
di GIANRAIMONDO FARINA
Mi aveva scritto da poco. Ci saremmo dovuti vedere a Lissone a parlare di Sardegna, Nuoro e Nuorese. E dei ricordi di una grande ed importante stagione in cui, da tifosi, abbiamo veramente sognato . E fatto “una cosa pazzesca”. E lui, Edoardo Massimo Fiammotto da Pinerolo, ne sei stato protagonista. Con la Sardegna, Nuoro e la Nuorese nel cuore. Negli ultimi tempi, poi, da uomo libero quale era sempre stato , ha preso più a cuore le “sorti” della nostra isola dalla sua amata Pinerolo. Partecipando attivamente alle iniziative del Circolo sardo locale “Grazia Deledda”. Non a caso, con sempre Nuoro nel cuore. Perché é stato, oltre che uomo di sport, uomo di sport, professionista, uomo di cultura. E, fra uomini di cultura, ci si capisce. Lui, piemontese solido, ha amato la nostra cultura e le nostre tradizioni. Accomunate anche da quella passione verso la storia azionista, liberale e risorgimentale che ha visto le nostre due terre, “fucina” ed origine dell’ Italia moderna. Da ultimo aveva presentato proprio a Torino, al Salone del Libro, l’ultima fatica letteraria dello scrittore nuorese Ciriaco Offeddu, candidata al Premio Strega, dal titolo “Istella mea”. Un racconto, come avevi ben delineato, “che va alle radici profonde della Nuoro degli anni Sessanta”. Perché lui era questo questo : uomo che univa, sapientemente, cultura, professionalità, ed amore verso lo sport. Ed è con quello spirito, unito alla passione del nostro grande presidente Roberto Goveani, che ha condiviso, dapprima come amministratore delegato e, poi, come presidente, quelle stagioni esaltanti e ruggenti dei primi anni duemila che hanno portato la Nuorese a sognare ed a “dettare legge” nel calcio sardo ed in quello professionistico nazionale. Con una squadra ed una società da B. Dall’ Eccellenza alle soglie della C1, sfumata in quel triste 3 giugno 2007. In quel di Crema. Davanti a 200 tifosi verdeazzurri in lacrime. E lui a rincuorare. Perché ci teneva. Mi ha colpito quello che mi aveva scritto qualche giorno fa’, in attesa del nostro incontro. E che voglio condividere. Perché fa parte della nostra storia. Ed è il più bel regalo che ci abbia voluto lasciare, lui, uomo libertario, amante di tante battaglie. E grande lottatore. Mi aveva scritto queste frasi: ” Non solo vorrei parlare di Nuorese, ma di Nuoro”. Un po’ come quella dantesca definizione sui sardi del Sommo Poeta nel XXI canto dell’ Inferno: ” E a dir di Sardigna le lingue lor non si sentono stanche”. Ebbene, anch’egli, Edoardo, nel suo piccolo, era diventato sardo e nuorese. Con rispetto e signorilità. Amando, fino in fondo, il pensiero e l’azione, come la cultura mazziniana e risorgimentale di cui era intriso, gli hanno insegnato. E come il suo maestro ideale, Mario Pannunzio, aveva indicato. Contro ogni forma di autoritarismo. Per la libertà.
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Sentite condoglianze alla famiglia