Efisio Collu
di CRISTOFORO PUDDU
Si ricorda un poeta per ritrovare valori ed ascoltare in emozioni e versi la profondità di cuore dell’esistenza, con tutte le creazioni personali espresse e rappresentate nella suggestione della “funzione poetica”. La poesia comunica suggestioni e riflette i significati di ogni vita e di ogni vivere con la potenzialità selezionata della parola, mediata ed elaborata per essere trasmessa e fatta veicolare all’interno di un processo comunicativo che rivela l’intimo del poeta e la realtà.
E realtà dialogante, con se stesso e i sentimenti essenziali ed esistenziali, è gran parte della poetica sviluppata da Efisio Collu (Quartu Sant’Elena 1932 – Iglesias 2006). Trasferitosi bambino a Iglesias, iniziò ben presto a lavorare (condizione infantile assai frequente negli anni Quaranta e Cinquanta) e dover interrompere gli studi. Ebbe una significativa esperienza di emigrazione, che segnò profondamente anche la sua elaborazione poetica, evidenziata criticamente da Aquilino Cannas nelle pagine della rivista “S’Ischiglia” del gennaio 1980: “… Siamo infatti dinanzi a un testimone del dramma dell’emigrazione. Dell’emigrato che prende coscienza del suo stato, dell’ingiustizia sociale che lo ha proscritto dalla sua terra, che lo condanna alla disperazione. Una vicenda umana, dunque, che si consuma in un arco di nostalgie e di angosce, e che coinvolge tutti gli affetti, che si alimenta di ribellioni e di rassegnazione, e che apre al canto caricandosi di tutte le tensioni riflesse nella voce della madre, o verso la stessa sua terra che non è più la stessa”. Una Sardegna dove “risuonano solo passi di gente che non ritornerà più”. Successivamente si dedica al commercio itinerante tra le diverse e amate località del Sulcis-Iglesiente.
Numerose le sillogi pubblicate – con prefazioni prestigiose di Fernando Pilia, di Matteo Porru, di Enrico Cabiddu e Leonardo Sole – dal Collu in lingua iglesiente: Su soli strangiu (Edizione 3T, Cagliari, 1978), S’urtimu meli (Edizione 3T, Cagliari, 1980); Sa matta de su tempus, Ouverture po dexi balladas, Amai ti depu amai, tra il 1984 e 1985 per le Edizioni Ramagraf di Iglesias, e le raccolte Prima de a mengianu (1990) e Vu cumprà (994) per le Edizioni Cte di Iglesias. Nel 2004, nella sua nativa Quartu Sant’Elena trionfa al premio “Michelangelo Pira” e la silloge , titolata Coment”e un’arriu, verrà pubblicata nel 2006 da Tema a Cagliari; la giuria aveva riconosciuto “l’eterno dialogare del poeta con se stesso”, in una caratterizzante “fusione tra paesaggio e sentimento” e l’impiego di un “linguaggio asciutto e dolente, alieno da rimpianto”.
Il prestigioso critico, e uomo di cultura letteraria qual’era Nicola Tanda, considerava la poetica di Efisio Collu “di una originalità sorprendente e di una modernità tanto attuale”; un amalgamo di “lirismo amaro, senza miele, di un accorato e asciutto lamento che esalta le sofferenze dei poveri e degli emarginati, di nostalgie per i sogni tramontati e di consapevolezza per un impegno civile, sociale e umano”.
A Efisio Collu, riconosciuto tra i cittadini iglesienti illustri, la Città di Iglesias, nel 2016, gli ha intitolato la piazza del Centro Culturale e collocato una targa per iniziativa dell’associazione culturale Logos, fondata e presieduta dalla poetessa Marinella Sestu, e con il patrocinio del Comune.
e dai, via ; ” lingua iglesiente” !!, questo e’ ridicolizzare e ridurre al minimo la cultura e la storia di sardegna. (tutto volutamente in minuscolo)