di STEFANIA CUCCU
Questa è la storia di un uomo, un uomo come tanti, che vive serenamente la sua vita sino a quando un grave incidente lo costringe all’amputazione di una gamba. Un uomo che ha saputo trasformare il dolore in forza e la sua forza, in un dono per il mondo.
Ma questa è anche la storia di una terra, la Sardegna, e in particolare della Sardegna sud-occidentale che lo ha visto crescere, dagli anni sessanta, e rinascere, nel febbraio del 2013. Una terra che interessa le isole di Sant’Antioco e di San Pietro con spettacolari formazioni geologiche e minerarie:
- le ripide e panoramiche montagne del Linas a 1.236 metri di quota;
- i villaggi minerari di Montevecchio, Ingurtosu e Naracauli;
- i deserti di sabbia di Piscinas, Portixeddu e San Nicolao;
- le testimonianze naturalistiche e minerarie di San Giovanni e Seddas Moddizzis, San Benedetto, Baueddu, Malacalzetta, Santa Lucia e s’Oreri;
- le suggestive rovine del castello di Gioiosa Guardia, con il secolare uliveto;
- le creste vulcaniche dell’Arcuentu e di Monte Majori.
Un territorio dove la presenza diffusa di fenomeni geologici e di testimonianze fossili, consentono di leggere, sulle rocce, la storia della Terra a partire dal 550 milioni di anni fa, tanto da esser stata riconosciuta, nel 2001, Primo Parco Geominerario della Sardegna.
Tantissime le opportunità per gli amanti della speleologia e del torrentismo, con una infinità di grotte, canyon attrezzati e altrettante occasioni per chi vola col parapendio o ama il windsurf e il kitesurf, con spazi dedicati.
In questi scenari fantastici non solo gli esperti hanno occasione per divertirsi, ma anche chi, per la prima volta, si accinge a pedalare su una mountain bike o a indossare scarponcini e zaino per un trekking, accompagnati dalle guide ambientali presenti sul territorio.
Lino Cianciotto è una guida ambientale che lavora in questi luoghi incantati; ama il suo lavoro, ama la sua terra e gestisce alla perfezione gruppi di turisti ai quali fa conoscere il territorio con una competenza umana e professionale che fa di lui una persona stimata e apprezzata da tutti.
Lino nasce a Muravera nel 1962 da genitori fonnesi, trasferitisi poi a Fluminimaggiore per motivi di lavoro. Sin dalla giovane età, inizia la sua professione in qualità di fotografo, esperto di sviluppo locale integrato, di turismo eco-sostenibile, di formazione e di guida ambientale.
È il febbraio del 2013 quando, durante un’escursione alle miniere di Buggerru nella quale accompagna un gruppo di 28 persone, lungo un sentiero percorso tante volte, accade l’imprevisto: un blocco di calcare di 800 chilogrammi di peso, si stacca dalla parete rocciosa e lo travolge. La gamba destra resta schiacciata e ne risulta gravemente compromessa la sua funzionalità. Poi l’arrivo dei soccorsi, il trasferimento all’ospedale prima a Iglesias e poi a Cagliari dove Lino incontra i medici e, conscio della gravità della situazione, mostra subito l’intenzione di amputare la gamba e ripartire il più presto possibile.
Nel Luglio del 2013, a cinque mesi dall’intervento (mesi durante i quali ha viaggiato spesso presso il Centro Protesico INAIL di Vigorso di Budrio che si è occupata di adattare la protesi al suo corpo e si è occupata della sua riabilitazione) Lino riprende a percorrere i sentieri nei boschi ripidi e pietrosi.
Da quel giorno sino a oggi, la sua vita è costellata da numerosi traguardi in compagnia dei tanti turisti che lo hanno sempre stimato, della sua compagna Luigia Marini e della sua “gamba in spalla”. Tra queste ricordiamo:
escursioni serali e notturne alle Dune di Piscinas; le uscite in Kayak nelle coste della Sardegna; le escursioni nei fondali marini e in mountain bike; la meravigliosa e unica “24 ore non-stop nella Costa delle Miniere”.
Nel 2018 e nel 2019 partecipa alla “Tot Dret” una gara a staffetta di trail running che si corre nelle montagne della Val D’Aosta; un percorso di 130 chilometri con un dislivello di 12 mila metri, insieme ad altri 4 amputati.
Nel 2020 partecipa alla “Tor in gamba”, 342 chilometri a staffetta, tra le vette della Val d’Aosta, con altri 8 amputati.
La partecipazione a queste manifestazioni, è fortemente voluta da tutti i partecipanti per lanciare un messaggio: “Dopo un evento traumatico, come l’amputazione di una gamba, esiste ancora un futuro!”
Questo è un messaggio che Lino trasmette continuamente col suo esempio, nella vita di tutti i giorni e nelle tante attività a servizio della società e degli adolescenti.
“La vista di un amputato è traumatica: incuriosisce e spaventa allo stesso tempo. Lo capisci subito dagli sguardi delle persone che ti vedono con una sola gamba, a passeggio in strada o in spiaggia a prendere il sole. Ma il problema non è mio; non lo è mai stato. Nemmeno quando cammino con la protesi in vista. Mi incuriosisce sapere cosa pensano le persone che incontro e che buttano un timido e sfuggevole sguardo alla gamba bionica.
Negli anni mi hanno fatto sorridere quelle persone che mi hanno detto di aver pazienza e di sopportare il dolore per l’accaduto, ma anche quelli che mi hanno sostenuto con parole di conforto. Li ringrazio entrambi. Mi sono sempre detto: – Il tempo di mettere la protesi e vediamo chi vince, io o la disabilità? Ho vinto io e ogni giorno mi godo la vittoria.
È andata così: poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio. È per questo che ogni giorno mi sento in dovere di ringraziare e la mia riconoscenza la posso dimostrare tornando a una vita normale e portando la mia esperienza a servizio degli altri”.
È importante che la nostra società conosca storie come questa perché oggi più che mai abbiamo bisogno di esempi positivi da seguire e da mostrare ai nostri ragazzi.
Storie di uomini e donne che hanno fatto della disabilità l’arma del riscatto.
Situazioni di vita dolorose da cui nascono “belle storie”, proprio quando tutti pensano che non ci sia più nessuna storia da raccontare.
Grazie Lino Cianciotto.
Sei un grande complimenti per la energia d vita
Complimenti a Lino Cianciotto per la forza e a Stefania Cuccu per averci fatto conoscere la sua storia.
Complimenti per la forza di volontà. Io devo fare ancora un forte lavoro su me stessa per accettare di aver perso una parte del mio corpo, ma quando vedo il coraggio e la determinazione di certe persone penso che anch’io riuscirò a vedere la luce in fondo al tunnel.
Complimenti per la forza e l’indomito spirito di Lino e congratulazzioni al bellissimo articolo di Stefania!