l’Assessore al lavoro e all’emigrazione Ada Lai
Il ruolo delle Federazioni nel mobilitare la partecipazione risulta centrale, sia in presenza di pochi (minimo 5) che di tanti circoli da coordinare. Nel caso italiano e in quello argentino, le Federazioni aiutano nella comunicazione tra i circoli e tra i circoli e la Regione Sardegna. Un ruolo da valorizzare maggiormente nelle Federazioni potrebbe riguardare aspetti di formazione, ad esempio in relazione a bandi e progettazione, alla promozione dei circoli in chiave di continuità e allargamento della propria base sociale, oppure ad aspetti tematici o nuovi filoni di attività, ad esempio, in linea con la strategia di sviluppo sostenibile della Regione.
Degli 84 circoli rispondenti, la media degli iscritti per circolo è pari a 323 persone (su un totale di 26.799 di membri/soci); il 20,4% degli iscritti risulta essere attivamente presente nel proprio circolo. L’indicazione approssimativa18 delle caratteristiche degli iscritti al circolo mette in evidenza una pressoché equa ripartizione tra persone sarde nate in Sardegna (37%), persone di origine sarda, ma non nate in Sardegna (30,5%) e persone non di origine sarda (affiliati, amici, sostenitori) (35,4%).
La discussione su “chi siano oggi i membri dei circoli” è palpabile. Questioni storiche e anagrafiche vanno lette in prospettiva di una crescente diminuzione della popolazione nata in Sardegna, per lasciare invece più spazio alle seconde, terze o quarte generazioni (la cui esperienza diretta con la Sardegna e i cui strumenti di comunicazione linguistici non sono più quelli di 20 o 30 anni fai). Come riporta il rappresentante di Fasi “se si parla di futuro della Sardegna, l’obbiettivo deve essere intercettare le seconde e terze generazioni perché saranno loro che porteranno avanti le idee, la cultura, i circoli. Un circolo può essere bravo a promuovere la Sardegna, e avere pochi nativi tra i suoi soci”.
La composizione dei circoli riguarda una popolazione adulta, in larga parte riferibile alla fascia di età 30-60 (46,5%), seguita dalla fascia superiore ai 61 anni (39,3%). I giovani (fino a 30 anni) non18 sono una categoria che abbia un peso significativo nei circoli. La stessa anzianità migratoria degli iscritti raccoglie maggiormente persone con una più lungo storia migratoria: le fasce di anzianità migratoria più rappresentante riguardano persone emigrate da più di 50 anni, seguite da persone partire tra i 30-50 anni fa. Meno rappresentative tra gli iscritti ai circoli sono le persone emigrate tra i 30 e 10 anni, e meno di 10 anni fa.
Tra i profili professionali, bassa è la presenza di studenti rilevati tra i membri/iscritti al circolo. Mentre, tra i profili professionali più presenti e rappresentativi degli iscritti ai circoli sono invece stati indicati: lavoratori dipendenti, seguiti dai pensionati e dai professionisti/lavoratori autonomi. La ragione principale che ha caratterizzato la decisione migratoria degli iscritti ai circoli riguarda in modo prevalente il lavoro (che rappresenta la principale motivazione nel 85,7% dei casi). Tra le ragioni secondarie, appaiono i motivi personali/familiari, seguite dallo studio. Sono in totale 19 i circoli (su 84) che hanno riferito di motivazioni fiscali/previdenziali.
Non potendo raccogliere un dato puntuale e dettagliato sul livello d’istruzione di tutti i membri dei circoli, l’indagine ha raccolto un’indicazione approssimativa (basata sulla conoscenza delle figure dirigenziali che hanno compilato il questionario) che evidenza una popolazione mediamente scolarizzata.
