GLI EFFETTI SPECIALI DI GUERRE STELLARI: LA FIRMA DI MARCO CARBONI COME CONTRIBUTO ALLA CREAZIONE SUI FILM HOLLYWOODIANI

Marco Carboni

Star Wars – l’ascesa di Skywalker, The Avengers, Aladdin, Harry Potter e I doni della morte, Il libro della giungla. Sono solo alcuni film a cui ha lavorato per la creazione degli effetti speciali il sassarese Marco Carboni. 43 anni. Alle spalle una carriera di primissimo piano e collaborazioni con registi del calibro di Steven Spielberg e Ridley Scott.

Di cosa si occupa?  «Di effetti visuali, per il cinema e ultimamente anche di un nuovo tipo di intrattenimento chiamato immersive, esperienze create con l’ausilio degli effetti del computer. Al momento sono supervisore di tutta la parte grafica: dalla creazione di un personaggio al suo inserimento in un ambiente. Tutto quello che ha a che fare con la generazione di immagini passa da me: dalla preproduzione, quando si inizia a pianificare, alla produzione, il lavoro sul set. In quel caso, insieme ad un’altra figura che si chiama visual effects supervisor, diciamo dove posizionare una camera, in quel punto ci sarà uno schermo colorato nel quale poi verranno inseriti gli effetti da noi creati. Poi c’è la post-produzione, quando si è finito di girare e in una determinata ripresa si deve, ad esempio, inserire una montagna al posto dello schermo. Oppure ci sono i personaggi principali e dobbiamo inserirne altri che in realtà sono virtuali».

Quindi non realizza solo le immagini?  «Quando ho iniziato creavo direttamente io i modelli grafici e li animavo, ora continuo a farlo ma ho un ruolo di maggiore responsabilità: verifico anche che tutto funzioni perfettamente. Possiamo dire che il visual effects supervisor è il regista degli effetti speciali e io sono il suo aiuto regista. Tante parti molto artistiche e soggettive vengono delegate a me».

Dieci anni fa è stato intervistato e parlava dei suoi primi lavori. Ha fatto molta strada…  «Quando sono arrivato alla Industrial Light & Magic uno dei primi grandi progetti è stato Ready Player One di Steven Spielberg. Dovevamo creare tutto un mondo nel quale si entrava con i visori. Un’esperienza bellissima perché, tra l’altro, sono rimasto parecchi giorni sul set con un regista come Spielberg, per catturare i movimenti dei personaggi. Ci sono poi i vari episodi di Star Wars, il film che tutti gli appassionati di quel genere, come me, sognano di fare. È stato come raggiungere uno degli obiettivi della mia vita».

Quali sono le scene di cui va più orgoglioso?  «In Ready Player One ce n’è una dove due eserciti si vanno a scontrare, quella l’ho gestita io completamente. Poi tutta la battaglia finale dell’ultimo Harry Potter e la folla di zombie in World War Z con Brad Pitt e i combattimenti negli ultimi due Avengers».

Uno degli ultimi progetti è Abba Voyage, che in Inghilterra è un successo strepitoso. «Un progetto che ha richiesto tre anni di lavoro e si è concluso con la vittoria del premio del Ves (Visual Effect Society). Da un anno fa registrare il tutto esaurito e ora stanno nascendo altri progetti simili».

Di cosa si tratta?  «È un concerto virtuale della famosa band svedese proposto in un’arena esagonale in cui viene posizionato uno schermo gigante, uno dei più grandi al mondo. C’è tutto un sistema di luci, suoni e l’immagine che viene generata crea una sensazione immersiva, come se gli Abba fossero presenti e invece sono riprodotti in maniera molto fedele. Il pubblico canta e balla come a un concerto dal vivo».

Alcuni film a cui ha lavorato hanno avuto delle nomination agli Oscar? «Sì, e alcuni lo hanno anche vinto. Ricordo l’edizione 2019 quando sono stati nominati The Avengers e Ready Player One. Sono stato invitato a seguire la notte della premiazione ad un evento esclusivo promosso dall’Academy a Londra. Anche se, in quel caso, non abbiamo vinto è stata una bellissima esperienza».

Come si vede tra 10 anni?  «Spero di lavorare ancora in questo settore e di fare ulteriori progressi nella mia carriera. Il passaggio naturale sarebbe il ruolo di Visual Effects Supervisor ma ora non ci penso».

È partito da Sassari e dalla Sardegna giovanissimo.  «Sì a 19 anni per fare alcuni stage e le prime esperienze professionali. Poi nel 2003 sono ritornato a Sassari e ho provato ad aprire uno studio di grafica. È durato un anno e mezzo. Nel 2006 sono andato in Inghilterra e ho iniziato a lavorare stabilmente col cinema. Da circa 7 anni lavoro con la Industrial Light & Magic, azienda che fa parte del gruppo Lucasfilm, ora acquisita da The Walt Disney Studios».

Ritornerà in Sardegna?  «In Sardegna ci sono grandissime potenzialità per sviluppare una filiera del mercato cinematografico, abbiamo bellissimi paesaggi. Basterebbe creare le infrastrutture per fare della nostra isola un luogo ideale per ospitare le produzioni. Ritornando alla domanda, ho un desiderio: lavorare a una produzione fatta da sardi in Sardegna».

https://www.lanuovasardegna.it/

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