di GIANRAIMONDO FARINA
“Lo sport è vita, disciplina e fatica”. Non poteva non essere questo il miglior “incipit” dell’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Giuseppe Baturi, alla toccante e coinvolgente omelia tenuta per le esequie di Gigi Riva. Un popolo intero, quello sardo, convenuto nella “sua” basilica. Quella di Bonaria. Quella della Patrona massima della Sardegna. Che, dall’ alto del suo colle, guida, protegge ed intercede da secoli per il suo popolo. La basilica più grande dell’isola. Ma anche il “cuore” della sua fede mariana. La chiesa delle “grandi occasioni” e dei grandi eventi. Delle visite papali di Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. E dei funerali. Anche di quelli dei grandi dello scudetto, prima di “Rombo di Tuono”. Di Nene’ e di Martiradonna. Anche le loro, vite difficili, “glorificate” a Cagliari, in quello splendido ed unico periodo ed in quell’ annata, 1969-70, che rimarrà ad imperitura memoria. Non solo dei cagliaritani e dei sardi. Le parole dell’Arcivescovo di Cagliari hanno risuonato nitide all’ interno della magnifica Basilica. “Si compete all’ interno di una passione condivisa e collettiva per cui lo sport è gioia”- ha affermato il presule catanese, che è anche Segretario generale della CEI (la Conferenza Episcopale Italiana). Per Gigi Riva anche il calcio era questo. Come aveva affermato in una significativa e profonda intervista rilasciata nel 1969 ad un giovane Emilio Fede, sulla spiaggia bianca del Poetto. Era alle spalle il primo brutto infortunio subito nell’ amichevole con il Portogallo di Eusebio causata dalla “franata” del portiere lusitano Americo. Ed era alle spalle l’Europeo vinto nel 1968 con la Nazionale ed il campionato perso con il Cagliari nel 1969. Erano, però, da venire lo storico scudetto, la “partita del secolo” e la finale mondiale di Messico ’70 con il Brasile. E la risposta data a Fede dal giovane ragazzo di Leggiuno, già naturalizzato sardo da cinque anni, era stata chiara: “Per me il calcio è gioia e passione. Mi ha dato quello che, purtroppo, non ho potuto avere dalla mia infanzia, avendo perso i genitori”. Il calcio e lo sport, riprendendo la lettura fornita da mons. Baturi sono, quindi, “doni di Dio”.
E tutto questo è stato “celebrato” in Gigi Riva. Ricordando la sua generosità e riservatezza. Assieme a quella malinconia mai gridata, né venduta e né comprata. Baturi ha, poi, rimarcato come la grande presenza del popolo cagliaritano e sardo, dentro e fuori, circa trentamila persone, fosse lì a testimoniare una sola cosa: come Riva vi avesse davvero trovato una bella dimora. La sua dimora. E, facendo indirettamente riferimento ad immagini bibliche e veterotestamentarie, di quando il popolo di Dio, nomade, vagava nel deserto, “Riva aveva scelto, realmente di portare le tende della sua famiglia in Sardegna, sua Terra Promessa”. Divenendone in tutto parte. E sentendosi accolto come un figlio. “È qui il cuore di Cagliari che saluta il suo campione”. E Baturi, con fermezza, si rifà a quel suo efficace passaggio del messaggio di cordoglio: “Lui non era affetto da divismo e, più che con i tifosi, amava il rapporto con la gente”. Ed in questo si realizza, anche per Riva, la promessa giovannea di Cristo, ossia “di non perdere nulla di quanto Egli ha dato” (Gv 5, 12- 21, 25). Ebbene, Gigi non ha “perso” i doni. Perché per i credenti “nulla si perde di quanto viene consegnato nelle mani del Risorto”. E la morte è il passaggio necessario al “Dio della vita”. Nella gioia di quel bene che vi è. La conclusione della splendida omelia è, poi, un ritorno “a ritroso” nelle immagini che hanno ritratto più volte “Rombo di Tuono ” nei campi di calcio, il suo lavoro. Dalla memorabile rovesciata di Vicenza, al sinistro potente di Città del Messico nella “partita del secolo”. E quell’invito a correre negli stadi del Paradiso. Con le braccia levate al cielo. A giocare nuove sfide con i grandi del passato che ci han lasciato: da Pelé, a Maradona, a Crujff, a Beckenbauer, a Pablito, ad Eusebio, a Vialli. E vincerle. Magari riavendo in squadra i suoi amici e compagni del Cagliari: Martiradonna, Nene’ e ricomponendo l’attacco con la sua “spalla”, Sergio Gori, scomparso anch’egli di recente. E vincendo almeno altri due “scudetti dell’Eternità”.
Buon vento Campione figlio e orgoglio della Sardegna vola alto ❤
Ieri sulla piazza dei centomila c’eravamo.tutti!
Un vero uomo ❤️
Ero in lacrime, immobile, grato.
Un sardo perfetto, aió! 💓
Gigi Riva ti ho sempre ammirato e leggendo le bellissime parole che scrivono per te,mi emoziono.Un abbraccio ovunque tu sia,Rombo di Tuono.
Un lombardo che ha scelto la Sardegna per diventare un sardo D o.c., sardo dentro e fuori…
Cavoli però
Riposa in pace.
Grande campione, l’eterno riposo
sempre il migliore. 😘
nel 1978 L’ho visto giocare con la nazionale a San siro
Ero al suo funerale ieri, non potevo mancare ha fatto più lui per la Sardegna di certi chiacchieroni in politica. Nel pantheon dei grandi sardi ( perché lo era) al pari di Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer.
buon viaggio GiGi🙏🙏..Eroe di Sardegna
Bobore ficu Gigi Riva non morisca mai. Sardissimu cosmopolita comente sos sardos tottus. Grazie infinite complimenti complimenti complimenti
Bandiera del Cagliari e della Nazionale
R.I.P. Gigi 🙏
Number One
Un omaggio impressionante!
R I P GRANDE
Ci mancherai
Un sardo come noi ❤️
Bisogna scrivere la storia del nostro mitico eroe Gigi Riva noto rombo di tuono e accantonare la storia di quel malefico tiranno di Carlo Felice, cambiando nome a piazze, strade e monumenti!!!!👍e così sia🤗🤣
R.I.P. ❤️❤️❤️🙏🏻🙏🏻🙏🏻Gigi sei per sempre nel nostro ❤️
È ancora più preziosa, con la testimonianza di tutta la vita, la scelta di essere sardo in tempi difficili, così come l’onore ed il piacere semplice di indossare un abito tradizionale sardo.
Anche questo insieme a tante altre cose, oggi, ci dovrebbe insegnare a non vergognarci di vestire quell’abito, a riconoscerci nel nostro marcato accento pur parlando un italiano corretto, a non disconoscere le nostre origini, quali che siano, a fare scelte coraggiose e controcorrente, ad amare la nostra terra per e con tutte le sue difficoltà, contraddizioni, pregi, difetti e storia, cose purtroppo di cui in tanti ci vergogniamo, quantomeno non conosciamo o dimentichiamo a seconda delle opportunità, il tutto spesso e volentieri. Chissà che un briciolina dell’essenza di Uomini del calibro di Gigi Riva, prima o poi, si installi durevolmrnte nel DNA di tutti noi sardi e di chi lo vorrà diventare per offrire un presente e futuro migliore a chi la Sardegna vorrà farla fiorire, viverla, proteggerla ed amarla.