di CHIARA MEDINAS
Tra possanza e fascino, in Sardegna la presenza di castelli risulta una testimonianza pregnante, soprattutto del periodo medievale. Che siano di età giudicale o successiva, tutt’oggi molti esemplari superstiti si ergono saldi raccontando a partire dalle potenti mura, un tempo adibite prevalentemente a scopi strategico-militari. A vigilare sul paesino nuorese di Posada vi è per esempio il Castello della Fava, un edificio ricco di mito e storia.
Adagiato su un rilievo calcareo sopra la valle del fiume Posada, il Castello della Fava si configura con un nome particolare legato a un racconto dai connotati quasi epici. Si narra infatti che nel corso del 1300 a.C., il centro medievale di Posada fosse stato assediato da Turchi provenienti dal mare, aventi lo scopo di far arrendere i posadini tramite la fame. Per far credere di avere ancora scorte di cibo e quindi salvarsi, questi ultimi decisero di adottare uno stratagemma e fecero mangiare a un piccione l’ultima manciata di fave disponibile.
Dopo averlo fatto volare, l’uccello fu leggermente ferito e cadde nell’accampamento turco, dove fu sventrato e rivelò lo stomaco pieno di fave. Il piano funzionò poiché i Turchi si convinsero che Posada fosse ricca di viveri e che non potesse essere facilmente conquistata. Gli invasori decisero così di rinunciare e abbandonare le coste isolane.
Un’avvincente leggenda che ha anche un fondo di storia, in quanto Posada fu vittima di incursioni saracene a partire dal XIV secolo d.C. In quel frangente il castello era già sorto da circa un secolo per volere della famiglia pisana dei Visconti, al confine tra i Giudicati di Arborea e Gallura. Malgrado appartenesse a quest’ultimo, la peculiare posizione portò a continue contese e a un governo alternato tra i 2 territori giudicali.
Dopo altalenanti diatribe, nel 1324 d.C. il castello finì in mano aragonese fino allo scoppio della guerra sardo-catalana, combattuta tra 1353 e 1420 d.C. L’arduo conflitto vide contrapporsi il regno di Sardegna – gestito dalla Corona d’Aragona – al Giudicato di Arborea appoggiato dalla famiglia genovese dei Doria, che a un certo punto prese il controllo della fortezza. Un privilegio che durò poco, giacché in seguito la struttura tornò definitivamente in mano aragonese per poi passare infine alla famiglia Carroz.
Malgrado ad oggi restino visibili solo il corpo centrale e una torre, diversi studi hanno restituito l’articolata storia del castello, che in origine presentava cinte murarie scavate nella roccia e presidiate da soldati. Una volta attraversata la prima muratura, – comprendente un’ampia area e dotata di piccole aperture verso il mare – ci si trovava di fronte al cosiddetto “antemurale”, seconda cinta muraria dotata di un sentiero verso la cerchia più interna. Sita in cima al colle, essa era il cuore della fortezza e custodiva la cosiddetta “piazza d’armi”, spazio per esercitazioni militari, raccolta di armi e truppe.
Munita anche di tre cisterne per l’approvvigionamento idrico, la piazza d’armi non solo ospitava strutture forse usate come magazzini, ma accoglieva anche la torre centrale detta “mastio”, ancora adesso visibile. Alta circa 20 metri, essa presenta una pianta quadrata e un ingresso sopraelevato rispetto al piano di calpestio, in passato accessibile tramite scala lignea che veniva poi tolta per impedire attacchi nemici. Anche internamente la torre rivela una conformazione semplice, costituita da tre piani uniti da ripide scale e piccole aperture nelle pareti. Ubicate in punti specifici, queste servivano probabilmente per monitorare i territori circostanti e illuminare gli ambienti.
Il Castello della Fava si trova in via Castello a Posada (NU). Giunti al paese dalla Strada Statale 125, per arrivare bisognerà svoltare a destra in via Nazionale, girare a sinistra in via Eleonora d’Arborea e proseguire fino a scorgere sulla sinistra la fortezza.
Per ulteriori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e-mail castellodellafava@gmail.com.