
Pietrina Ganga
di LUCIA BECCHERE
Nugoresa de Santu Predu, Pietrina Ganga (Buddale), nata il 29 giugno 1933, ha avuto come palestra di vita la piazza del Rosario dove giocava e si divertiva. Ha frequentato solamente fino alla 4 elementare perché a casa c’erano i fratellini più piccoli a cui badare. Quarta di 10 figli di Pascale muratore e Pasqualina casalinga, una donna d’altri tempi che ha allattato al seno altri dodici bambini fra cui Tonino Ruiu il pittore e Franceschino Satta il poeta.
“Mia madre – ricorda -, per tirare avanti vendeva sigarette a mercato nero. Mi ha insegnato a fare il pane, sos coconeddos, sas casadinas, sas pizinneddas de s’ovu. Indossare sa vardetta era il mio sogno, lei non voleva, ha ceduto solo quando le ho detto che non l’avrei più aiutata a trasportare dal postale a casa i prodotti che comprava a Oliena per rivenderli a Nuoro. Avevo 16 anni e l’ho portata per 23 anni mentre non ho mai posseduto il costume di Nuoro, per il Redentore indossavo quello di altri paesi. Non mi sono mai sposata – prosegue -. A 23 anni mi sono innamorata di Francesco, un muratore nuorese, conosciuto alle feste di matrimonio ma i miei non lo volevano, non so perché. In seguito lui si è trasferito per lavoro in Francia dove ha trovato moglie. Rimasto vedovo è venuto a cercarmi ma deo non fipo prus in chirca sua”.
Com’era Santu Predu allora?“Allora sì che Santu Predu era bello! I bambini erano obbedienti e facevano le commissioni agli adulti. Mia sorella Badoredda, oggi 99 enne, comprava sempre le rosette di pane per tzia Muredda. Facevamo tutti parte della stessa famiglia. Ricordo da studente l’ingegner Maccioni, oggi 106 anni, ho conosciuto Maria Giacobbe e Dolores Turchi”.
A 20 anni ha fatto la domestica presso la famiglia Prevosto, alla quale ancora oggi si sente legata da profondo affetto. In seguito è andata a vivere con la sorella a Cagliari dove ha lavorato come cuoca all’AIAS (Associazione italiana assistenza spastici), percepiva 48 mila lire mensile, ai primi anni 80 è stata trasferita a Oliena, a sessant’anni è andata in pensione.
Pietrina Ganga si riservava le ferie per rientrare a Nuoro due volte l’anno per la festa de Santu Franziscu. La madre era molto devota al Santo e l’ha indirizzata alla fede, la sua maestra è stata la sorella Lillina scomparsa nel 2007, una vera istituzione in quel santuario.
Dal 1950, priorato di Giovanni Costa, al 2015, priorato Porcu-Satgia, per 65 anni ha fatto la questua a Nuoro e paesi. Le offerte venivano consegnate al priore che a sua volta provvedeva a tutte le spese e garantiva al gruppo di lavoro il vitto per l’intera giornata, cena a casa del priore. Ha sempre raggiunto il santuario a piedi dove provvedeva anche a distribuire ai fedeli l’olio benedetto contenuto nella coppa di marmo posta all’esterno della chiesa.
“Con mia comare Gonaria Basolu – continua -, mi alzavo alle cinque del mattino, per attingere l’acqua dal famoso puticheddu de santu Franziscu posto sotto la chiesa, perché non c’era ancora la condotta idrica. Si lavava tutto a mano e si dormiva per terra sopra sas bertulas (bisacce) degli animali sempre a odore di formaggio. Ai sacerdoti erano riservati i letti in sacrestia, mentre il gruppo di lavoro provvedeva a fare le pulizie e lavare la biancheria. Attorno al santuario, allora come oggi, pascolava il gregge di san Francesco composto dal bestiame ricevuto in dono dai pastori e durante la novena i capi venivano macellati al bisogno per dare carne, cordedhas, mattimene e su sambeneddu a tutti i pellegrini e ai novenanti che trovavano alloggio nelle cumbessias. In ogni ambiente venivano sistemate tre famiglie che, sebbene non si conoscessero non avevano nessuna difficoltà a relazionarsi fra loro”.
Tzia Pietrina ha smesso di lavorare dal 2015, ma ogni anno a maggio e ottobre, accompagnata dalla nipote Cristiana, si reca al santuario a sentir messa.
Cosa le è rimasto di 65 anni di lavoro ai priorati di San Francesco? “La salute, san Francesco mi ha sempre sorretto nelle mie malattie. Ho pregato tanto – aggiunge pervasa da forte commozione -. Lui mi ha lasciato il dono della fede. Nella salita che porta al santuario ho visto la gente arrivare camminando sulle ginocchia per voto. Allora la devozione era tanta e bancarelle ce n’erano poche”.
Perché gli abitanti di Santupredu sono particolarmente fedeli al Santo? “Perché nella chiesa del Rosario è custodito il Santo. Lì inizia il suo viaggio verso il santuario e lì viene riposto al suo rientro”.
Cos’è cambiato oggi? “Prima la festa era più sentita, oggi i giovani sono meno fedeli alla tradizione. Allora il comitato si riuniva dopo cena, stanco e felice si divertiva a ballare, perché a san Francesco si è sempre conosciuto il divertimento sano coi balli e la musica. Ai giovani di oggi dico de andare a Santu Franziscu e de precare. Oje istana bene prus de comente istavamos nois, sunu troppu divertios, spendaciones, pippana e precana pacu”.
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Anche io ho conosciuto zia Pietrina:autentica ,vera senza ipocrisie ….pensavo abitasse in via Piemonte e quindi che fosse quasi mia vicina di casa.
Lei mi ricorda di sicuro come la figlia di ‘’Zenia e Bobore’’
Sono andata più volte a piedi a San Francesco e quanto dici nel tuo racconto lo sottoscrivo in pieno .
A San Francesco devo molto e le sono riconoscente sempre.
lì nel percorso a piedi avevo conosciuto Mario
(marito e compagno di vita )persona speciale che è venuto a mancare qualche mese fa