di RITA CODA DEIANA
Sardegna, terra antica dalla bellezza ammaliatrice, dai silenzi profondi tra i monti possenti e rocciosi di granito e le ombre dei suoi nuraghi solitari. Sardegna, terra di antica storia, aspra e selvaggia spazzata dal maestrale e dal vento del mare azzurro color smeraldo. Un’isola, un popolo che fin dal passato ha custodito e tramandato, insieme alle tradizioni, anche la spiritualità e i riti pagani, affinchè la memoria della cultura di un popolo, quello sardo, non si sbiadisse nel tempo. La figura femminile ha sempre avuto un ruolo di principale importanza per il popolo sardo, con la forma di organizzazione sociale del tipo matriarcale, dove la donna deteneva l’autorità, forse anche per questo che la donna sarda si distingue nella storia umana femminile. La Dea Madre o Mater Mediterranea, la più grande divinità femminile della Sardegna, del periodo prenuragico, venerata dal popolo sardo che rappresentava la vita, la terra, l’acqua, perchè collegata alla nascita… alla procreazione della vita. La figura de s’accabadora, che era l’unica figura femminile che poteva procreare, in quanto donna, e porre fine alla vita. Le figure femminili delle Janas, qualche volta streghe, altre volte fate, minuscoli esseri fantastici che abitavano nelle Domus de janas (case delle fate), tombe prenuragiche scavate nelle rocce. Le Janas, protagoniste di numerose leggende popolari, ricchezza del patrimonio culturale della Sardegna, così ben raccontate da tanti autori sardi, tra cui la grande Grazia Deledda. Un’altra figura femminile, donna sarda, autrice che ha valorizzato la figura delle janas è Iride Peis Concas, insegnante, esempio di vita per molti bambini, moglie, madre, nonna… ma soprattutto donna sarda. L’autrice nasce a Guspini il 23 Novembre 1940, dove risiede attualmente e ha insegnato per ben 35 anni nella scuola primaria. La storia di vita dell’autrice è molto affascinante. Nel 1966 seguì il marito Bruno, che esercitava la professione di medico, nella miniera di Montevecchio, epitome minerario della Sardegna, dove l’autrice ha vissuto per 20 anni. E’ in questo villaggio, dove lei ha insegnato che ha conosciuto la quotidianità di un piccolo grande mondo di gente di miniera, un mondo di sentimenti di persone che lavoravano nel sottosuolo con grande sofferenza, miseria e umiltà, dove ogni sasso, polvere, galleria, strada rudere… trasudava di storia vissuta con grande sacrificio e sofferenza, da parte di minatori uomini, donne, bambini che non hanno avuto la possibilità di conoscere la vita da adulti. Questa esperienza di vita, ha portato l’autrice, ad accostarsi alla vita umile dei minatori, con temi pieni di attenzione, cercando di dare voce alle esigenze del cuore umano con i suoi libri ispirati alle vicissitudini umane, sociali ed economiche di un popolo di minatori e delle loro famiglie, con l’intento di far conoscere e valorizzare il mondo delle miniere. L’autrice comprova questa sua attitudine nella sua raccolta di racconti: “Le Janas di Montevecchio”, edita da “DOMUS DE JANAS”, con testimonianze di vita, fiabe, fuori dal tempo, ma che durano nel tempo per l’autenticità delle loro argomentazioni. Racconti… fiabe, scritte per i bambini e per gli adulti senza età, dove il lettore viene catapultato in uno scenario da sogno, tra leggende, miti pagani, luoghi di sacrificio e sofferenza umana. Le “Janas di Montevecchio” è una raccolta di fiabe diversa dalle altre che ho letto di altri artisti contemporanei, recenti. Le Fiabe in essa contenute, sono come dei fotogrammi di una pellicola cinematografica. Un film che incarna nel chiaro scuro della cellulosa, le leggende, i miti e i misteri di un popolo molto antico, quello dei sardi minatori, un film… da imbrigliare e trasmettere ai posteri. Di solito le fiabe mi danno una sensazione di rotondo, di qualcosa di circolare, rotante, che finisce esattamente laddove era iniziata. Ma in questo caso, invece sono le immagini narranti di luoghi, gente di miniera e miti lontani a colpirmi. Sono fiabe che mi lasciano in balìa di tutti quei