In larga parte, il livello di istruzione più ampiamente rappresentativo dei membri dei circoli è “l’istruzione secondaria” (44%), seguito da “istruzione terziaria/laurea” e “primaria”. Pochi sono i membri dei circoli privi di istruzione (3,6%)21
Sezione giovani: il ruolo dei giovani nei circoli. La presenza e partecipazione dei giovani (fino a 35 anni) alle attività dei circoli è ritenuta cruciale perla loro continuità nel tempo e per fornire un innesto di nuove energie, competenze e contributi alleiniziative.Sulla base delle risposte pervenute, solo in 10 circoli (pari all’11,9%) i giovani risultano esserepressoché assenti dalle attività, esprimendo invece una presenza che per lo più si manifesta in modointermittente.
Nel 14,3% dei casi la partecipazione dei giovani è considerata buona/ottima (con un coinvolgimento dei giovani nel 50% e oltre delle attività), mentre nel 19% è percepita abbastanza (partecipando tra il 30-40% alle attività). Per la maggioranza (54,8% dei casi, pari a 46 circoli) i giovani sono coinvolti e attivi in modo occasionale (partecipando a meno del 20% delle attività).
Tra i circoli che indicano una buona/ottima partecipazione di giovani, la categoria professionale che li vede più rappresentati è quella degli imprenditori (17%) e il livello di studio più rappresentato è “istruzione terziaria – laurea/post laurea)” (18,4%). In larga parte, la presenza dei giovani è rilevata prevalentemente tra le figure di soci/membri dei circoli tuttavia 48 circoli (su 84) indicano la presenza di almeno un giovane in posizioni in qualche modo apicale/dirigenziale (non semplice socio).
La maggior parte dei circoli dichiara di aver percorso iniziative e tentativi per irrobustire la presenza di giovani tra le proprie fila. Tra le strategie seguite, quella maggiormente battuta ha inteso realizzare e promuovere attività più interessanti per i giovani (77,4%) e utilizzare i social media per raggiungerli (15,5%).
La quasi totalità dei Circoli sardi in Italia e all’estero si caratterizza per una forte vitalità. Quasi il 60% di loro realizza infatti incontri decisionali/organizzativi più di sei volte l’anno, il 31% fra le 3 e le 5 volte e solo 3 circoli sul totale di 84 rispondenti riferiscono di vedersi 1 volta l’anno. Oltre che per questi motivi, gli incontri avvengono in funzione delle principali attività realizzate dai Circoli. Rispetto a queste, il questionario conteneva alcune domande mirate a catturare la tipologia di iniziative realizzate dai circoli sia nel luogo di emigrazione che in Sardegna. Rispetto a quest’ultima, le attività che i circoli considerano più importanti riguardano nell’ordine: la promozione degli scambi economici e turistici con realtà operanti in Sardegna e nei luoghi di origine (che è stata anche indicata come l’attività più importante in termini assoluti); l’organizzazione di eventi e iniziative religiose; le attività di mutuo aiuto e solidarietà e interventi in caso di calamità naturali in Sardegna. Si tratta dunque di iniziative che confermano il ruolo dei sardi in Italia e all’estero come potenziali agenti di sviluppo economico e promotori dell’immagine della Sardegna e al contempo rimandano a funzioni tipiche e tradizionali dei circoli, come luogo di solidarietà e aiuto per i corregionali. Trattandosi poi di iniziative che collegano il luogo di emigrazione con la Sardegna, ribadiscono l’esistenza di forti legami con i contesti di origine. Un riscontro significativo si registra anche rispetto alle attività di sostegno al ritorno dei sardi, anche
questa ascrivibile a funzioni tradizionali dei circoli e, sebbene in misura leggermente minore, alla promozione degli scambi scientifici. All’estremo opposto, si situano invece attività politiche e attività in difesa e tutela dell’ambiente, indicate rispettivamente solo da 6 e 9 circoli come ambiti di intervento fra i più importanti.
Interessante evidenziare come 5 circoli (su 84) abbiano considerato importante segnalare il proprio intervento in altri ambiti di attività. In particolare, un circolo riferisce l’organizzazione di scambi di studenti fra l’Australia e la Sardegna, mentre un secondo riferisce fra le proprie principali attività in Sardegna la realizzazione di iniziative volte a combattere la povertà energetica e lo spopolamento dei piccoli comuni tramite la creazione di comunità energetiche rinnovabili.
