7 MAGGIO 1945: OTTANT’ANNI FA, RADIO SARDEGNA ANNUNCIAVA PER PRIMA AL MONDO LA FINE DELLA GUERRA

Radio Sardegna annuncia per prima al mondo la fine della guerra
È il 7 maggio del 1945 quando Radio Sardegna annuncia per prima al mondo la fine della Seconda guerra mondiale: quel giorno, infatti, Alfred Jodl, Capo di Stato Maggiore del governo Donitz, aveva firmato la resa della Germania.
Sono le 14/14.15. Uno dei marconisti della Radio, Quintino Ralli, intercetta la trasmissione di una radio militare di Algeri nella quale si parla della resa dei tedeschi, Ralli chiama il direttore Amerigo Gomez il quale, sentito anche lui l’annuncio, corre nella cabina di trasmissione assieme all’annunciatore Antonello Muroni, strappa letteralmente di mano il microfono a Franco Roberto (giovane annunciatore di turno in quel momento) e grida:
”La guerra è finita… la guerra è finita! A voi che ci ascoltate, la guerra è finita!”.
Quell’annuncio non era stato ancora diramato da nessun’altra radio.
Radio Londra ne darà testimonianza solo venti minuti più tardi. Radio Roma solo 6 ore più tardi.
Le normali trasmissioni quel giorno subiscono dei cambiamenti e la notizia viene ripetuta ogni dieci minuti per tutta la sera, ogni volta con qualche particolare in più intercettato dai telegrafisti.
Nonostante tutto questo, il giorno dopo nessun giornale racconta il primato di Radio Sardegna.
Storia di Radio Sardegna.
Dopo che gli alleati ebbero bombardato e distrutto Cagliari, nei mesi di febbraio e maggio del 1943, gli abitanti furono costretti a trasferirsi nei paesini dell’interno.
La Sardegna cadde in un periodo di isolamento: dalla penisola non arrivavano più le merci necessarie alla sopravvivenza della popolazione ed occorreva inoltre provvedere ai 200 000 soldati rimasti bloccati.
Il Comando supremo delle Forze armate della Sardegna, diretto a quel tempo dal generale Antonio Basso, aveva bisogno di un luogo fisso e lontano dai bombardamenti.
Venne scelto Bortigali, un paese del Marghine, situato ai piedi del monte Santu Padre. Scelta sicuramente non casuale o estemporanea, ma conseguente ad anni di presenze di reparti dell’esercito (ed anche di tutto il Comando nel 1940) nel territorio, sia per le normali esercitazioni, ma anche per studiare sul posto la posizione, la logistica e i “contatti” migliori per l’eventualità di un trasferimento “forzato” del Comando dalla sua sede di Cagliari.
Posizione che doveva essere vicina alla “strategica” Macomer (diventata, soprattutto dopo la costruzione delle ferrovie alla fine dell’ottocento, nodo fondamentale per i trasporti) ma allo stesso tempo in qualche modo “defilata”.
E in tal senso il Monte Santu Padre garantiva una sorta di protezione naturale.
Nell’aprile del 1943 la Divisione “Bari” venne schierata nella zona costiera di Oristano, mentre la 47ª Compagnia mista telegrafisti/marconisti venne distaccata a Bortigali e riassegnata al Comando Militare della Sardegna, per costituire la componente tecnica che permise successivamente di avviare le trasmissioni radio.
Qualche mese dopo il Comando, vi furono trasferite anche le strutture radiofoniche che resero possibile le comunicazioni con le centrali romane e con le truppe sparse nell’isola.
La stazione radio, una R6 ad onde medie, fu posizionata a Birori, un paese vicino a Bortigali.
Uno dei fatti che condizionò, anche se indirettamente, la nascita di Radio Sardegna, fu la Conferenza che ebbe luogo a Casablanca nel gennaio del 1943, quando si riunirono gli Stati Maggiori degli alleati con lo scopo di decidere da dove cominciare l’invasione dell’Europa (contemporaneamente si preparava lo sbarco in Normandia). Mentre Churchill preferiva la Sicilia, il generale Eisenhower era propenso ad occupare la Sardegna.


