Salvatore Settis
di MASSIMILIANO RAIS
«Mi lusinga che in una regione così affascinante e così diversa dalle altre abbiano pensato di attribuirmi un premio che ha un nome così bello. Il vero dubbio è questo: Me lo merito davvero? In realtà, sono molto felice che qualcuno abbia pensato che me lo merito». Salvatore Settis, storico dell’arte e punto di riferimento negli studi che riguardano l’archeologia, ha ricevuto a Cagliari, alla Cittadella dei Musei, l’onorificenza “Custos Civitatis” (per volontà del Museo archeologico). La tutela Nell’Isola c’è tanta bellezza da preservare. «Mi chiede di che cosa ha bisogno la Sardegna? I sardi e soprattutto i gruppi dirigenti devono ricordarsi che non possono puntare solo sulle sue strepitose bellezze. L’Isola non può essere solo uno straordinario parco turistico per i visitatori. Non ho nulla contro il turismo, è una grande risorsa ma non è tutto. Bisogna ricordarsi che la Sardegna, come del resto le altre regioni italiane, ha alle spalle una grande storia frutto di talento artistico e creatività. Oggi bisogna favorire la crescita di attività creative basate sull’interazione necessaria tra il fascino dei luoghi, l’intensità della storia, l’antichità delle presenze umane e la possibilità di creare qualcosa di nuovo e originale. Il passato va inteso come un conto in banca dal quale prelevare energie per creare un futuro migliore per chi verrà dopo di noi. Non bisogna cadere nella trappola che di fronte ai problemi economici il turismo può essere la soluzione. Può essere un pezzo della soluzione». Ecco le insidie nascoste dietro progetti per creare fonti energetiche alternative. Pale e impianti eolici, spesso inseriti nel contesto di paesaggi da cartolina: «Non bisogna respingere le nuove tecnologie e l’idea di poter disporre di energia pulita, ma è rischioso svendere la bellezza costruita nel corso dei secoli e che, in parte, ci è stata donata dalla natura. Non possiamo rovinare le bellezze di cui siamo gli amministratori in via temporanea. Non sono solo nostre, sono nostre e anche dei nostri pronipoti». La storia sarda è arricchita dalla civiltà nuragica che Salvatore Settis conosce bene: «Una risorsa che ha solamente la Sardegna, che è “quasi un Continente” per ricordare il libro di Marcello Serra che ho letto con attenzione. Siamo di fronte a una civiltà che ha ancora aspetti molto difficili da interpretare. Si avverte il fascino delle cose che ancora non si sanno. Per questo, c’è la possibilità di continue scoperte, penso ai giganti di Monte Prama. Ma come si fa a far convivere nello stesso paesaggio nuraghi e pale eoliche?». Settis, già direttore della Normale di Pisa, è uno degli artefici del progetto “Recycling beauty”, un sasso nello stagno di una programmazione culturale spesso orientata al troppo convenzionale: «Abbiamo proposto a Milano, alla Fondazione Prada, da novembre 2022 a febbraio 2023, una mostra sul riuso di antichità classiche di età greco-romana dal Medioevo al Barocco. L’idea era quella di mostrare come l’antichità non sia qualcosa di cristalizzato. Un grandissimo numero di pezzi antichi sono stati riutilizzati nel Medioevo e poi nel Cinquecento e nel Seicento perché la loro bellezza induceva qualcuno non solo a conservarli, ma anche a trasformarli e persino a rovinarli per piegarli a un nuovo uso. Anche in Sardegna è successo molte volte. Tutto questo ci porta a riflettere non solo sulla fragilità del tempo che avanza, ma anche sulla sua capacità di riproporsi con i segni del passato». Un richiamo alle parole di Umberto Saba: «Il tempo è rotondo, ritorna in sé stesso». L’idea del bello «La bellezza è una forma del genio», sostiene Oscar Wilde. Salvatore Settis riflette sulla sua essenza: «È un concetto relativo al tempo e alla cultura. Ma esiste, come filo conduttore, un elemento spirituale che supera la vita quotidiana e che accomuna tutte le civiltà a partire dal Paleolitico. L’arte e la cultura, espressioni di una ricerca della perfezione che ha una forte valenza spirituale, sono aspetti caratterizzanti di tutte le esperienze umane, Se pensiamo che solo la matematica e la tecnologia possano assicurare un futuro all’umanità, siamo completamente fuori strada». Viaggio in Sardegna L’Isola è anche un ricordo. «Ero con mio figlio Silvano, morto nel 2019. Ho ancora in mente i paesaggi ammirati in quel tour, i fenicotteri nello stagno di Cagliari, le gite in campagna. La Sardegna mi aiuta a ricordare momenti belli trascorsi con mio figlio».