Volgendo lo sguardo ai contesti di emigrazione, le principali attività realizzate dai Circoli riguardano la realizzazione di eventi e festività religiose (in questo caso l’attività indicata con più frequenza in assoluto) e la promozione economica e del turismo in Sardegna, attività questa per sua natura transnazionale e che dunque compare con grande frequenza sia fra le attività realizzate in Sardegna che nel paese di emigrazione. Gli altri ambiti di attività più ricorrenti, con un importante scarto rispetto ai precedenti, riguardano le attività per migliorare la mobilità con la Sardegna, le iniziative di aiuto e solidarietà per i corregionali, l’organizzazione di corsi di lingua italiana. Infine, anche in relazione ai contesti di emigrazione, appaiono scarsamente rappresentate le attività politiche e le iniziative in difesa dell’ambiente.
Sezione sulle relazioni con altri attori in Sardegna e nei contesti di emigrazione. Le relazioni con altri attori territoriali rappresentano un interessante indicatore della capacità deicircoli di dialogare con altre realtà al fine di rendere le proprie iniziative più incisive sia nei contestidi origine che di emigrazione. Nel corso degli ultimi decenni, la Regione Sardegna ha promosso eincentivato l’apertura dei circoli a relazioni con soggetti esterni, sia al fine di valorizzarne il ruolo diponte per la creazione di rapporti e connessioni fra mondo accademico, scientifico ed economico nelcontesto di emigrazione e in Sardegna, sia come moltiplicatore delle risorse economiche per larealizzazione di progetti e interventi promossi dai circoli in Sardegna e nei contesti di emigrazione.
In ambedue i contesti i circoli riferiscono come principale interlocutore l’ente locale, che rappresenta probabilmente la stessa Regione Sardegna, con cui i circoli sono chiamati normalmente a interloquire per tutto ciò che concerne aspetti amministrativi ed economici, oltre che per la realizzazione di attività progettuali. Gli altri attori citati con maggior frequenza sono le “associazioni sportive/culturali” e “le imprese del territorio e le loro associazioni”, queste indicate da 40 circoli sia in relazione al contesto di emigrazione che rispetto alla Sardegna, a conferma dell’interesse alla realizzazione di iniziative economiche/imprenditoriali nell’isola già emerso in relazione ai principali ambiti di attività. Seguono in ordine di importanza le relazioni con università e scuole, sia nel contesto di emigrazione che in Sardegna. Guardando ai due contesti di intervento (la Sardegna e il paese di emigrazione) una certa differenza negli attori territoriali di riferimento per le attività dei circoli la si apprezza in relazione ai rapporti con enti religiosi e parrocchie, con cui i circoli si interfacciano in misura molto maggiore nei contesti di emigrazione.
Sempre in relazione alle capacità e alle attività, è stato chiesto ai Circoli di provare a valutare in che misura la propria istituzione sia in grado di rispecchiare e interpretare i bisogni e le aspirazioni dei propri corregionali fuori dalla Sardegna. Poco più della metà (43 su 84 rispondenti) ha risposto “abbastanza” e 23 hanno invece preferito segnalare come priorità la necessità di introdurre dei cambiamenti al fine di rispondere appieno a questo mandato, pur senza specificare di quale natura. Sempre in relazione alle capacità e alle attività, è stato chiesto ai Circoli di provare a valutare in che misura la propria istituzione sia in grado di rispecchiare e interpretare i bisogni e le aspirazioni dei propri corregionali fuori dalla Sardegna. Poco più della metà (43 su 84 rispondenti) ha risposto “abbastanza” e 23 hanno invece preferito segnalare come priorità la necessità di introdurre dei cambiamenti al fine di rispondere appieno a questo mandato, pur senza specificare di quale natura.
