di MARCO COLOGNESE
Una cantina sarda, l’amore per la terra e la passione per l’accoglienza: Su’Entu ha contribuito in modo determinante a ridare vita alla biodiversità della Marmilla, puntando spesso su vitigni autoctoni per produrre bottiglie di livello.
Per tornare al core di Su’Entu, parlando di vini, l’espressione forse più caratterizzante è quella del Bovale grande, che fino a una quindicina d’anni fa era destinato a essere uva da taglio. Tre le versioni, il Su’diterra, il più giovane e fresco, il Nina, rosato con una piccola quota di Vermentino e il più complesso Su’nico. Nel sito dell’azienda si legge “su • ni• co / s. m. Unico, per definizione ineguagliabile. Per estensione qualcosa di straordinario e personale (ndr). Così è Su’nico, genesi del nostro Bovale, un vitigno per troppo tempo considerato minore sul quale la Cantina ha costruito la sua sfida”.
È un vino che arriva da una piccola collina lungo la strada che porta da Sanluri a Lunamatrona, nel centro del Medio Campidano. Il terreno è calcareo-marnosa, ricco di argilla. Le uve crescono in un clima con grandi escursioni termiche che regalano una notevole aromaticità. Si vendemmia a mano, poi l’uva viene diraspata. Una settimana di macerazione sulle bucce contemporaneamente alla fermentazione alcolica che avviene a 25°C in acciaio inox.
Il vino matura per un anno in barrique di rovere francese di primo e secondo passaggio, poi affina in bottiglia. Al naso rivela un grande carattere e una notevole intensità, tra note di frutti rossi e una delicata speziatura. Morbido e suadente in bocca, la sua alcolicità non prevarica e lascia spazio a una beva agile e di bella persistenza. Da gustare presto con un piatto della Marmilla, ad Arieddas.
Un territorio che vogliono massacrare a pale eoliche. Se non è uno stupro questo. Meriterebbero l’ergastolo ed invece viene avallato😤