di MASSIMILIANO PERLATO
L’ingegner Angelo Binaghi è nato a Cagliari il 5 luglio 1960 ed è Presidente della Federazione Italiana Tennis dal 2001. E sulla carta d’identità si riconosce proprio in quest’ultimo ruolo.
“No, c’è scritto ingegnere e ne vado fiero. É stata una facoltà molto dura. È stata la professione di famiglia. Però è stato l’epilogo di un percorso che ho sempre condotto in gioventù.
Da sempre legato al mondo sportivo, fin da ragazzino ha coltivato la sua passione per il tennis tagliando traguardi internazionali importanti. “Son stato un buon sportivo a livello accademico, ho vinto 2 medaglie d’argento alle Universiadi in doppio, ho vinto 6 volte i campionati universitari”.
Le parole di Binaghi descrivono il suo primo approccio con la racchetta. Nella sua carriera da tennista nel 1982, a 22 anni, ha raggiunto il 16° posto nella classifica nazionale con soddisfazioni notevoli anche durante la carriera accademica, dentro e fuori dal campo. Da studente invece ha concluso proprio a Cagliari il percorso di laurea in ingegneria: “Per fortuna non sono mai arrivato a dover decidere se lasciare la facoltà, quindi la professione di ingegnere, e provare a diventare un giocatore di tennis” dichiara da presidente FITP.
A 34 anni Angelo Binaghi ha scelto di iniziare un nuovo percorso, sempre legato al tennis ma approcciato da un punto di vista diverso, quello della scrivania. Una passione notevole che lo ha spinto nel 1994 ad intraprendere la carriera da dirigente nel Tennis Club Cagliari, mettendosi successivamente in luce anche nel Comitato Regionale Sardo, con risultati importanti, e in quello Nazionale di quella che oggi è stata ridefinita come Federazione Italiana Tennis e Padel.
La sua famiglia ha portato il tennis in Sardegna. Il nonno e il fratello, sono stati tra i primi in seconda categoria in Sardegna. “Mio padre e mia madre giocavano a tennis. Io sono nato sui campi da tennis. Devo dire che sarei rimasto tra la terza e la seconda categoria. Come tutti quelli che sono figli di papà che giocano perché vengono portati su un campo da tennis. In realtà poi ho avuto delle buone soddisfazioni in doppio maschile e in doppio misto però, per fortuna, non sono mai arrivato a dover decidere se lasciare la facoltà, quindi la professione di ingegnere, e provare a diventare un giocatore di tennis. Quindi non c’è stato nessun problema. Anzi, credo che questo sia stata una delle motivazioni per la quale dopo ho fatto il dirigente”.
Angelo Binaghi dopo una vita dedicata al tennis giocato, rimane in quel mondo guidato da una grande passione. “Nel mio caso, ad esempio, mio padre faceva il dirigente ed era amico dell’avvocato Galgani. Quando stavo terminando di giocare a tennis a livello agonistico, vedevo che l’avvocato Galgani indugiava su diversi aspetti dirigenziali e che era necessario cambiare qualcosa. Gli feci notare la cosa e lui mi scrisse una lettera molto aggressiva, che finì sulla Gazzetta dello Sport e su Repubblica. Mi fece diventare una sorta di piccolo eroe. Fui costretto ad entrare nel comitato della Sardegna, perché avevo esposto troppo la mia regione. Otto mesi dopo Galgani andò via e io entrai in consiglio Federale. Ero il più giovane di tutti e mi fecero fare il presidente. Correva l’anno 2000″.
Tanti anni di presidenza. C’è qualcuno che dice che Binaghi si è fatto le regole per essere presidente a vita. “Le regole te le fanno gli altri. Anche in questo caso, abbiamo fatto variazioni statutarie che ci impone il Coni. Il governo, a sua volta, l’ha imposto al Coni. Quindi le norme sono fatte dagli enti e poi sono approvate dall’assemblea. Ma al di là dei precetti, sembra, che il gruppo di persone che lavora assieme a me, qualche buon risultato se lo sia guadagnato sul campo. Siamo stati molto fortunati, è evidente. Abbiamo trovato un gruppo di atleti straordinari: siamo passati dalla Schiavone, Vinci, Pennetta, Errani nel femminile, all’exploit attuale nel maschile con Sinner, Musetti e Berrettini come punte. Qualche buona invenzione l’abbiamo tirata fuori. Abbiamo avuto qualche buona idea. Abbiamo avuto anche dei compagni di viaggio come il presidente Petrucci che ci ha aiutato molto nei momenti in cui avevamo bisogno che qualcuno ci aiutasse. E siamo arrivati fino a qua. Adesso – evidenzia con soddisfazione – anche i presidenti delle altre federazioni, come quello francese, mi chiedono, ci ammirano, cercano di rubarci i segreti e capire come è stato possibile avere tanti giocatori tra i primi 100 al mondo”.
In questo percorso, una delle cose che Binaghi ha fatto al meglio è stata quella di riuscire a convincere grandi entità, anche al di fuori dello sport e del tennis italiano, e coinvolgerle in progetti importanti da fare insieme. “Abbiamo iniziato con CONI Servizi spiegando loro che avremmo fatto diventare grandi gli Internazionali d’Italia che erano in una grande crisi perché perdevano 4 miliardi di lire l’anno. Siamo riusciti a coinvolgere la BNL che adesso è sponsor del torneo. Abbiamo coinvolto la Rai per fare il canale Super Tennis”.
Anche in Sardegna a quanto pare. “Riuscire a coinvolgere una grande azienda turistica come il Forte Village che gli anni scorsi ha investito nei montepremi dei tornei future credo che sia stato un gran bene per il nostro tennis, ma soprattutto per i nostri ragazzi che hanno l’opportunità di avere sotto casa un bel numero di tornei e che hanno la possibilità di accorciare il percorso grazie al numero di Wildcard che mettiamo a disposizione”.