Sezione sui progetti gestiti. La realizzazione di progetti rappresenta, insieme ai contributi alle spese per il funzionamento, ilprincipale canale di finanziamento che la Regione Sardegna mette a disposizione dei circoli, dellefederazioni e delle associazioni di tutela. Come ribadito recentemente dal Decreto assessoriale del2019, attraverso questo canale di finanziamento e in sinergia con le politiche diinternazionalizzazione regionali, la Sardegna intende sostenere e dare ulteriore impulso al giàimportante ruolo della rete dei circoli, delle loro associazioni e federazioni nel mondo. I circoli infatticostituiscono un mercato di riferimento dei prodotti tipici della tradizione e della cultura regionale,possono contribuire a dare visibilità e promuovere l’immagine della Sardegna, e possono facilitarel’attrazione di scambi, investimenti e imprese nel territorio.Dai colloqui realizzati con la Regione Sardegna in fase preparatoria del questionario e dallaconsultazione della documentazione disponibile è emerso come la capacità progettuale dei circoli edella maggior parte delle federazioni rimanga debole, sebbene nel corso degli anni siano staterealizzate attività di formazione finalizzate a dotare i circoli di maggiori competenze. Limitata apparepoi la capacità di differenziare le fonti di finanziamento, in maniera alternativa o aggiuntiva a quellerese disponibili dai progetti finanziati dalla Regione.
Le risposte dei circoli sembrano confermare quanto già emerso nella fase preparatoria: 22 di essi non hanno mai concorso a bandi/finanziamenti per la realizzazione delle proprie attività, mentre fra i restanti prevale il ricorso ai progetti finanziati dalla Regione (indicato da 54 circoli). Tuttavia, è interessante sottolineare come 23 circoli riferiscano di aver concorso esclusivamente o anche ad altri bandi/finanziamenti. Si tratta di bandi e finanziamenti promossi in maggioranza dai Comuni di residenza in cui opera il Circolo e da Comuni e Province Sarde. In due casi, sono inoltre citati fra i finanziatori/partner anche l’Unione Europea e Università straniere. Quanti non hanno concorso a bandi/finanziamenti indicano come principali ragioni di questa mancata partecipazione l’assenza di informazioni rispetto alle possibilità esistenti e/o dei requisiti necessari.
Rispetto all’entità del budget massimo gestito dai circoli, questo appare generalmente contenuto, distribuendosi equamente fra somme inferiori ai 10.000 euro (33 circoli) e fra 10.000 e 50.000 euro (33 circoli). Solo 3 circoli riferiscono di aver gestito budget fra 50.000 e 100.000 euro e altre 3 fra 100.000 e 250.000 euro.
Indipendentemente dall’aver o meno concorso a bandi/progetti della Regione o di altri enti, la stragrande maggioranza dei Circoli (70 su 84) riferisce di essere interessata a partecipare ad attività di formazione per rafforzare la capacità di progettazione dei propri soci e individua principalmente nell’attivazione di corsi di formazione on-line o in presenza (in Italia o all’estero) il possibile ruolo e contributo della Regione Sardegna. Questo tipo di attività permetterebbe probabilmente di valorizzare le numerose competenze che i circoli dichiarano di possedere in termini di capitale umano. Fra queste, quelle indicate con maggior frequenza dai circoli sono di tipo organizzativo-manageriale (indicata da 42 circoli) e quelle di comunicazione, artistiche, professionali e sociali, ognuna indicata da poco più di 30 circoli. Al contrario, pochissimi circoli (5) riferiscono di riuscire a valorizzare competenze in termini di raccolta fondi, dato questo che sembra confermare l’importanza di sostenere percorsi di formazione di progettazione, indicandone al contempo possibili contenuti.
La maggior parte dei circoli (69% pari a 58 su 84) non conosce la strategia sarda di sviluppo sostenibile, ma mostra un grande interesse (86% pari a 73 su 84). La distribuzione dell’interesse a contribuire sugli ambiti della strategia è abbastanza equa, relativamente di più sull’ambito sociale e su quello delle connessioni (che comprende la questione della continuità territoriale) ma, come vedremo più avanti, emergono temi particolari.
