NATA A BONORVA, PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI CONSULENTI DEL LAVORO: LA SARDA MARINA CALDERONE MINISTRA DEL LAVORO

Marina Calderone

Il neonato Governo della premier Giorgia Meloni ha una ministra sarda.
È Marina Elvira Calderone, originaria di Bonorva, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro dal 2005.
Calderone, che ha lo studio professionale a Cagliari, entra come tecnico nella squadra di governo e avrà il compito di attuare il programma della maggioranza di centrodestra sul reddito di maggioranza. Si dovranno attendere le altre caselle di sottogoverno per capire se altri sardi avranno un ruolo nel nascente Esecutivo nazionale di centrodestra.
L’ultimo ministro sardo è stato Paolo Savona, titolare dal 2018 al 2019 del dicastero degli Affari europei. Sempre nella scorsa legislatura sono stati viceministri Giulio Calvisi (Pd, alla Difesa) e Alessandra Todde (M5S, allo Sviluppo economico).
Classe 1965, laurea in Gestione aziendale internazionale, Calderone è consulente del lavoro dal 1994 e dal 2005 presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, categoria che conta circa 26 mila professionisti. E’ stata tra gli allievi della prima edizione del Master in Relazioni industriali dell’Università di Cagliari.
Dal 2009 è anche al vertice del Comitato unitario permanente degli Ordini e dei Collegi professionali (Cup). Diversi gli incarichi ricoperti negli anni. Dal 2014 al 2020 anche componente del Cda di Finmeccanica, oggi Leonardo. Promotrice del Festival del lavoro, l’appuntamento annuale organizzato dai consulenti che affronta le novità legislative e non solo che riguardano il mondo del lavoro. Evento itinerante (l’edizione 2022 si è tenuta a Bologna), che da 12 anni fa incontrare professionisti, politici, economisti, manager e sindacati sui temi del diritto e dell’attualità.
E’ in prima fila da tempo per l’affermazione dell’equo compenso per i professionisti. Il ddl, a prima firma proprio della premier in pectore, Giorgia Meloni, era atteso per l’approvazione definitiva in Senato a luglio scorso nei giorni in cui è poi scoppiata la crisi di governo. Prevede l’estensione dell’equo compenso alle imprese dai 50 dipendenti in su. Ora la sfida è sul lavoro a 360 gradi, dal rilancio dell’occupazione alla tenuta dei redditi.
Da tempo convinta della necessità di intervenire per ridurre il cuneo fiscale e contributivo che pesa su imprese e lavoratori, tra le questioni sul tappeto è chiamata a rivedere il Reddito di cittadinanza (“Non c’è dubbio – aveva affermato – che la riforma varata nel 2019 sia rimasta incompleta, non tanto nella parte relativa alle politiche passive, dove ha svolto un importante ruolo assistenziale, quanto per quella relativa alle politiche attive” per rafforzare il collegamento con l’occupazione). Aperta è anche la riforma delle pensioni, per superare la legge Fornero o comunque dare maggiore flessibilità per l’uscita.

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