Prevalse l’idea del primo, ma si volle comunque far credere che lo sbarco sarebbe avvenuto in Sardegna.
Per questo si mise in atto un’operazione, chiamata “Operazione carne tritata”, con la quale si fece trovare il cadavere di un ufficiale del servizio segreto inglese presso le coste spagnole, con legata al polso una borsa contenente i piani (falsi anche questi) dell’imminente invasione della Sardegna.
Di conseguenza i Comandi italo-tedeschi dovettero rafforzare le difese dell’isola, e per questo venne trasferita da Roma la radio R6 1942 onde corte, a quel tempo la più potente radiomobile d’Europa, che fu posizionata nel paesino di Lei, a circa 10 km da Bortigali. Al suo seguito arrivò anche il personale specializzato del X Raggruppamento Genio di Roma, sotto il comando del tenente Bertini. Radio Sardegna entrò in funzione successivamente all’8 settembre, dopo che il tenente Bertini aveva spostato da Lei la R6 o.c., parcheggiandola in un oliveto alla periferia di Bortigali.
L’idea iniziale di utilizzare le due radio “inoperose” fu del Cap. Pio Ambrogetti, spalleggiato dal S.Ten. Walter Vannini, entrambi ex dipendenti dell’EIAR, che ebbero il permesso dal ten. Bertini.
Lo scopo iniziale era quello di permettere il collegamento tra i soldati rimasti bloccati in Sardegna e i loro familiari, non essendo disponibili altri tipi di comunicazione.
Qualche settimana dopo intervennero come responsabili il capitano del Genio Emanuele Caddeo e il vicecapo di Stato Maggiore Enrico Cocco.
Ci fu un periodo di trasmissioni “ufficiose”, poi iniziarono le prove vere e proprie, prove che servirono per prepararsi al debutto ufficiale avvenuto, col beneplacito del Comando militare, il 2 ottobre, alle ore 13.15, quando Radio Sardegna inizia ufficialmente le sue trasmissioni.
Le trasmissioni iniziavano in questo modo: il marconista Armando Migliorini dava due o tre giri di manovella al grammofono, faceva partire le prime note dell’inno “Cunservet Deus su Re” (l’inno del Regno di Sardegna sabaudo), poi rialzava il braccio con la puntina e pronunciava la sigla: “Qui Radio Sardegna, libera voce d’Italia fedele al suo Re”. Quindi Walter Vannini iniziava il suo notiziario radiofonico.
La prima trasmissione era formata solo da 3 notiziari, dalla durata di 15 minuti ciascuno (13.15, 17.15, 22.00), ma dal 17 ottobre i notiziari si ridussero a due e si aggiunsero due trasmissioni intitolate “Notizie da casa”.
Dal 15 novembre il tempo di trasmissione si ampliò e si infittì, i notiziari divennero 5, la trasmissione “Notizie da casa” divenne “Messaggi da e per il continente” (occupava 3 spazi da 15 minuti l’uno) e furono introdotte due trasmissioni musicali rese possibili da dischi raccolti fra i militari e fra gli stessi abitanti di Bortigali.
In tutto si avevano 150 minuti di trasmissione
Quando gli americani sbarcarono in Sardegna vennero a sapere delle trasmissioni della Radio. Appena scoprirono il luogo di provenienza, inviarono sul posto alcuni membri della commissione di controllo del PWB sotto le direttive del “maggiore” Guido d’Agostino. In un primo momento ebbero il sospetto che la radio servisse a trasmettere messaggi in codice ai fascisti sardi; per questo pensarono di chiuderla, anche perché con l’armistizio dell’8 settembre si era stabilito che nessuna radio potesse trasmettere senza la loro supervisione.
Ma si limitarono a mettere al servizio della Radio del personale di loro fiducia (tra cui Jader Jacobelli e il primo direttore di Radio Sardegna Armando Rossini) e a chiudere la R6 a onde corte.
Dopo l’arrivo degli americani e la conseguente chiusura della trasmittente a onde corte, Radio Sardegna passò un periodo non facile, in quanto ormai il segnale si sentiva solo in Sardegna e il servizio di collegamento tra militari continentali bloccati in Sardegna e le proprie famiglie fu interrotto.
Il fatto anche di trovarsi in una posizione marginale portò alla decisione di trasferire Radio Sardegna a Cagliari, e con essa la 47ª Compagnia Trasmissioni nel gennaio del ’44, utilizzando una trasmittente più potente, da 5 kw. Dopo il bombardamento Cagliari era caduta in uno stato di apatia, ma l’arrivo della Radio fu un segno di ripresa.
All’inizio le apparecchiature furono collocate in tre grotte del quartiere di “Is Mirrionis”, precedentemente servite come rifugi antiaereo.
Il cosiddetto “carrozzone” della R6 fu situato nella piazza d’Armi, in un edificio malandato che venne chiamato “il casermone”. Al piano superiore furono sistemati gli alloggi dei militari e gli studi. I giornalisti erano gli stessi che avevano lavorato a Bortigali. Più in avanti, il ruolo di direttore della Radio, precedentemente occupato dal maggiore Rossini, passò in mano al capitano Carlo Sequi, poi al giornalista Mino Pezzi ed infine ad Amerigo Gomez che decise di ampliare i programmi e di assicurare un flusso regolare di finanziamenti in modo da rendere fattibili i progetti in corso.
A Cagliari la Radio crebbe sempre di più, ospitando diverse trasmissioni musicali (uno degli interpreti fu il noto Fred Buscaglione, a quei tempi militare a Sassari), politiche, religiose (la domenica il Cappellano Militare don Paolo Carta teneva le “prediche dal pulpito”).
Dal 1944 Radio Sardegna trasmise tutti i giorni. Nel maggio del 1945 l’emittente venne trasferita in una nuova sede, con locali moderni e spaziosi, in Viale Bonaria 124. A Roma però si pensava di chiudere quella Radio troppo autonoma; infatti, già da prima del famoso 7 maggio, arrivarono notizie sulla sua possibile soppressione.
Si presentò il problema del personale che, con la fine della guerra, si ridusse in seguito alla partenza dei militari continentali. Ci fu un indebolimento del segnale, la lunghezza d’onda diminuì, ci furono scioperi del personale.
Radio Sardegna divenne “Radio Cagliari”, fino ad arrivare al 1952 anno in cui la Radio perse la sua autonomia.

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