
Caterina Cosseddu
di STEFANIA CUCCU
Ci sono donne leader che rappresentano un modello di successo e di riferimento nel mondo del lavoro. Si tratta di un modello che, associato a tratti e valori tradizionalmente femminili, dà risalto alla costruzione delle relazioni, con una certa attenzione al benessere e all’inclusività, che dà spazio ai membri del team, incoraggia alla partecipazione, offre ascolto e delega compiti in un processo di responsabilizzazione che promuove la collaborazione interna.
Un atteggiamento positivo a tuttotondo, quindi, che, come conseguenza naturale, sviluppa spontaneamente un ambiente di lavoro sereno…
E questa è la storia di Caterina Cosseddu, e dell’emittente televisiva ‘Telesardegna’.
Caterina Cosseddu, proprietaria dell’azienda da oltre vent’anni, è divenuta pian piano voce della coscienza democratica dell’isola e del suo patrimonio di valori civili, bisogni ed esigenze, consegnando la terra di Grazia Deledda e dei colossi archeologici di Mont’e Prama, all’epoca moderna, attraverso la transizione digitale e un’innovazione tecnologica senza precedenti.
“All’inizio della mia carriera le prospettive erano completamente diverse dal fare televisione. All’età di 19 anni facevo già qualche supplenza nella scuola primaria. Per puro gioco, e per arrotondare qualche soldino, entrai nella televisione locale, che a Nuoro si chiamava TeleCostaOrientale. Questo mondo mi appassionò sin da subito sia per quanto riguardava la parte giornalistica, sia per quanto riguardava la parte tecnica; era il 1989 e io ero, se non la prima, una delle prime donne in Italia a fare l’operatrice con telecamera col portantino (che pesava tanto!). Mi occupavo del montaggio, dell’emissione, e di tutto ciò che aveva a che fare con questo mondo.
Era un pò strano per una donna avere la passione per tutta la parte tecnologica, la parte meccanica e delle apparecchiature, ma proprio per questo mi proposero un contratto stabile. E così lasciai definitivamente l’insegnamento e mi dedicai completamente alla televisione.
I titolari dell’emittente erano impresari edili e, per loro, l’emittente televisiva era uno sfizio; non avevano conoscenze vere e proprie, maneggiavano uno strumento senza rendersi conto di quanto fosse importante essere incisivi sul territorio. La gestirono per diversi anni come un giocattolo fino a quando, ormai stanchi, e in una situazione debitoria (perché far TV è costoso), decisero di metterla in vendita.
Non era facile con i bilanci negativi trovare degli acquirenti e così, inizialmente, insieme a un gruppo di dipendenti, decidemmo di rilevarla. Erano i primi anni del duemila e anche quella fu una cosa anomala: vedere un gruppo di lavoratori trasformarsi in un imprenditorie Ma quel gruppo non durò a lungo: presi dalla paura di affrontare il futuro di una azienda con una situazione debitoria importante, molti iniziarono a tirare i remi in barca e io rimasi sola a portare avanti questa azienda. Gli altri colleghi però non andarono via: rimasero in tv, ma come dipendenti, sostenendomi e aiutandomi con la crescita.
Ereditavo una situazione pazzesca con cause di diverso genere: non ci fu tribunale in Sardegna, e forse anche in “continente”, dove non andassi a risolvere situazioni che mi avevano lasciato i proprietari della gestione precedente!
Sarà stata l’incoscienza, sarà stata la mia determinazione, oggi posso dire con orgoglio di aver affrontato e superato numerose difficoltà. Era il 2002, circa 20 anni, sembra tantissimo perché ho affrontato di tutto, ma oggi l’azienda è sana. E’ da quando avevo 24 anni che sono legata a questa azienda tanto che oggi la considero la mia creatura e la vivo in una maniera anche morbosa…”
Una donna speciale, Caterina Cosseddu ma guai a dirglielo. Tosta, determinata, abituata a sgomitare il doppio del normale nella quotidianità, in famiglia e nella sua impresa. Capace di stringere i denti, celare fatiche e scalate. Numerosi premi e riconoscimenti ricevuti negli anni, tra questi ricordiamo il premio “Donna e Lavoro”, nel 2023, premio regionale istituito per la valorizzazione delle migliori esperienze operative in Sardegna, e il premo “Lawrence”, per il suo impegno nella valorizzazione e diffusione dell’identità e della cultura sarda, nel 2024.
