IL RAPPORTO CARITAS: IN SARDEGNA AUMENTA LA POVERTA’, 118MILA FAMIGLIE IN SOFFERENZA

La qualità della vita non migliora, bensì peggiora. In Italia, nel 2023, il numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta è cresciuto dell’1,4%, oltre 2 milioni e 200mila. In Sardegna, l’Istat dice che, rispetto al 2022, sono circa 9mila in più quelle nelle stesse condizioni in senso relativo. A Cagliari, nella Sala Anfiteatro della Regione, sono stati presentati il “XIX Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2024” e l’“VIII rapporto annuale 2024”. Si è discusso dello stato di difficoltà economica e bisogno dell’Isola relativo al 2023/2024, con particolare attenzione alle famiglie con minori, sulla base dei dati forniti dalla Caritas Sardegna.
«Sono 118mila le famiglie in stato di povertà relativa, che quindi non sono al livello dello standard medio di consumi italiano», afferma Raffaele Callia, responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas regionale. «11mila persone in condizione di disagio, dato in crescita rispetto allo scorso anno. L’interpretazione più efficace potrebbe essere legata, oltre ai problemi strutturali della nostra regione, ad un’inflazione che ha continuato a pesare per tutto il 2023. L’inflazione costringe persone con una media di 50anni, per lo più uomini senza lavoro o con lavoro precario, a chiedere aiuto. Espressione di un disagio economico», sostiene il dottore, «che ha a che fare con l’incapacità di far fronte alle spese quotidiane e con un mercato del lavoro che offre poche possibilità. Queste difficoltà impediscono di progettare il futuro».
Un futuro non così promettente. L’Istat stima uno scenario demografico drammatico, 8.314 residenti sardi in meno rispetto allo scorso anno. Numero che prevede inevitabili ripercussioni su spese sanitarie, assistenziali e offerta del lavoro. Non a caso, i problemi di natura economica e lavorativa nel 2023 sono stati la maggior parte delle necessità riferite agli operatori Caritas.
Del lavoro ha parlato la presidente della Regione, Alessandra Todde, con un occhio di interesse sui più giovani. «Impieghi precari al 90% e sempre meno pagati sono temi che ci devono spingere ad un’azione ancora più forte ed efficace. Quest’azione deve aiutare la stabilizzazione e migliorare i salari, motivo per cui ho spinto il Consiglio a proporre il più velocemente possibile delle soluzioni. È inutile che predichiamo bene e razzoliamo male quando gli appalti sono al massimo ribasso. Noi, da legislatori regionali – riflette la governatrice -, possiamo fare molto sulle scuole, così che i ragazzi abbiano un percorso extrascolastico ricco e culturale. Dobbiamo collaborare con la Caritas e le altre istituzioni perché la povertà abbia tutti gli strumenti per essere monitorata e archiviata».
«Preoccupano soprattutto i bisogni che non vengono esauditi», spiega monsignor Antonello Mura, vescovo di Nuoro e di Lanusei e presidente della Conferenza episcopale sarda. «Il bisogno di salute, di vivere serenamente. Oggi celebriamo non solo i bisogni ma anche le risposte. Le Caritas e ogni diocesi, con la sua struttura, la sua organizzazione e i suoi volontari sono una risposta ai bisogni. Ci sono zone dell’Isola, specialmente quelle interne, che per tanti motivi hanno difficoltà nell’affrontare alcune risposte in termini di salute», ammette il vescovo. «Penso al Nuorese, all’Ogliastra, il Sulcis, ma anche le zone più a nord che sentono lontane le realtà che possono essere necessarie nel momento in cui il bisogno si manifesta».
Monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario della Conferenza Episcopale Italiana, lancia un messaggio di speranza. «Chi si trova in situazioni di povertà o disagio non deve sentirsi abbandonato. Come chiesa cerchiamo di attivare una sinergia tra soggetti privati, ecclesiali, e soggetti pubblici. Contrastare la povertà significa accompagnare le persone che si trovano in una situazione di disagio, dovuta a questioni abitative, familiari educative e lavorative». Una soluzione. «La povertà si sconfigge con lo sviluppo, cioè la capacità di produrre ricchezze e distribuirle secondo giustizia».

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