
Alberto Merler
di LUCIA BECCHERE
Alberto Merler, già professore ordinario di Sociologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, Presidente del corso di laurea di Servizio Sociale a indirizzo europeo, studioso, ricercatore, è sociologo, membro di diverse Associazioni e Organizzazioni italiane e internazionali, scrittore e animatore dei quaderni bolotanesi.
Dedicato “alla generazione dei miei nipoti. Oggi piccoli e domani grandi” Imperfetta Conoscenza – (Editrice Ave-collana Lo Scrigno), è il terzo volume della trilogia scritta nel momento in cui la pandemia da Covid 19 ha costretto il mondo intero a vivere un isolamento forzato che avrebbe generato una difficile solitudine esistenziale con tutte le sue problematiche legate alla socializzazione. Nel testo l’autore si sofferma sull’importanza dei momenti di condivisione in cui l’uomo si confronta e costruisce il suo divenire fatto di ascolto, azione, rispetto verso l’umanità accomunata dalla stessa condizione.
Professore di che cosa parla il suo libro? “Parte dal concetto di solitudine, subita da tutti durante il periodo di Covid quando io avevo problemi personali determinati dalla vedovanza, era venuta a mancare da poco la mia seconda moglie, che come la prima era abbastanza giovane. Una vedovanza molto sofferta, per mia fortuna ho figli e nipoti e questo è un fatto buono. Questa la nota che si può vedere in tutti e tre i libri, in particolare nel primo “Oltre la solitudine”, nel secondo “Parole in opera”, dove dico che nonostante i nostri sentimenti, le nostre percezioni, dobbiamo in qualche modo anche operare cioè andare oltre la parola intesa come necessità umana per trovare un senso nella vita. Il terzo, il cui titolo nulla promette al lettore alla ricerca del significato di conoscenza in termini filosofici o scientifici. Poiché questo non c’è penso di deludere il lettore perché non offro la ricetta per superarla, non ce l’ho, ma penso che non ce l’abbia nessuno. Tutto è imperfetto e la conoscenza non può essere che imperfetta altrimenti non avrebbe senso fare quello che faccio” da qui il titolo del volume”,
Ci sono due solitudini nella vita, quella che si ricerca e quella che si subisce. Quale differenza fra le due? “C’è chi la sceglie operando positivamente anche se non hanno una famiglia da costruire, quella è la solitudine ricercata. C’è anche quella che noi ricerchiamo per godere un po’ di tranquillità in famiglia o nel lavoro, quella è magari una scelta del momento, quindi non è subita, e quella è sicuramente positiva, totalmente diversa da quella subita che ci fa stare male”.
Quindi per lei la solitudine è uno stato d’animo? “Si, è proprio così”
Cosa succede quando nella vita due solitudini s’incontrano, avviene il miracolo oppure è la catastrofe? “No, se si incontravo va sempre bene, è sempre positivo? Direi che due solitudini non possono fare che una compagnia. Il mio punto di vista è tutto positivo, tutto sommato io non sono catastrofista”
Mi dice un sinonimo di solitudine? “Direi che un sinonimo perfetto non c’è, i sinonimi sono sempre imperfetti”.
E un contrario? “Compagnia. L’antonimo perfetto di solitudine è compagnia? Non ne trovo altro”.
Che messaggio vuol dare in questo libro? “Che nella vita tutto è imperfetto per cui non solo ci dobbiamo convivere ma dobbiamo costruire l’alternativa in compagnia, da soli non riusciamo neppur a zappare l’orto. Io ho bisogno dei miei bambini, della mia famiglia, della gente. Non ci dobbiamo mai rassegnare alla nostra imperfezione ma la dobbiamo accettare lavorando, costruendo. Nei miei testi non ce nulla di accettazione”.
Come possiamo definire il suo libro, un romanzo, saggio oppure? “Non lo so, io dico “i miei scritti liberi”, se vuole li chiami pure Confessioni come quelle di Sant’Agostino, quelle erano teologiche e filologiche le mie non sono né l’uno né l’altro”.
Allora cosa sono? “Niente, sono buon senso, osservazioni dove il mio vissuto emerge solo ogni tanto e questo perché sono convinto che chi legge, togliendo me, possa mettere se stesso.
Il prossimo libro? “Uscirà a fine mese. Parlo di Insularità che non vuol dire isolamento. Essere isola non vuol dire mai isolamento, altrimenti siamo fregati completamente”.
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