“Sono sempre stata una ragazza ribelle, soprattutto nell’adolescenza I miei genitori sono stati grandi lavoratori che hanno dedicato la loro vita alla famiglia e, da buoni orunesi, dicevano sempre che i figli dovevano studiare e andare all’università. Mi hanno cresciuto secondo i valori dell’onestà e della determinazione. Mia madre mi diceva sempre di studiare e di trovarmi un lavoro per non dipendere da nessuno. L’indipendenza non ha prezzo… che poi è quello che io ho inculcato a mia figlia. Durante la mia adolescenza, molte ragazze pensavano a sposarsi con un ragazzo benestante e a diventare delle buone madri di famiglia, però con un unico marito lavoratore. Io credo che, per quanto ci siano storie d’amore bellissime, ognuno debba tutelare la propria capacità di scelta e la propria libertà.
I miei genitori ci tenevano che io arrivassi alla laurea ed erano un pò perplessi quando intrapresi la strada del giornalismo, ma erano anche curiosi di questa mia passione. Sono mancati alcuni anni fa e purtroppo non hanno visto quanta strada ho percorso e quanto è cresciuta TeleSardegna.”
La fondazione di Telesardegna risale al 1989 a Nuoro. Nel corso degli anni, la rete ha ampliato la sua diffusione fino a renderla capillare in tutta la regione Sardegna. Il palinsesto originario era prevalentemente contrassegnato dall’informazione dei telegiornali con cronaca locale e regionale. Attualmente sono diciotto le edizioni del telegiornale trasmesse quotidianamente in lingua italiana, in aggiunta a un’edizione speciale in lingua sarda, una LIS e una sportiva. Dopo un importante investimento, la rete ha notevolmente ampliato l’offerta all’utenza con programmi di attualità, spettacolo e sport.
“E’ una televisione libera a 360 gradi. Non voglio essere etichettata ‘di destra o di sinistra’, tutti hanno diritto di parola. Libertà di pensiero dunque. Siamo stati i primi ad aver fatto, negli anni ‘90, il TG in lingua sarda. Lingua sarda non come folclore, ma una lingua sarda con cui parlare di tutto; usiamo il dialetto della Barbagia. Poche persone oggi parlano il sardo, ma è necessario conservare le nostre radici anche attraverso la lingua.
Mi piace una TV di cultura anche sarda e identitaria. Io non voglio perdere le radici di identità della nostra Nuoro, centro della Sardegna, così come non voglio dimenticare le altre province, perché la Sardegna non è solo Cagliari.”
Il segreto sta nell’obiettivo aziendale: servire il pubblico e non accanirsi alla disperata ricerca di spazi pubblicitari.
“Anni fa, mai avrei pensato all’interesse che si è creato per TeleSardegna tanto da chiedermi di portare l’emittente a Cagliari per creare un’alternativa. All’inizio ero un pò perplessa perché avevamo raggiunto la nostra stabilità nel nostro mondo nuorese dove eravamo diventati un gruppo di collaboratori affiatati come una famiglia. Posso dire di aver avuto e di avere ancora un gruppo di lavoro eccezionale. Anche quando abbiamo deciso di trasferirci a Cagliari io prima li ho convocato e ho chiesto:
-C’è questa nuova sfida, che ne pensate? Perché io da sola non vado. O andiamo tutti, altrimenti io non accetto. Ero sicura della professionalità di ciascuno di loro e capivo che stare nel territorio nuorese, senza aprirci al nuovo, avrebbe significato non valorizzare le competenze di ciascuno. Allora ho detto:
-Osiamo! Mettiamoci in gioco! Ma diamoci anche un tempo: uno o due anni e se le cose non funzionano torniamo nel nostro mondo barbaricino e continuiamo la nostra strada!
