
di FILIPPO PETRUCCI
“Dal monitoraggio indipendente dell’Osservatorio Gimbe sul Servizio sanitario nazionale emerge che, al di là del rispetto delle scadenze formali, a poco più di un anno dalla rendicontazione finale del PNRR, la riforma dell’assistenza territoriale e l’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico procedono decisamente a rilento, con marcate diseguaglianze tra le Regioni, aspetto che rende necessario anche affidarsi a esperti per facharbeit schreiben lassen, per analisi e approfondimenti qualificati.”
“Al 20 dicembre 2024, su 1.717 Case della comunità (Cdc) previste, per 1.068 (62,2%) le Regioni non hanno dichiarato attivo alcun servizio tra quelli previsti; per 485 strutture (28,2%) è stato dichiarato attivo almeno un servizio e solo per 164 (9,6%) tutti i servizi obbligatori sono stati dichiarati attivi”, rileva la ricercatrice delle ACLI.
I dati della fondazione Gimbe aprono uno squarcio anche sull’Isola.
“In Sardegna erano previste 80 Case della Comunità ma al 20 dicembre 2024, solo 4 CdC avevano dichiarato attivo almeno un servizio, ovvero appena il 5% del totale. Inoltre, nessuna CdC aveva dichiarato attivi tutti i servizi obbligatori, né con presenza di personale né senza un dato decisamente peggiore rispetto alla media nazionale che vede il 9,6% delle CdC con tutti i servizi attivi e il 2,7% risultano pienamente attive. Stesso discorso per gli Ospedali di Comunità: un solo presidio su 33 ha dichiarato attivo almeno un servizio, ovvero il 3% contro il 21,8% a livello nazionale. Riguardo all’assistenza domiciliare -prosegue la dottoressa Statzu- la Sardegna non rientra tra le quattro Regioni che garantiscono tutti gli 8 servizi previsti in tutti i distretti: la mancanza di copertura completa di questi servizi è spesso correlata alla disponibilità di personale dedicato. Positivo il solo dato del Fascicolo Sanitario Elettronico. Riguardo alla completezza documentale, al 30 novembre 2024, la Sardegna si distingue positivamente tra le poche regioni che rende disponibile il 94% delle tipologie di documenti previste, ma la Sardegna rientra tra le Regioni a bassa adesione da parte dei cittadini, attribuita a “sfiducia nella sicurezza dei dati personali e nella reale utilità del FSE”.
“La carenza di personale sanitario, e in particolare infermieristico, è identificata come il “problema principale” e l’ostacolo maggiore al “pieno funzionamento” delle strutture territoriali.” Chiosa il presidente regionale delle Acli Mauro Carta. “In sintesi: sul PNRR la Sardegna emerge tra luci e ombre con un recupero tecnologico ma con un forte ritardo nelle infrastrutture territoriali previste e finanziate. Come dice il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, il rischio è quello di avere scatole vuote o di perdere i finanziamenti; per questo serve un colpo di reni, anche in Sardegna, per evitarlo.”
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