di GIANRAIMONDO FARINA
La definizione di “Atene sarda” , per Nuoro, “suona”, spesso, come un avvertimento. Un “campanello d’allarme”. Quasi la stesse a svegliare da un certo torpore cui spesso, questa città, che amo come mia “adottiva” sarda, fa’ ricadere. Da un lato la storia, gli scrittori, i poeti, gli artisti che l’hanno resa unica nei suoi antichi e caratteristici rioni. Dall’ altro la Fede. Che qua non è folclore, come alcuni vorrebbero che sia. “In primis” politici, media e certa “intellighenzia” isolana legata a determinate “camarille” . Ma è testimonianza di religiosità unica e profonda. Radicata nella roccia. Quella caratteristica e forte del Monte Ortobene e del Redentore. Cristo risorto che salva, protegge e perdona Nuoro, la Sardegna, l’ Italia ed il Mondo. Con quella sue braccia protese paternamente verso di noi. Umili pellegrini sardi emigrati accorsi, anche oggi, a rendergli omaggio. Devotamente e con fede. E facendo nostre quelle frasi lapidee impresse nel marmo sottostante la statua bronzea . Dedicate a Luisa Jerace, consorte di Vincenzo, scultore dell’ imponente statua, prematuramente scomparsa nel 1902: “(…) O voi tutti che, al ceruleo cadere della sera, porgete gli occhi oranti verso l’immenso altare dell’ Ortobene e del Redentore sorgente (…)”. L’Ortobene, la montagna sacra dei sardi, vista come altare immenso “sacrificale”.
Con il Redentore “sorgente” a proteggerlo. Immagine che ben si sposa con quella della vicina dedica lapidea fatta scrivere in onore del senatore Antonio Monni (Orgosolo 1895- Nuoro 1979). Avvocato, penalista, ex sindaco democristiano del capoluogo barbaricino nel secondo Dopoguerra. E politico e parlamentare come senatore nella seconda, terza e quarta legislatura dal 1953 al 1968. Uno che ebbe a scrivere e denunciare lo stato delle cose del Monte in quell’ accorato ed intenso discorso pronunciato in tempi non sospetti. E fatto proprio dal comune di Nuoro nel 1995. In occasione del Centenario della nascita dell’ ex senatore. Una denuncia che è anche una speranza. Per l’oggi. Per l’avvenire. “Si è incendiato senza pietà, danneggiato senza preoccuparsi dell’ avvenire. Ed allora diamo l’ allarme. L’amore all’ Ortobene è una favola di stagione se non ci interessiamo alla gioia migliore, le piante “. Un messaggio cristiano di speranza e di lotta ecologistica che ha guidato questo nostro coronamento di famiglia sarda emigrata ai piedi del Cristo che redime il mondo. E lo protegge. Come il volto di quel bambino, scolpito dietro il piede destro. Che rappresenta tutta l’ umanità indifesa. Oltre il folclore. Con Fede.