di CRISTOFORO PUDDU
I giovani Gavino Leone e Nino Carta avevano risposto con vocazionale entusiasmo alla chiamata sacerdotale, la consacrazione avvenne il 15 agosto del 1963, in pieno clima conciliare del Vaticano II.
La Chiesa, prima sotto la guida di Giovanni XXIII e successivamente con Paolo VI, operava a dare nuova luce e spirito al mondo moderno, attraversato da un profondo decadimento complessivo di valori sociali e del senso spirituale e morale, che correva verso una trasformazione; dunque, era necessario un forte richiamo all’esigenza di rivitalizzare e attualizzare l’essere cristiano. All’esame conciliare si sottoponeva un progetto che “ parve alla Chiesa e al mondo voce profetica per il nostro secolo” e umanizzante traccia del “sentiero da percorrere”. Un confronto vitalizzante di fede interessava la vita della Chiesa, le altre religioni non cristiane e i fratelli separati che portavano contributi ed esperienze di realtà e di vita diverse. L’evento storico e di ardore nella fede, indetto il 25 dicembre 1961 ed inaugurato l’11 ottobre 1962, si concluse l’8 dicembre 1965 nel sagrato della basilica di San Pietro, con la consegna da Paolo VI dei sette fondamentali messaggi ai governanti, agli uomini di pensiero e di scienza, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri,malati e sofferenti ed ai giovani; messaggi d’auspicio universale, nell’unità della verità in Cristo, per navigare e rinvigorire la divina missione di fratellanza e amore.
Anche i giovani preideros Gavino e Nino si trovano partecipi ed investiti a “trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni e travisamenti” e “nella crescita della stabilità dottrinale e strutturale della Chiesa”. E la famiglia umana ha avuto primaria accoglienza nell’opera e percorso sviluppato, in sessant’anni di servizio dai due sacerdoti, nel segno del cammino conciliare della Chiesa nella società contemporanea.
Il percorso diocesano ha portato don Gavino Leone, nato a Illorai(SS) il 9 novembre 1939, a compiere la sua opera parrocchiale ad Alà dei Sardi, Oschiri, Anela e Bono, fino a divenire Vicario Generale della diocesi di Ozieri e parroco della Cattedrale. Agli intensi impegni religiosi ha da sempre affiancato una proficua attività pubblicistica: collaboratore per oltre quarant’anni del settimanale diocesano Voce del Logudoro e direttore responsabile dal 1999 al 2012. Di grande interesse la sua opera monografica “Uno sguardo al passato – Storia di Illorai” (Ed. Torchietto, Ozieri, 2021), che rappresenta un significativo segno di valorizzazione del senso originario comunitario su cui si fonda l’attuale appartenenza e convivenza a Illorai, costruita nei secoli dal vivere multiforme di una comunità e dai tanti accadimenti che ne segnarono percorso e sviluppo. Don Pietro Saturnino Carta, noto Nino, è nato nel centro goceanino di Bultei nel 1940. ha sviluppato la sua opera sacerdotale sia a livello diocesano (Monti, Seminario diocesano e Cattedrale di Ozieri) e a partire dal 1973 missionario ad gentes, verso l’America latina; una ricca esperienza missionaria di 27 anni in Brasile (a Riolandia, Votuporanga, Onda Verde e San Juan do Rio Preto) con incarico di vicario episcopale regionale e parroco della Cattedrale di Caraguatatuba. Un’anima missionaria che nel 2000 rientra nell’Isola per essere prima co-parroco dell’anziano don Raffaele Filia a Buddusò e poi succedergli l’anno successivo. Dal 2018 si ritira ad Osidda, vive attualmente la fraternità sacerdotale nell’impegno di responsabile regionale dell’Unione Apostolica del Clero.
La chiesa della B. V. Immacolata, Duomo di Ozieri e Cattedrale della diocesi, ha accolto, domenica 24 settembre, il vescovo mons. Corrado Melis, il vescovo emerito di Ales-Terralba Giovanni Dettori, i presbiteri, autorità e i tantissimi fedeli provenienti dalle parrocchie diocesane, per la celebrazione di ringraziamento dei sessant’anni di vita sacerdotale di don Gavino e don Nino; una celebrazione titolata dal vescovo Corrado “chiamati per dono” – come era stato per gli stessi pescatori scelti da Gesù – e che ne ha teologicamente ed umanamente definito la profondità significante “della chiamata”, attraverso i riferimenti alle sacre scritture ed attingendo alle parole e lettere di Papa Francesco.
I due sacerdoti festeggiati, accomunati da sessant’anni di sacerdozio e da profonda amicizia nata nell’infanzia, hanno scandito i personali percorsi di vita ecclesiale. L’intervento di don Gavino, esistenza grata e fortificata dalla protezione della Madonna, ha ricordato e ringraziato la memoria dei genitori, dello zio missionario don Giovanni Carta, dei familiari tutti e la sempre presente sorella Luigina con tutte le persone incontrate nelle diverse comunità parrocchiali e attività sociali; ha inoltre idealmente abbracciato i compaesani di Illorai (numerosamente presenti in Cattedrale, con il parroco don Pierre Claver Maya e il sindaco Titino Cau) e annunciato il suo rientro al paese natale “per poter respirare, la brezza che scende da Bilisei a S’ortu ‘e su Conte e gustarne suoni, colori e silenzi, dopo aver percorso per lunghi anni le strade del Monte Acuto e Goceano”. Anche don Nino ha espresso sentimenti di emozionati ringraziamenti, ricordando il suo sentiero di fede e azione sacerdotale, con un particolare ricordo dello storico vescovo diocesano mons. Francesco Cogoni.
Scambio di simbolici doni tra i due amici sacerdoti e infine la consegna, da parte del vescovo Corrado, della significativa statua ricordo del “Buon pastore”, che porta insito il messaggio della parabola e rappresenta fortemente il ruolo sacerdotale esercitato da don Gavino e don Nino verso il proprio gregge, con i segni del conforto, sostegno e guida presente.