I sardi residenti all’estero sono oltre 128 mila. Sono aumentati, rispetto al 2022 di 1210 unità. Se fossero un Comune sarebbe il secondo della Sardegna, superando Sassari e andando vicino a raggiungere il numero di abitanti della terza e quarta città della Sardegna messe assieme (Quartu e Olbia). Numeri che fanno riflettere in una Regione nella quale il problema dello spopolamento si fa ogni giorno più pressante e, visto in ottica futura, anche preoccupante. Vengono fuori dal rapporto Mete 2024 realizzato dal Comitato Regionale Emigrazione – Immigrazione (Crei Acli) che ha analizzato i dati dell’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero per un periodo superiore ai 12 mesi.
La stragrande maggioranza dei sardi che sono andati a vivere oltre i confini nazionali risiede in Europa, 111.000 (l’87,9%), mentre 12.000 (il 9,6%) vive in America. Sono 4300 (il 3,3%) quelli che invece sono distribuiti tra Oceania, Africa e Asia. Il 57% sono uomini e il 43% sono donne. Quelli in età di pensione sono il 17,7%, il 12,3% hanno meno di 18 anni mentre il 22,6% ha tra i 18 e i 34 anni.
Il confronto tra i sardi e gli altri italiani all’estero mostra significative differenze. Come abbiamo visto i sardi sono molto più concentrati in Europa mentre la media degli italiani nel nostro continente è del 54,7%. In America invece gli altri italiani superano il 40% contro il 9,6% dei sardi. La nazione che un’incidenza maggiore di sardi è la Germania, seguita da Francia e Belgio. I primi due comuni per iscritti risultano essere sempre i comuni più popolosi, Cagliari e Sassari, che però sono indietro nella classifica dell’incidenza percentuale rispetto alla popolazione residente. Al primo posto troviamo Sindia con il 64,6%. Subito dopo troviamo i comuni di San Vito (28,52%), Bosa (19,54%) e Siniscola (17,82%). Ma, se dovessimo contare anche i comuni al di sotto degli 800 abitanti (ben 108, il 29% del totale dei comuni isolani), l’incidenza percentuale cambierebbe. il comune con la più alta incidenza percentuale di iscritti all’Aire rispetto alla popolazione residente nello stesso comune – della Sardegna risulta Bidonì, con l’87,30%, seguito da Sindia (64,69%) e Senis (58,87%). In generale, l’emigrazione all’estero grava in maniera molto rilevante sulle piccole comunità delle zone interne. E Infine i circoli dei sardi all’estero. Sono 114, 5 in più rispetto al 2021, quelli riconosciuti. Di questi 65 sono in Italia e 95 in Europa. Nelle Americhe si confermano 14 circoli, e in Australia sono sempre tre circoli. Questi numeri confermano che si tratta di un associazionismo derivante dalle migrazioni precedenti gli anni ‘60. In assoluto, il sistema dei Circoli è molto diffuso in Italia e in alcune regioni, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio in particolare, mentre all’estero l’associazionismo continua ad avere difficoltà nello svilupparsi.
“L’attuale dinamica demografica, caratterizzata da una bassa natalità, è accentuata dalla ripresa del fenomeno migratorio, che coinvolge soprattutto le fasce giovani della popolazione – afferma il presidente del Crei Acli Mauro Carta – È necessario che la Regione Sardegna promuova iniziative e programmi che, da un lato riportino in Sardegna i giovani emigrati e, dall’altro, rendano la Sardegna attrattiva per le competenze che i giovani hanno e di cui l’Isola necessita per il suo sviluppo socioeconomico. Questo richiede un approccio di medio e lungo periodo che implica una programmazione di politiche e incentivi che costruiscano un sistema per l’integrazione: facilitare l’inserimento lavorativo e la creazione d’impresa, garantire un sistema fiscale agevolato (casa, agevolazioni per lo studio e il lavoro) sono solo alcune delle misure che dovrebbero sostenere tutti i coloro che decidono di rientrare in Sardegna”
Una morte lenta dei paesi che si spopolano e dell’ economia isolana.