In relazione a come ciascun circolo pensa di poter contribuire allo sviluppo sostenibile della Sardegna, le risposte evidenziano una distribuzione relativamente simile tra le diverse modalità possibili. Si nota una relativa preferenza verso le misure di sensibilizzazione dei propri membri e dei sardi emigrati (20,8%), seguita dalla creazione di relazioni tra strategie (19,9%) e attori (16,7%) di sviluppo in Sardegna e nel luogo di emigrazione; dalla formazione (15,8%) e mobilitazione (14%) delle competenze e iniziative economiche dei propri membri.
Riguardo alle esperienze pregresse sui temi dello sviluppo sostenibile, si nota come manchino per la maggioranza dei circoli (60%), pur interessati a progettare su questi argomenti. Si segnala comunque una buona percentuale di esperienze già realizzate 40% (ad esempio per la promozione di scambi imprenditoriali, per scambi idee progettuali e altre). Insomma non si parte da zero e c’è una buona volontà a sperimentare.
I temi di interesse degli emigrati per cui la Strategia dovrebbe contribuire allo sviluppo sostenibile nei territori residenza vedono una prevalenza per gli scambi interculturali, e una segnalazione bilanciata su diversi temi come la partecipazione alla strategia locale, dando un maggior ruolo agli emigrati, e i temi di inclusione sociale e del lavoro, relativamente meno in ambito ambientale.
Molto interessante è l’indicazione dei circoli sulle diverse idee progettuali e alcune esperienze già realizzate in relazione ai temi della Strategia di sviluppo sostenibile, come ad esempio:
– “adottare” territori sardi per scambiare conoscenze economiche, sociali ed ambientali, valorizzando in particolare gli studenti emigrati, progettando iniziative economico-ambientali tra territori sardi e territori di residenza, quindi promuovendo gemellaggi;
– Promuovere format di successo per il confronto di competenze professionali femminili tra territorio sardo e di residenza, che potrebbe essere replicato ed espanso;
– creare sportelli per la promozione turistica destagionalizzata e diffusa, appoggiando la creazione di convenzioni tra Regioni (ad esempio Sardegna e Lombardia), gli scambi turistici, così come sportelli per la promozione culturale, artistica, ambientale, enogastronomica della Sardegna, e di appoggio alla mobilità;
– aiutare nell’allestimento di fiere dove promuovere la Sardegna;
– ideare un progetto per il riordino e la valorizzazione dei siti storico-culturali sardi; promuovendo viaggi ecosostenibili verso la Sardegna;
– allargare gli scambi di studenti e le reti di università;
– promuovere l’imprenditoria giovanile con la creazione di startup per il commercio di prodotti che coniugano rispetto delle tradizioni e rispetto ambientale, come quelli di slow food;
– realizzare corsi di formazione di e per giovani su tematiche di gestione ambientale o contro lo spreco alimentare, ma più in generale si sottolinea che sarebbe necessaria una maggiore formazione per dotare i circoli di competenze spendibili per lo sviluppo sostenibile;
– sensibilizzare e promuovere iniziative riguardo la crisi climatica e ora le comunità energetiche rinnovabili soprattutto per i piccoli comuni;
– l’appoggio all’inclusione sociale ed economica nei territori di destino, l’accesso alla casa e ad un lavoro, in alcuni casi, nei periodi di crisi, l’accesso a beni alimentari;
– il sostegno ai sardi che si spostano per accedere a cure sanitarie.
Diversi circoli segnalano che non hanno ancora maturato idee progettuali, ma che stanno condividendo l’interesse per tematiche economico-ambientali, e che sarebbero molto interessati a capire come mobilitarsi. Alcuni segnalano difficoltà politiche nella realizzazione di progetti nei territori di residenza, come in Australia.
I circoli hanno inoltre evidenziato alcune tematiche della strategia di sviluppo sostenibile su cui sono interessati a lavorare. Le tematiche che hanno riscosso più interesse sono quelle che rispecchiano più chiaramente gli interessi, le sensibilità e le competenze dei sardi emigrati: da quelle relative a Sardegna + Connessa e Sardegna + Vicina, a diversi temi in campo ambientale-culturale (Sardegna + Verde), poi in Sardegna + Sociale, e infine riguardo Sardegna + Smart.
