
di FILIPPO PETRUCCI
I dati sulla popolazione al 1° gennaio 2025, pubblicati dall’Istat, indicano che nel 2025 la popolazione della Sardegna ha continuato a scendere, attestandosi alle 1.561.339 unità. La variazione assoluta tra 2024 e 2025 indica che, nel corso degli ultimi 12 mesi, sono state perse ulteriori 9.114 unità, vale a dire come se più della popolazione del comune di Macomer (al 2025, 9.073 abitanti) fosse scomparsa.
Complessivamente dal 2016 ad oggi, la Sardegna ha perso 96.799 residenti, vale a dire poco sotto quanti risiedono attualmente nei 155 comuni meno popolati della Sardegna, ovvero nel 41% dei comuni attualmente esistenti.
A livello nazionale, la Sardegna è nuovamente, assieme alla Basilicata, la regione con la variazione percentuale superiore, con un decremento del -6%.
La distribuzione della popolazione per fasce d’età vede un’ulteriore riduzione della percentuale di under 15 in Sardegna, oggi sotto il 10% della popolazione. Esattamente 20 anni fa, tale dato era pari al 13,12% della popolazione sarda, in linea con molte altre regioni italiane e con ben 7 regioni che avevano una percentuale di giovani inferiore alla Sardegna. Oggi la Sardegna è all’ultimo posto ed è la regione <<meno giovane>> d’Italia.
Rispetto al 2024, continua ad aumentare la quota di popolazione con 65 anni ed oltre e a ridursi la percentuale di popolazione attiva.
Mauro Carta, Presidente delle Acli Regionali della Sardegna: “La Sardegna continua a perdere popolazione: tra 2023 e 2024 avevamo perso un comune della dimensione di Dorgali, quest’anno perdiamo l’equivalente della popolazione di Macomer. Ma non solo perdiamo popolazione in senso assoluto, soprattutto perdiamo popolazione giovane. Gli under 15 sono oggi meno del 10% della popolazione e siamo gli ultimi in Italia: vent’anni fa eravamo al 13° posto per popolazione giovane. A questo, va aggiunto il fatto che cala ancora la popolazione attiva, quella che lavora e con tasse e contributi, sostiene il sistema del welfare pubblico, e aumenta la popolazione più anziana”. Continua Carta: “I dati mostrano nuovamente che i morti sono più del doppio dei nati vivi e l’unico dato positivo è il saldo migratorio con l’estero, che tuttavia non ci permette di compensare i valori negativi del saldo naturale e del saldo migratorio interno. A livello provinciale, vediamo che solo il Nord-Est ha un tasso di variazione positivo, mentre calano anche le province più popolose. A livello comunale, sono ben 132 i comuni con meno di 1000 residenti”.
“Sono necessari interventi strutturali di medio e lungo periodo che permettano di invertire la rotta. Innanzitutto, occorre una lotta senza quartiere al lavoro povero, soprattutto negli appalti pubblici che riguardano sanità e servizi in generale. Con stipendi troppo bassi o si va verso l’emigrazione o si rimanda all’infinito la scelta di mettere su famiglia. In secondo luogo, occorre aumentare la competitività della Regione sulla innovazione tecnologica da subito: Einstein Telescope è la giusta scommessa ma serve fare subito qualcosa nel campo della AI. In terzo luogo, occorre intervenire sulla dispersione scolastica: sono troppi anni che non esiste un sistema della formazione professionale di I livello stabile, senza il quale la percentuale di esclusi è troppo elevata nell’isola tanto da farci diventare ultimi. Infine, occorre prendere atto del fatto che la cura delle persone diventerà sempre più un ambito di lavoro e formare sardi o attrarre famiglie dall’estero, piuttosto che singoli lavoratori, è un percorso strutturale che va costruito e non lasciato alla occasionalità.”
I dati del bilancio demografico al 31 dicembre 2023 raccontano che il numero di morti supera quello dei vivi di 11412 unità, quasi come la popolazione di Carloforte e San Giovanni Suergiu messe assieme.
Unico dato positivo è il saldo migratorio con l’estero, che è pari a 2578 unità, vale a dire che, al netto dei sardi che si sono trasferiti all’estero, è come se un comune come Berchidda (2577 abitanti al 2025) si fosse trasferito in Sardegna.
Oggi risultano residenti in Sardegna 55.377 stranieri, pari al 3,55% della popolazione totale, con una leggera crescita di 3.336 unità. A livello nazionale, la popolazione straniera è quasi il triplo percentualmente rispetto al dato sardo, 9,20% sul totale: anche in questa graduatoria la Sardegna è ultima tra le regioni italiane.
Per quanto riguarda le comunità straniere, vediamo che vi sono 12 comunità che superano il migliaio di presenze. La prima comunità continuano ad essere i cittadini rumeni (11.112), seguiti dai cittadini senegalesi (4.223) e dai marocchini (3.836): mentre la comunità rumena è pressoché stabile, le due comunità storiche senegalese e marocchina, continuano a decrescere. Tra le comunità più numerose, emerge la crescita dei cittadini del Pakistan (744, pari al 71,06%), dell’Ucraina (267, +9,25%), del Kirghisistan (+233, +24,63%), Bangladesh (+282 nuovi residenti al 2024, una crescita del 20,6%). In totale risultano in Sardegna cittadini di 156 comunità diverse, presenti in quasi tutti i comuni: ad oggi solamente in due comuni, Monteleone Rocca Doria e Bidonì, non risultano residenti cittadini stranieri.
Considerando le ripartizioni provinciali che entreranno in vigore dal 1° aprile 2025, si conferma che la maggior parte della popolazione risiede nell’Area Metropolitana di Cagliari (540.104, pari al 34,59% della popolazione), seguita dall’Area Metropolitana di Sassari (312.555, pari al 20,02%) e dal Nord-Est (159.098, il 10,19%). Tutte le altre ripartizioni territoriali hanno una popolazione inferiore al 10% del totale regionale, con l’Ogliastra che pesa appena per il 3,38% della popolazione regionale. Per quanto riguarda la popolazione straniera, il 35% risiede nell’Area Metropolitana di Cagliari, il 21,68% nella provincia del Nord-Est e il 19,50% nell’area Metropolitana di Sassari, mentre il 23,30% risiede nelle rimanenti province. A livello comunale sono 26 i comuni con oltre 10.000 abitanti. Il comune più popoloso è Cagliari (146.627 abitanti), seguito da Sassari (120.497), da Quartu Sant’Elena (68.108) e Olbia (61.658). Chiudono la graduatoria, i 132 comuni (pari al 35% del totale) con meno di 1.000 residenti, tra cui 11 comuni con meno di 200 abitanti. Tra questi ultimi i meno popolosi sono Baradili con 76 abitanti, Monteleone Rocca Doria con 103 e Bidonì con 117 abitanti.
I dati continuano a preoccupare???? Ma chi???!!! Se non pensano a favorire i giovani nel lavoro, ma quello vero, non precario, ad offrire servizi per lefamiglie, credono che i giovani abbiano voglia di rimanere qui!!!