
di GIANRAIMONDO FARINA
Il 25 Aprile , per gli italiani, è questo. E non è retorica. È capire che i valori della Resistenza affondano in quelli del Risorgimento. E sono valori fondanti della Costituzione. Punto. Nella Resistenza si sentiva il bisogno di affermare che era esistito anche un altro Risorgimento, che era stato messo fuori gioco politicamente o in galera, o in esilio, o nelle forche austriache, e cioè quel Risorgimento che portava avanti ideali democratici, dove la patria era semplicemente un’aspirazione alla libertà, alla democrazia e all’uguaglianza. Era il Risorgimento delle insorgenze popolari, dei martiri di Belfiore, delle rivolte cadorine, delle spedizioni fallite, degli eccidi dimenticati, come quello atroce di Sclemo (Trento), da poco rievocato nel silenzio e finito nel dimenticatoio nazionale. Un barbaro eccidio, consumatosi il 21 Aprile 1848 dalle truppe austriache nelle Giudicarie trentine ai danni di 20 volontari italiani dei corpi franchi lombardi della colonna Tibaldi, riparati, feriti, in un casolare. Erano quasi tutti cremonesi, padri e figli. Di professione artigiani. Fra loro anche il nipote di Alessandro Manzoni. Feriti ed inermi. E passati per le armi. Perché aspiravano ai valori di libertà, unità ed indipendenza. Per l’Italia. Senza dimenticare il contributo di sangue versato da sacerdoti come don Enrico Tazzoli, sul patibolo di Belfiore, don Giovanni Grilli o don Ludovico Pavoni sulle barricate di Brescia, morto nel 1849, proprio per proteggere i suoi ragazzi dalla furia austriaca. E dichiarato beato da Papa Francesco. Già, Papa Francesco. C’è voluto un Papa come lui, figlio dell’emigrazione italiana in Argentina, a “sdoganare”, ulteriormente, i valori del Risorgimento, proclamando beato il grande educatore Ludovico Pavoni, il “santo” del Risorgimento, e dichiarando venerabile, nel febbraio di quest’ anno, il vicebrigadiere Salvo d’Acquisto, morto da eroe e da credente al grido di “Viva l’Italia” al cospetto di un plotone di esecuzione tedesco. Salvo d’ Acquisto, il “santo della Resistenza”. Morto dopo avere affermato: “Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!” Ecco, capire oggi il 25 Aprile, da celebrare degnamente, è anche e soprattutto questo. Ricordando Papa Francesco nel suo ultimo transito verso il Padre Misericordioso. Un Papa che ha ridato, viste le sue origini, dignità, con i suoi gesti, al Risorgimento ed alla Resistenza.
Le motivazioni di tutti i Risorgimenti e di tutte le Resistenze sono sempre nobili. Molto meno lo sono i risultati ai quali, spesso, quei Risorgimenti e quelle Resistenze conducono. Ne cito una per tutte ( ma comprendo ovviamente anche quella Resistenza che contribuì – con l’apporto di molti ideali diversi – ad abbattere la dittatura in Italia), quella Resistenza contro lo zarismo sovietico. Il risultato, storicamente accertato e convalidato, non diede quella libertà che il popolo oppresso sognava. Il sillogismo che vuol far capire la Resistenza passando per il Risorgimento, ha bisogno di qualche riflessione.