E anche in questo ho avuto il loro appoggio.
Oggi posso dire con certezza che la scommessa è stata vinta e siamo felici dei risultati raggiunti. Aggiungo poi, con un po’ di orgoglio, che da qualche anno anche mia figlia Sara è entrata a far parte della squadra e porta avanti il lavoro con la stessa passione e determinazione che ho avuto io.
Negli anni ho ricevuto molte offerte da parte di imprenditori che volevano acquistare TeleSardegna, anche offerte interessanti dove mi è stato chiesto di licenziare tutti i dipendenti! Ma per me questo è inaccettabile: in qualsiasi passo, voglio che vengano tutelate le persone che hanno fatto parte di questa TV.
Alcuni si sono proposti di acquistarla anche garantendo la tutela dei lavoratori, ma per ora non mi interessa: è una sfida talmente bella e avvincente che per il momento non ne voglio sentire!
La sede di TeleSardegna a Cagliari è la ex Manifattura Tabacchi, luogo di solidarietà e sinergia femminile, ieri come oggi, nata nel ‘700 sulle rovine di un convento distrutto durante la dominazione spagnola. Durante tutto l’800 raggiunse piena attività fino alla chiusura, agli albori del 2000. Ma il regno delle sigaraie è ancora luogo in cui si rafforza la sinergia femminile, quasi ad aver respirato il genius loci.
“Sono stata fortunata anche ad avere questa sede perché si trova in centro e perché qui si creano tante attività, eventi… e noi siamo in prima linea!
Nel tempo, molti giornalisti si sono uniti a noi. Devo dire però che io devo sempre faticare anche con chi si è approcciato per collaborare; alcuni pensano di poter imporre le loro idee, forse perché sono donna, poi dopo si scontrano con la mia determinazione. E questo pregiudizio si presenta ogni volta che le persone vedono il successo di questa azienda: non credono che sia riuscita da sola a fare tutto questo! Mi hanno sempre attribuito nomi, come quello di imprenditori famosi, che possano avermi spianato la strada.
Purtroppo, ancora oggi molte persone sono convinte che una donna, da sola, non possa gestire ‘imprese’ straordinarie!”
Il punto è che ancora oggi viviamo in una società in cui regnano stereotipi ormai datati. Gli stereotipi e i pregiudizi associano il potere, la forza e l’autorità alla mascolinità. Allo stesso modo, sull’altro fronte identificano la leadership femminile come una guida blanda, legata alla sottomissione, alla debolezza e alla passività. Queste percezioni, hanno fatto sì che negli anni passati le donne leader venissero etichettate come inefficienti e di poco polso, per quanto potessero essere tecnicamente competenti.
Ma per mettere in luce le proprie qualità di donne leader, non è più necessario abdicare la propria natura per indossare i panni del macho che guida con pugno di ferro. Lo dimostra il successo di quelle donne come Caterina Cosseddu che, senza cedere alla tentazione di copiare i comportamenti maschili, hanno scelto, come loro modello di leadership, un approccio collaborativo e inclusivo.
Sono proprio le donne come Caterina Cosseddu, il piatto forte di una terra aspra in cui molto è faticoso, quando non faticosissimo. Una donna che della Sardegna incarna tutto, a cominciare dall’anima, dalla forza, dalla tenacia, dalla pazienza, e di sicuro dalla responsabilità educativa.
Il tempo passa, ma lei è sempre la stessa: testarda, bella e fiera delle sue origini, legata alla propria terra in modo viscerale e, nella profondità di grandi occhi scuri e genuini, conserva ancora l’animo forte e dolcissimo di una ragazzina.
*tratta da “Figli di Sardegna V”
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