
Gabriele Bertacchini (1980) è naturalista conservazionista. Alle osservazioni sul campo affianca l’attività di divulgatore. Dopo la laurea in Scienze naturali e un master in comunicazione ambientale, nel 2006 fonda AmBios, azienda specializzata in educazione e comunicazione ambientale. Ha realizzato i podcast M49 (il Post, 2021) e Rotta climatica (Avvenire, 2022). Ha pubblicato Il mondo di cristallo (2017) e, per Infinito edizioni, L’orso non è invitato (2020), Il pesce è finito (2021), Ho visto volare i fenicotteri (2024). Vive diviso tra Trentino e Sardegna, tra i boschi e le coste di cui ama raccontare le storie.
Venerdì 11 aprile, alle ore 18.30, a Olbia, presso la Libreria Ubik di Viale Aldo Moro, verrà presentato il nuovo libro del naturalista e divulgatore scientifico Gabriele Bertacchini “Di fronte all’orso” (Infinito edizioni, 2025), un saggio che ripercorre il “conflitto” in essere in Trentino per allargare lo sguardo a una dimensione più ampia, in cui il modo di intendere la presenza dell’orso diviene un modo di interpretare la natura e la sua spinta evolutiva.
L’incontro sarà un modo per riflettere sul modo che abbiamo di intendere gli spazi naturali, come una spiaggia, un bosco o un pezzo di montagna, sempre più visti in funzione di quello che ci permettono di fare e non di quello che sono per davvero.
“Viviamo in un tempo che tende a uniformare i luoghi – spiega Bertacchini. Gli ambienti naturali, troppo spesso, divengono un prolungamento delle città. Stiamo creando, se già non lo abbiamo fatto, un unico grande mondo umano dove si possono fare le stesse esperienze ovunque, in cui il luogo altro non diviene che un pretesto o uno strumento funzionale a sviluppare un’economia, ma che finisce per privare gli ambienti della propria identità, esponendoli ad un processo di corrosione fisica e culturale.
Penso a un bosco o a una spiaggia che, nelle nostre menti, non sono più dei sistemi naturali in cui inserirsi con delicatezza modificando delle abitudini e dei modi di essere, ma spazi in cui traslare dei comportamenti o delle attività, in cui realizzare anche degli eventi o costruire dei percorsi attrezzati per renderli maggiormente fruibili.
Il processo di omogenizzazione è oggi una delle principali problematiche ambientali, non solo perché fagocita l’esistente, ma perché finisce per costruisce un pensiero, ed è dal pensiero che inizia un nostro atteggiamento.
Il conflitto in essere in Trentino tra orsi e parte della popolazione residente, diviene così il modo per fare delle riflessioni più ampie e domandarsi quali siano gli spazi che stiamo realmente lasciando alla natura, troppo spesso confinata o rinchiusa dentro rigidi schemi che abbiamo costruito e che si scontrano con la realtà biologica, per sua stessa essenza dinamica, trasformativa e non assoggettabile a piani lineari e meccanicistici propri della nostra società”.
La storia dell’orso, diviene in questa maniera di più di quello che potrebbe sembrare. Diviene un simbolo che racchiude un modo di vivere e di pensare, d’interpretare l’esistenza e d’immaginare il futuro. Racchiude quello che siamo e racconta in che direzione stiamo andando. La narrazione, all’interno del libro, si sposta così dal Trentino alla Sardegna, regione di affezione dell’autore in cui ha parte delle sue origini.
“Non vogliamo modificare un modello che abbiamo generato, nonostante sia lo stesso che ci ha proiettati nella attuale crisi ambientale e nonostante sia lo stesso responsabile della banalizzazione dei luoghi – continua Bertacchini.
In questa maniera si trasforma velocemente in fastidio quanto impone un diverso modo di porsi o quanto non permette fare quello che si ha in mente.
Gran parte degli spazi naturali, in nome di un diffuso processo di addomesticazione, sono ormai saturi.
Gli spazi lasciati in purezza che ancora restano, ben venga che non siano sempre facilmente accessibili, e gli animali che tornano a farsi vedere nei luoghi da cui li avevamo cacciati, come l’orso, per questo sono come delle aule a cielo aperto e degli insegnanti che lì si possono incontrare, in quanto possono permettere di modificare un pensiero, e l’attuale crisi biologica di cui si parla è prima di tutto una manifestazione della mente”.