
di RITA CODA DEIANA
“Manos de laru e de chercu. Manos fortes / chi non timene sa basca / ne su frittu.
Manos de isposa /de sa pius bella mama, pro generosidade e onestade.
Manos… de sa zente mia”.
“Mani di alloro e di quercia. Mani forti che non temono il caldo né il freddo.
Mani di sposa della più bella madre, per generosità ed onestà.
Mani… della gente mia”.
Questi versi descrivono alla perfezione la figura della donna…figlia, sposa e madre. Una donna forte come i graniti sardi. Una donna che ha sempre rappresentato il fulcro centrale della famiglia. Fin dai tempi passati, la grande Mater è stata un simbolo depositario di antichi saperi e preziose virtù, tanto da far nascere la figura allegorica antropologica del matriarcato sardo, dove la figura della madre veniva posta al centro della collettività nell’organizzazione della famiglia. In ogni donna sarda è presente una grande potenzialità, procreatrice della propria e altrui esistenza. Il suo è un viaggio che ha inizio con la nascita e prosegue per tutta la vita, un percorso non privo di sofferenze, solitudini, incertezze che la portano alla conoscenza dei propri limiti ed all’apprendimento della saggezza. Umili Maestre, dallo sguardo fiero e dall’aggraziato portamento che con le mani danno vita a ciò che sono, creano se stesse, e in quel dolce movimento celano il segreto della loro essenza. Sono mani di madri protagoniste, con le loro sfaccettature e i loro modi di esprimersi, con slanci e significati profondi. Procreatrici di unici ideogrammi nella creazione di cestini, nei ricami, arazzi lavorati al telaio e tessuti. Maestre della lavorazione della pasta, del pane e dei dolci. Maestre artigiane che insegnano e mostrano ai propri figli, nipoti ciò che anticamente era la loro passione, professione. Questa professione era ben lungi dal concetto moderno di lavoro, in quanto era ispirazione e creazione allo stesso tempo, fantasia e tecnica, maestria e precisione. Ecco allora che un sapere antico insegna a ritrovare il giusto tempo per ottenere dei risultati in qualsiasi campo, insegna la lentezza con la quale si può creare e dare vita ad un oggetto unico ed irripetibile. E noi tutti ritroviamo nelle instancabili opere delle mani delle nostre madri, l’essenziale dell’esistere, quel sapore di antica tradizione, che è la sostanza fondamentale del cambiamento.
Ringrazio infinitamente Massimiliano Perlato per la gentilezza e per il suo altruismo e il giornale Tottus in PARI per la fiducia nei miei confronti. Ogni bene di tutto cuore.