Più in particolare e a scalare, viene segnalata la accessibilità e continuità territoriale (69% delle risposte di cui quasi il 30% con competenze disponibili, tema segnalato più volte anche nelle risposte libere), poi la sensibilizzazione e l’educazione allo sviluppo sostenibile (68% di cui il 14% con competenze disponibili), e a seguire la valorizzazione degli attrattori culturali, naturali e identitari (64% di cui il 25% con competenze disponibili), la realizzazione di iniziative per il turismo sostenibile e la tutela della cultura e della biodiversità (61% di cui il 19% con competenze spendibili), e per la governance dello sviluppo sostenibile territoriale (59% di cui 21% con competenze disponibili).
Vi è poi un insieme di altre tematiche che raccolgono buone percentuali di interesse (oltre il 50% delle risposte) ma con meno competenze disponibili (poco sopra il 10%) e quindi da costruire: diverse in campo ambientale (difesa della biodiversità 59%, produzione e consumo responsabile 58%, miglioramento della qualità dei prodotti 56%), relativamente alla connessione (rafforzare la mobilità pubblica e privata, e la connettività digitale, entrambe al 57%), e quindi sul sociale (ridurre la disoccupazione 57%, ridurre il divario di genere 53%, promuovere l’integrazione sociale 52%, l’innovazione didattica 51%, le competenze dei giovani 50%).
Si segnala inoltre l’interesse sul miglioramento dell’efficienza amministrativa (53%) che probabilmente fa riferimento al rapporto tra i circoli e le istituzioni sarde, all’esigenza di poter contare su un maggiore ascolto dei sardi emigrati, con scambi di informazione più frequenti e intensi, ma anche la necessità di avere appoggi per accedere alla doppia cittadinanza.
In conclusione il 67% dei circoli è interessato a far parte della governance della Strategia di sviluppo sostenibile, chiedendo in prevalenza la creazione di un gruppo di lavoro specifico sul ruolo dei cittadini non residenti per lo sviluppo sostenibile, e in seconda battuta di avere una rappresentanza nel Forum regionale sullo sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda i questionari inviati da singoli, il 64% (16 su 25) conosce la strategia per lo sviluppo sostenibile, percentuale che aumenta al 76% di persone interessate a contribuire alla sua applicazione. L’interesse si distribuisce abbastanza equamente tra tutti e cinque gli ambiti di azione, mentre come possibili contributi si indicano la sensibilizzazione, la creazione di un collegamento tra la strategia sarda e quella del territorio di residenza, la condivisione generica di competenze e la formazione sulle diverse tematiche. Secondo le persone che hanno partecipato alla redazione dei questionari, la Strategia potrebbe contribuire a valorizzare il ruolo degli emigrati innanzitutto sostenendo scambi interculturali, l’integrazione degli emigrati nelle strategie di sviluppo dei luoghi di residenza, e in particolare la loro inclusione sociale.
Andando più nello specifico delle diverse tematiche, le principali indicazioni riguardano la realizzazione di azioni di valorizzazione della cultura e dell’identità sarda (76%), il rafforzamento dell’efficienza amministrativa verso gli emigrati (72%), la sensibilizzazione ed educazione allo sviluppo (68%) e il miglioramento dell’accessibilità (68%).
Rispetto ai questionari compilati dai circoli, quelli dei singoli mettono maggiormente in risalto le tematiche sociali: ridurre il divario di genere (68%), promuovere l’integrazione sociale (64%), ridurre la disoccupazione (60%), garantire la cura della salute (60%). Vi sono poi tematiche ambientali come il turismo sostenibile e la conservazione della biodiversità (60%). Riguardo la governance, il 68% è disponibile a partecipare a eventuali gruppi di lavoro e incontri, preferendo un gruppo di lavoro specifico sul ruolo degli emigrati per lo sviluppo sostenibile e una rappresentanza nel Forum per lo sviluppo sostenibile.