QUANDO L’ARMONIA FA BATTERE IL CUORE: PAQUITO FARINA E IL SUO ESISTENZIALE ‘NUOVO CINEMA PARADISO’

Paquito Farina

La vita di Paqujto Farina assomiglia al percorso di un incontro di golf: una bellissima passeggiata ”temperata” da una piccola pallina. A volte la pallina gli fa fare un birdie, a volte uno splash, ma la partita continua sempre con allegria, perché lo spirito del golfista è di non farsi distrarre dall’obiettivo: la passeggiata è più importante.

Paqujto Farina è un bittese, nato nel 1962 in una famiglia proprietaria dell’antico cinema Ariston di Bitti. Per lui, ”Nuovo Cinema Paradiso” non è solo il titolo del film di Giuseppe Tornatore, da giovane è stata la sua quotidianità.

Prima ancora di conoscere il palcoscenico e le sue sensazioni, aveva scoperto il mondo fantastico che si cela nel buio della sala, dietro lo schermo: la storia di ogni pellicola, l’assemblage delle bobine, la strada da Bitti a Cagliari per noleggiare i film, il folto pubblico che aspettava sulla strada prima di entrare in sala e lui, ”dall’alto” dei suoi 10 anni, osservava, dalla finestra della cabina di proiezione, gli spettatori in subbuglio, coinvolto dalla loro attesa. I film li viveva da spettatore, da proiezionista ma anche da bambino ”caduto” nella settima arte.

Alcuni lo conoscono come cantante/chitarrista, altri da giornalista, qualcuno come organizzatore di eventi, molti come figura politica; io l’ho conosciuto, prima di tutto, come spettatore.

Assistevo ad un concerto per strada, d’improvviso compare un tizio con uno zaino in spalla, e si piazza vicino a me. Lo noto subito, non perché mi disturbasse, perché ballava o cantava; no, era un tutto… il suo modo di essere mi ha colpito. L’entusiasmo, la gioia, l’energia, si sentiva. Sembrava un ragazzo di 16 anni. Mi viene da sorridere subito e lo osservo con curiosità. Il viso è radioso, gli occhi spalancati, i piedi si muovono al ritmo della batteria, non vede niente di ciò che è attorno, ipnotizzato dal palcoscenico. Si ferma un momento e poi va via. Lo perdo di vista fino a … il concerto finisce e lo rivedo salire dal retro del palco. Dopo due parole scambiate con i musicisti, imbraccia una chitarra e inizia senza indugio a cantare. Resto sorpresa, non tanto dalla canzone che interpreta alla perfezione, neppure dalla sua voce intonata, ma dal carisma, dall’energia, dall’entusiasmo che emana.

Posso dire che mi ha conquistata con una sola canzone. Lo devo intervistare!

L’appuntamento è nella sua casa; un posto sereno, silenzioso, circondato dal verde, a 15 minuti da Cagliari, in cui la pace gli fa compagnia assieme alle sue tante chitarre. Lo incontro qualche giorno prima di un concerto con il suo gruppo, “I Nottambuli”.

Un’eccitazione forte aleggia nella stanza. Mi confessa che suonare davanti a un pubblico gli dà gioia, una impagabile sensazione di completezza.

Ha la voce pacata, il lessico elaborato, gli occhiali da vista con lenti gialle cerchiate di nero e la passione di chi ha l’intrattenimento che scorre nelle vene. Musicista, comproprietario e gestore di un cinema-teatro storico, giornalista… Paqujto si è permesso di tutto, soprattutto il diritto di fare esattamente quello che voleva; anche ritirarsi nel deserto della Giordania per conoscere i suoi limiti. Ma questa è un’altra storia…

Del giornalismo gli piacciono non solo le notizie, i titoli, ma soprattutto le storie dietro ogni articolo. È il mistero che c’è dietro un sipario o uno schermo che lo seduce sempre. Del mondo musicale l’atmosfera e l’armonia sono gli elementi che considera più importanti.

D’improvviso si impossessa di una delle chitarre che troneggiano sul divano e suona i primi accordi di ‘Yesterday’. ”Vedi, questa è puntualità, mi dice, il quartetto d’archi arriva proprio nel momento giusto … è l’armonia che cerco di avere nella vita”.

La ricerca dell’armonia, bella filosofia di vita! Accende le casse e mi fa prontamente ascoltare la sua playlist. Anzi, è più corretto dire che mi fa ”gustare” la sua musica preferita. Da Ennio Morricone a Bernard Herrmann, le colonne sonore hanno cullato la sua infanzia e influenzato i gusti musicali; la sua conoscenza dei compositori è tanto vasta quanto la sua cultura cinematografica.

Ho passato spesso del tempo con dei musicisti, ho parlato con loro, ma Paqujto ha ”ce je ne sais quoi” (quel non so che in più) che mi fa apprezzare la musica. Mi fa percepire le immagini nascoste dietro gli strumenti, mi spiega l’atmosfera, mi fa scoprire il contesto della musica sino a farmi venire la pelle d’oca.
Paqujto non è un musicista qualsiasi, è stato rapito dalla musica e trasmette le emozioni che prova. In una delle sue composizioni, canta: “Ricorda non aver vergogna di cantare in faccia al mondo ma canta infine per l’anima tua”; io direi che canta non solo ”per”, ma ”con” la sua anima.

Cresciuto a metà tra una famiglia paterna appassionata del grande schermo e una materna avvinta dalla musica, è immerso nell’arte. È quasi naturale che oggi organizzi eventi con un unico scopo: rendere felice il pubblico. Si impegna con passione, facendo suo il verso di Paul Valery scritto sul fronte del Palais de Chaillot, a Parigi, città per la quale ha avuto un colpo al cuore: ”Dipende da colui che passa che io sia tomba o tesoro (…) amico, non entrare senza desiderio”.

Mi chiedo dove trovi il tempo per la musica, la politica, la scrittura, anche il teatro. Ma mi rendo conto presto che domina il tempo o piuttosto sa armonizzarlo. Mai durante l’intervista l’ho visto impaziente; eppure arriviamo al ristorante all’ora precisa in cui aveva prenotato per la cena, senza mai mettermi fretta. Non ho ancora capito come abbia fatto a gestire e controllare il mio tempo quasi a mia insaputa, ma ho finito l’intervista all’ora esatta che lui aveva scelto. Sarà per caso un mago?

Una ad una le stelle si accendono nel cielo scuro, la pace della notte si infiltra tanto nella casa quanto dentro di noi ed è con un calice di vino bianco fresco, sotto le luci tremolanti del suo giardino che si conclude l’intervista dell’artista. Quello che avevo ipotizzato si avvera: con il suo modo di parlare, di preoccuparsi del mio benessere, di assicurarsi che non sbagliassi strada al rientro, denota una squisita educazione. Il galateo non ha sicuramente nessuno segreto per lui. Riceve la gente come un re e tratta i suoi ospiti da principi.

Paqujto Farina ride, fa battute, possiede un marcato senso dell’umorismo, ma sa quando e dove fermarsi ed essere discreto. Apprezza la discrezione, quella discrezione che fa la differenza tra un uomo e un vero gentleman.

https://wordsanddreams.com/

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Un commento

  1. Formidable bravo ma chérie

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