenzione e al contempo trasmettendo una passionalità rara da riscontrare di questi tempi. Le riflessioni da fare sono tante e prendono avvio proprio da dove tutto è iniziato ovvero il rione di Sant’Avendrace. «Sono nato e cresciuto qui, al confine con San Michele», racconta. «Crescere in questo rione mi ha trasmesso un grande senso di dignità e orgoglio che mi porto dentro da sempre. Vivere qua mi ha temprato, mi ha fatto capire che anche con poco in mano era possibile comunque essere felici. Ho sempre riscontrato tantissimo talento, artistico e umano, che magari è passato inosservato ma che ha un grande valore. Proprio a Sant’Avendrace, ma anche alla Marina, ho visto per la prime volte i musicisti di strada, approccio alla musica legato alla tradizione orale che mi ha profondamente influenzato».

L’amore per la musica di Rinaldo ha radici lontane, al tempo dell’infanzia. «Ho sempre suonato, già da bambino avevo un’idea orchestrale e a tutto tondo della musica, seppur chiaramente in forma embrionale. Suonavo le pentole e il mandolino, procedendo ad orecchio non essendoci tutorial all’epoca. Poi, con il tempo, mi sono specializzato e attualmente suono la chitarra, il basso e le percussioni». Tra i suoi punti di riferimento, soprattutto in età adolescenziale, cantautori del calibro di Guccini, De André e De Gregori. «Sono stati fondamentali per la mia formazione, ciò che mi colpiva era la loro scrittura e la capacità di analizzare con lucidità e senza peli sulla lingua i problemi della società». Una realtà, quella degli anni Settanta in particolare, che Rinaldo ricorda con molto affetto e un pizzico di nostalgia. «Vivere la mia giovinezza negli anni Settanta è stata una grande fortuna, erano anni ricchi di fermento culturale e pieni di passione. Eravamo assetati di sapere e di conoscenza, anche se non era facile apprendere ciò che volevamo non essendoci il web. Fatto sta che, a parte ciò, è stata una palestra di vita fondamentale che ricordo con affetto».

I momenti vissuti intensamente nella sua vita sono stati tanti, alcuni anche non semplici come la stroncatura da parte di un docente del Conservatorio quando aveva 19 anni. «Fu una batosta, a quell’età in particolare certe frasi e certi avvenimenti ti segnano», osserva. «Dai 19 ai 29 anni sono stato fermo, ho accantonato la musica. Mi ero convinto che non facesse per me, ma con il tempo ho capito che la mia passione era più forte delle critiche e dei no ricevuti. Quindi ho seguito il mio demone interiore e mi sono rimesso in gioco con entusiasmo e determinazione». Un altro momento rilevante nella sua vita è stato il viaggio in solitaria a Cuba nel 1996. «Sono stati quattro mesi magici. Ai bordi delle strade vedevo tantissimi musicisti di grande livello. Lì ho capito ancora di più quanto la tradizione orale fosse valida e preziosa. La musica deve trascinarti, quando riesce a fare questo si crea un’onda ritmica unica che è impossibile non seguire».

Tra i suoi progetti più significativi spicca Sonheros, molto più di lezioni musicali canoniche bensì un’avventura ritmica e incalzante. «Sonheros significa letteralmente ‘’eroi del suono’’», spiega, «è nato nel 2016 come progetto e rappresenta una vera e propria comunità musicale che punta a coinvolgere tutti, senza fare alcuna distinzione. Il coinvolgimento è centrale. Le mie lezioni si svolgono il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle 19.30 alle 21 nella sede dall’accademia di batteria ‘’Scuderie Capitani’’ in via del Pozzetto 9 a Cagliari. I capisaldi di Sonheros sono tre: socializzare, comunicare e far sentire importanti le persone. La musica è curativa, grazie a essa si può sconfiggere il nichilismo che purtroppo caratterizza la nostra società». Un altro progetto rilevante portato avanti nel suo percorso è quello di ‘’Suono al civico’’, nel cuore di Villanova. «Fu una esperienza davvero bellissima. Era un progetto costituito da due rassegne, una tra aprile e maggio e una a dicembre. si suonava dai balconi con i musicisti coinvolti che davano vita a una colonna sonora che rispecchiasse pienamente l’essenza del rione di Villanova». In Rinaldo, la musica e la scrittura si richiamano costantemente l’una con l’altra e si completano a vicenda. «La musica mi ha influenzato tantissimo nella scrittura che ha un senso del ritmo tipico proprio della musica. La musica mi ha insegnato l’importanza della ricercatezza del suono e delle pause, elementi centrali anche nella scrittura».

A proposito di scrittura, sono due attualmente le sue opere di narrativa pubblicate: nel 2021 l’esordio con ‘’Venticinque garofani rossi’’, scritto tra il 2015 e il 2020 e profondamente influenzato dal quartiere di Sant’Avendrace, mentre nel 2024 è stata la volta de ‘’Il paradosso della coda’’. «Scrivere è per me una esigenza fondamentale. Mi ha stimolato tantissimo a mettermi in gioco in questo ambito una figura di grande spessore intellettuale come Salvatore Pinna che ringrazio profondamente. Quando scrivo emerge la mia parte più pura, la mia vera essenza. Mi lascio trasportare dalla fantasia, senza programmare nulla e mi godo il viaggio  e ogni singolo istante di esso». Tante le idee per il futuro da concretizzare e portare avanti nel tempo. «Nel 2025 il mio progetto ‘’Sonheros’’ approderà anche negli ospedali e sarà una esperienza dal punto di vista umano davvero significativa. Tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026 uscirà anche il mio nuovo libro, di cui ancora non svelo nulla ma che ho già scritto e che attualmente è in fase di correzione e di revisione». Una pacca sulle spalle prima di andare via, accompagnata da una stretta di mano energica e da una frase da tenere bene a mente nei frangenti più complessi. «Non bisogna stancarsi di cercare la musica dentro di noi».

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