fotogrammi che generano emozioni che si vengono a creare nel leggerle e nell’assimilarle. C’è la fantasia, la creatività e l’autenticità d’animo dell’autrice, la magia, la testimonianza degli eventi a cui non si riesce a resistere perchè si rimane ammaliati per tanta bellezza. E’ in questo vorticare di immagini, magia, leggenda e miti che, uno dopo l’altro si succedono repentini e si formano i fotogrammi che ci sballottano da una parte all’altra come se fossero elastici e le fiabe un tappeto elastico. Mi piace questa sensazione! Le fiabe migliori, penso che siano quelle che più esprimono ciò che l’autore, in questo caso, l’autrice Iride Peis Concas desidera effondere, anche se questo è molto complesso da attuare, ma proprio per questo motivo che il lettore forse ne rimane contemporaneamente abbagliato e affascinato. Iride Peis Concas, con la sua creatività e maestria, nelle “Janas di Montevecchio”, come una vera regista di un film, riesce a far narrare le fiabe alle sue protagoniste: le Janas, facendo sentire il lettore, per quel lasso di tempo della lettura, protagonista di queste fiabe. Una sensazione meravigliosa questa, come le altre. Iride Peis Concas, con le sue meravigliose creature… le Janas, è in grado di disegnare sul viso dei lettori, un sorriso col gessetto, per coprire le crepe di una sete di serenità e di vita che non si riesce ad estinguere bevendo dalla sorgente del mondo. Silenzio… Ciak… si gira…
Iride Peis Concas, una Jana che tramanda la cultura delle Janas è autrice di diverse pubblicazioni sempre ispirate dal piccolo grande mondo della gente di miniera:
Montevecchio (S’Alvure, 1991); Donne e uomini nella miniera di Montevecchio (S’Alvure, 1992); La meccanizzazione nelle miniere di Montevecchio (AA.VV., Pezzini, 1992); Gente di miniera (S’Alvure, 2003); Funtanazza (AA.VV., Zonza, 2006); Sardegna: minatori e memoria (Coautrice, Associazione A.MI.ME, 2006); I Direttori della Montevecchio, in lingua sarda (La Gazzetta del Medio Campidano, 2007-2008); Contus de mena – Racconti di Miniera ( Domus de Janas, 2009);
Donne e bambine nella miniera di Montevecchio (Pezzini, 2010), da questo libro è stato tratto: Il Suono Della Miniera, del regista Mario Piredda e messo in scena a teatro, dall’attore e regista Gianluca Medas e la regista Elena Musio; Voci di donna nella collina di Gennas Serapis (Carlo Delfino Editore, 2015., ristamp. 2018).
Iride Peis Concas collabora per la presentazione di libri e di eventi culturali, ma non solo, ha collaborato alla realizzazione di alcuni film e documentari tra i quali:
Andavamo a piedi nudi (regia Lucia Argiolas, 1999); Appunti di viaggio (documentario a cura di Dafne Turillazzi, 2000); Progetto Pon, sulla nascita della miniera di Montevecchio (Scuole elementari Satta di Guspini, 2005-2006).
Iride Peis Concas, nel 2007 ha effettuato diverse interviste per la realizzazione di un programma radiofonico in onda su Radio 3, con la collaborazione della giornalista Daria Corrias.
L’essere piccoli… umili, nel vasto mondo significa anche avere un potenziale enorme e Iride Peis Concas ce l’ha e con le sue meravigliose creature… le Janas, il suo potenziale credo si sia trasformato in evento concreto, la sua potenzialità si è trasformata in ATTO in un continuo trasformarsi da ciò che è in fieri, a ciò che è in acto.
Aristotele mi concederà la citazione.
cara Iride, ancora una volta ti sei fatta portavoce delle nostre fantasie, delle nostre fiabe e dei pensieri che tornando al passato alleggeriscono il presente e ci fanno sentire partecipi di un mondo che forse abbiamo vissuto. Brava e grazie
peppino
Ma quanto sei bella
Bravissima Rita, ha saputo cogliere e descrivere la sensibilità della Scrittrice Signora Iride Peis Concas, che di quei luoghi da lei vissuti ha saputo cogliere ogni sfumatura.
Ho letto donne bambine nella miniera di montevecchio. Le poesie mi hanno veramente toccato l’anima. Mi hanno veramente fatto conoscere le persone di cui si racconta. Grazie di aver inviato questo libro a gala Mongittu di piscinas che me lo ha prestato. Grazie di cuore.