COME MUORE UN OSPEDALE: “L’ANDRA’ TUTTO BENE” NEI MECCANISMI INSOSTENIBILI DELLA SANITA’ SARDA

di FRANCESCA ZICCHEDDU

Stanno refertando le TAC e gli esami radiologici dopo un mese dall’esecuzione. Avete idea di che cosa significhi un mese di ritardo quando una neoformazione cresce nella testa del vostro piccolo e inizia ad attaccare l’osso e quale differenza possa fare un intervento tempestivo o una modifica del piano clinico? Una mamma si è rivolta anche ai carabinieri i quali le hanno detto che non possono intervenire in assenza di denuncia. La denuncia l’abbiamo già fatta e continueremo a farla ma nel frattempo è così che muore l’ospedale: anni di tagli, anni di concorsi bloccati, e se anche si è fatto il concorso restano bloccate le graduatorie; anni in cui il personale medico emigra a lavorare da qualche altra parte, che dopo anni di sacrifici e difficoltà a lavorare in condizioni disumane abbandona, perché non sempre è fattibile supplire con il sacrificio all’abbandono totale delle istituzioni politiche. Così siamo arrivati al punto in cui il personale è ridotto all’osso e bisogna scegliere cosa fare, a che cosa dare la precedenza e che cosa sacrificare.

Una famiglia ha fatto 230 km all’andata e 230 km al ritorno per riuscire a fare la sola medicazione del cvc (catetere venoso centrale), niente prelievi né visita perché lo scarno personale ha dovuto occuparsi di un nuovo esordio.Non abbiamo solo il problema degli anestesisti in oncoematologia pediatrica. Attualmente tre medici sono assenti per malattia ed è impossibile garantire il normale svolgimento dei servizi nonostante il sacrificio dei quattro medici rimasti che continuano a fare turni estenuanti, senza pause, senza riposo, ma non riescono più a fare fronte a tutto. Tirando la copertina si è chiuso il dh ai piccoli pazienti non attualmente in terapia. Da giugno abbiamo contato + 15 casi, due soltanto nelle ultime settimane. Nelle malattie rare o poco frequenti è difficile prevedere gli incrementi, ma se anche il parametro dei letti occupati dovesse essere maggiore del 75 % noi siamo arrivati al 105%!!! Al centro trapianti c’è un solo medico. Ma noi non vogliamo eroi, noi vogliamo dei medici che possano lavorare in condizioni umane, in tranquillità, che possano dedicarsi alla vera battaglia, quella contro il tumore con tutte le loro energie.

Il 16 Ottobre un nostro piccolo paziente è dovuto partire in elicottero a Roma, ma il 15 aveva atteso invano, per ore, nel caldo pomeriggio, con la febbre alta con l’elicottero fermo in pista a causa di un guasto. Perché non è che di questi elicotteri ce ne siano a bizzeffe, due ce ne sono!

Sembravamo giunti ad un passo dalla soluzione, riaccorpare il Microcitemico al Brotzu: una soluzione perfettibile ma reale e invece siamo ripiombati in una palude di inconsistenti promesse, “andrà tutto bene”, che hanno abbindolato qualcuno con la promessa fumosa di un ritorno al passato dei vecchi fasti del Microcitemico in capo ad una asl ancora istituenda.

La situazione era insostenibile e adesso il meccanismo si è rotto. Sono trascorsi due anni di profonda crisi causata dalla riforma regionale della sanità, abbiamo denunciato i problemi e proposto delle soluzioni ma la politica non ha deciso, tace, non risponde alle nostre grida. A breve si scriveranno gli atti aziendali della scellerata riforma che nella realtà dei fatti ci porteranno all’interruzione del servizio di cura. Politici incapaci e ignoranti continuano a minimizzare parlando di meri problemi organizzativi; meri o non meri, questi problemi organizzativi sono irrisolvibili per loro che non hanno le capacità, la competenza e neanche la volontà di farlo, per loro che hanno messo un bavaglio ai medici e al personale dell’ospedale che non si possono esprimere pubblicamente e mi risulta che non vengano però sentiti neanche in ambito aziendale per trovare soluzioni adeguate.

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